“Testa di casse” è il nuovo singolo di Giallo feat. Wilde. Milano corre troppo, e nella sua frenesia è facile sentirsi sopraffatti. Da questa sensazione nasce “Testa di casse“. Il brano è un mix esplosivo di rock, dance e rap che suona come uno sfogo e una ribellione, perfetto per chi cerca di ritrovare se stesso in una città che non si ferma mai.
Il ritmo travolgente, con basso potente e chitarre urlanti, è accompagnato da un’ironia che invita a non prendersi troppo sul serio. “Testa di casse” diventa così un manifesto per chi, nonostante inciampi, sceglie di ballarci sopra.
“Milano corre, corre troppo. Ti fa venire il fiatone e alla fine non capisci nemmeno più dove stai andando. Ogni tanto devi fermarti e capire cosa diavolo stai inseguendo. Nell’esaurimento, ci siamo detti io e Wilde: ‘Fermiamoci un attimo, prendiamo una chitarra e vediamo che succede.”
Intervista a Giallo
Giallo, Testa di casse è il tuo nuovo singolo in collaborazione con Wilde. Puoi raccontarci come è nata l’idea di questo brano e qual è il messaggio principale che volete trasmettere?
Ciao! Testa di casse è stato il primo brano che ho scritto appena trasferito a Milano, due anni fa.
Nasce di getto come tutti gli sfoghi e parla di musica, di apparenze, di spritz, di correre e soprattutto di caschi, tema ricorrente anche nel mio precedente singolo “Non ci casco più”, uscito ad aprile.
Hai descritto Milano come una città che corre troppo, creando confusione e stress. In che modo questa frenesia urbana ha influenzato la creazione di Testa di casse e, più in generale, il tuo percorso musicale?
Quando mi sono trasferito a Milano, ho avuto difficoltà a trovare i miei ritmi e a capire le mie necessità. All’inizio mi sentivo quasi in colpa per non essere sempre “sul pezzo” e per non correre abbastanza: ho sfogato questa sensazione nella musica e ne è uscito “Testa di casse” (e non solo).
Ora, dopo due anni che vivo qui, le cose sono cambiate: ho fatto pace con la città e mi piace l’idea di restare qui. Vivo Milano a modo mio, con i miei tempi, le persone che ho accanto e tanta voglia di fare, ma sempre con uno spirito positivo.
Quanto la tua origine salentina ha inciso nella creazione della tua identità artistica?
Avendo vissuto i primi 25 anni di vita in Salento, di cui 21 facendo musica, sicuramente gran parte della mia crescita artistica si è sviluppata lì.
Lontano e ignaro delle dinamiche dell’industria musicale, ho sempre dato valore a ciò che mi faceva stare bene del fare musica: imparare a suonare, a cantare, condividere e influenzarsi a vicenda. Questi valori per me sono tutt’ora fondamentali e irrinunciabili.
Ho sempre seguito i miei gusti musicali fregandomene di quello che è o sarà il prossimo trend (che comunque in Salento arrivano sempre in ritardo)
Ad oggi ho ripreso a vivermi la musica proprio così: in fondo se non lo faccio in primis per me, cosa lo faccio a fare?
Il brano è un mix di rock, dance e rap. Come hai trovato l’equilibrio tra questi generi musicali per creare un suono che riflette al meglio il tuo stile?
Quando scrivo e produco, preferisco non impormi schemi rigidi. Non mi piace pensare alla “facciamo un brano rock” e seguire al 100% i cliché di quel genere.
Ho molte influenze musicali diverse e quello che mi piace di più è rimanere sempre me stesso, mantenendo un’anima pop, ma prendendo spunti da tutti i generi che amo e trasformandoli a modo mio.
Penso che una delle mie caratteristiche principali sia il modo in cui, con giochi di parole spesso ironici e volutamente “cringe”, affronto tematiche che non sono mai troppo leggere. Il tutto è accompagnato da una musica sempre super pop, che però cambia e mi permette di esplorare e usare la mia creatività da produttore.
Come è nata la collaborazione con Wilde per questo brano? Qual è stato il suo contributo nella creazione di Testa di casse e come vi siete influenzati a vicenda?
Wilde è mio fratello artisticamente, sono ormai 4 anni che ci influenziamo a vicenda giorno per giorno, condividiamo la nostra musica e la arricchiamo a vicenda. Insieme abbiamo scritto e prodotto molti brani, sia miei che suoi.
Quando gli ho fatto sentire il ritornello di Testadicasse, ho visto subito che gli si è acceso qualcosa. Il giorno dopo è venuto da me con la sua strofa e, in un pomeriggio, abbiamo registrato il brano, che è nato così.
Testa di casse non si prende troppo sul serio, nonostante tratti temi profondi come la perdita di sé in una città frenetica. Come hai utilizzato l’ironia per bilanciare il peso del messaggio del brano?
Come dicevo prima per me sdrammatizzare è tutto: trasformare il malessere in qualcosa di leggero, ballarci sopra. I miei improbabili giochi di parole mi accompagnano nella vita di tutti i giorni come nelle canzoni, ma in queste hanno sempre come scopo quello di portare un messaggio più profondo, di imparare qualcosa.
Mi piacciono le opere pop, come film, libri o canzoni, che offrono diversi livelli di interpretazione: da quello più semplice, che arriva subito a tutti, a quello più profondo, nascosto tra le righe, o tra un colpo di kick e l’altro.
Sei uno dei fondatori del collettivo CITRO, che si distingue per il suo approccio collaborativo. Come questo sistema collettivo ti ha aiutato a crescere come artista e a realizzare progetti come Testa di casse?
CITRO è il nostro credo, quello che ci spinge ad andare avanti, a credere a vicenda in noi stessi ed essere sempre entusiasti di quello che creiamo.
Quando l’abbiamo fondato avevamo bisogno di un nostro spazio, con le nostