Daylite non è solo un’etichetta discografica: è un punto di riferimento per artisti che vogliono far emergere la propria visione musicale e trasformarla in un progetto solido e riconoscibile.
Nata nel 2024 dall’esperienza di The Akkademia – agenzia attiva dal 2020 nella promozione musicale – Daylite unisce competenza strategica e sensibilità artistica per offrire un supporto reale e personalizzato.
La sua missione è semplice ma ambiziosa: creare uno spazio che stimoli la creatività, valorizzi l’autenticità e accompagni ogni artista verso un percorso di crescita duratura. Ma non solo: Daylite si propone anche di riportare Roma sulla mappa del mercato discografico italiano, oggi fortemente spostato verso il Nord. Un tempo, la capitale ospitava sedi storiche di etichette fondamentali come RCA Italiana, Cinevox Records e Numero Uno, che hanno fatto la storia della musica italiana. Oggi Daylite vuole raccogliere quella eredità e contribuire a restituire a Roma il ruolo di polo culturale e creativo.

Intervista a Daniele Salvestri, fondatore CEO dell’etichetta Daylite
- DayLite si definisce “un punto di riferimento” più che una semplice etichetta. Cosa significa concretamente per un artista che sceglie di lavorare con voi e qual è il valore aggiunto che offrite rispetto a una label tradizionale?
Per un Artista lavorare con noi, anche se può sembrare banale o supponente significa entrare a far parte di una famiglia. Teniamo molto al rapporto umano e al confronto, da noi non ci sono loop mail e appuntamenti su whatsapp ma incontri, chiacchierate e sessioni di ascolto face to face.
- La vostra missione è “coltivare la diversità e valorizzare l’autenticità”. In un mercato che spesso tende a standardizzare i suoni, come riuscite a mantenere fede a questo principio nella scelta e nello sviluppo dei vostri artisti?
Dal primo giorno abbiamo puntato su Artisti audaci, che abbiano il coraggio di non omologarsi e rischiare. Non abbiamo limiti di età, produciamo artisti appena maggiorenni e artisti con famiglia, artisti underground e future pop star. Tutto quello che ci fa fare “si con la testa” è uno spunto interessante per noi.
- Il nome “DayLite” è molto evocativo. C’è un significato o una filosofia specifica dietro questa scelta e come si collega alla vostra missione di far emergere la visione degli artisti?
Il nome Daylite è la fusione dei termini “daylight” (luce del giorno) e lite (leggero), si collega alla nostra mission perché cerchiamo dal principio di offrire un ambiente caldo e umano, scardinando il cliché del discografico freddo che ti dice “si, no” col sigaro in bocca ascoltando la tua demo.
- DayLite nasce nel 2024 dall’esperienza di The Akkademia. Potete raccontarci come è avvenuta questa evoluzione e in che modo le competenze strategiche e la sensibilità artistica delle due realtà si fondono nel supporto che offrite?
Con The Akkademia aiutiamo le Major a promuovere i loro Artisti sui social dal 2020, è stato un passaggio abbastanza naturale vivendo a strettissimo contatto con il mondo della discografia ogni giorno. Hanno iniziato a contattarci sempre più Artisti indipendenti vedendo il lavoro che facevano per i loro futuri colleghi ed abbiamo scelto di puntare su quelli che ci hanno più stupito, precisamente nel 2024 quando a Gennaio abbiamo aperto la divisione discografica. Sicuramente il grande vantaggio è quello di avere un reparto creativo e promo interno che può supportare l’Artista nella comunicazione a 360 gradi.
- Come gestite l’equilibrio tra la “competenza strategica”, che può implicare delle scelte di mercato, e la “sensibilità artistica”, che tutela la visione dell’artista? C’è mai stato un momento in cui questi due aspetti sono entrati in conflitto?
Confrontandoci con l’Artista. Non ci piace il ruolo dei Dott. Frankenstein, le operazioni strategiche di mercato hanno un riscontro reale se il loro engagement dura nel tempo, altrimenti si rischia di investire tanti soldi per il famoso “quarto d’ora di gloria”. Si, ci sono stati dei momenti in cui sono andate in conflitto le due cose, e abbiamo lasciato scegliere l’Artista. Meglio un fallimento condiviso che una (finta) vittoria unilaterale.
- Uno degli obiettivi più ambiziosi è “riportare Roma sulla mappa del mercato discografico”. Da dove nasce questa esigenza e quali sono secondo voi le sfide principali per ristabilire la capitale come polo creativo?
Nasce dal fatto che Trenitalia non è ancora sponsor ufficiale della nostra label, quindi andare a Milano una volta a settimana iniziava a pesare. A parte gli scherzi, ci sono un sacco di talenti che nascono e crescono a Roma e poi sono costretti a trasferirsi, venendo però surclassati da quella che è la difficoltà di vivere da soli in un’altra città e di continuare parallelamente a produrre la musica.
- In che modo vi ispirate concretamente alla gloriosa eredità di etichette come RCA Italiana e Numero Uno e come pensate di reinterpretarla in chiave moderna?
Prima di tutto producendo cantautori, Roma è sempre stata la città del cantautorato, vedi De Gregori, Gaetano, Califano e tutti gli altri. Noi dal nostro canto produciamo gli artisti che scrivono con una penna che ci emoziona.
- L’analisi sul mercato “fortemente spostato verso il Nord” è netta. Secondo voi, quali sono le cause di questo accentramento e quali svantaggi concreti ha creato per l’ecosistema musicale del centro-sud Italia?
Purtroppo dobbiamo ammettere che il Nord è più organizzato a livello pragmatico. Gli appuntamenti che fai a Milano in un giorno a Roma li fai in una settimana se riesci. E poi c’è da dire che ai Romani non piace molto collaborare, ci sono sempre stati dei gruppi molto forti ma mai una vera e propria scena unita.
- Parlate di un “supporto totale e personalizzato”. Potete farci un esempio pratico di come si sviluppa il percorso di un vostro artista, dalla firma del contratto fino alla pubblicazione di un progetto?
Prima di tutto dopo la firma del contratto si passa per tante, tantissime sessioni in studio. Abbiamo bisogno di sentire tutte le sfaccettature dell’Artista e di capire come poterlo indirizzare meglio, perché spesso (soprattutto i giovani) producono tante cose sconnesse tra loro seguendo l’istinto del momento. Ecco, li i nostri produttori cercano di legare tutto con un filo conduttore aiutando l’Artista a potenziare la sua aura personale (che deve essere già presente prima, chiaramente). Dopodiché si passa a quella che è la parte di comunicazione, è importantissimo al giorno d’oggi non snaturalizzare i ragazzi e cercare di studiare insieme a loro un linguaggio social che non sia troppo distante dal loro modo di esprimersi nella quotidianità, altrimenti si rischia di metterli a disagio nel futuro.
- Quali sono le caratteristiche fondamentali che cercate in un nuovo artista per il vostro portfolio? C’è un filo conduttore che lega i talenti che scegliete?
L’originalità nel sound e la penna sono i due parametri principali. Il resto viene da se.
- Siete una realtà giovane ma con un progetto chiaro. Quali sono i prossimi obiettivi e le prossime tappe per DayLite nel breve e medio termine?
Dopo aver preso parte al concerto del Primo Maggio e all’RDS Summer Festival, a nostro avviso non sarebbe male se un romano vincesse Sanremo Giovani.
- Vuoi aggiungere un messaggio?
Per concludere, come spiego sempre, per far arrivare al meglio la mentalità che c’è dietro Daylite, io vengo dal mondo della boxe in cui, da professionista a 22 anni senza avere una visione di quel mondo a 360 gradi volevo solo allenarmi e combattere per il resto mi affidavo a promotion e manager! Beh mi sono spesso trovato in situazioni in cui questi ultimi ponevano davanti la loro economia rispetto a quello che sarebbe stato meglio e giusto seguire sia per la mia carriera sia per la mia incolumità mettendomi a volte anche in difficoltà. Ecco, quello che cerco di evitare io oggi. Io considero in primis l’artista pensando a ciò che è piu consono fare per il suo percorso musicale e professionale , ovviamente creando la giusta formula fra l’artista stesso e il percorso dell’etichetta. Per esperienza, credo sia la strada migliore per una collaborazione di fiducia da entrambe le parti e dunque per un risultato migliore. Io non ero un numero e oggi loro non li tratterò mai da numeri, siamo persone con dubbi paure debolezze e punti di forza!! Noi dobbiamo guidarli, portarli in alto e stargli vicino sia nei momenti belli ma soprattutto nei momenti più bui!!! Questo é quello che avrei voluto io per me ed quello che vorrei Daylite significasse oggi nella musica!!

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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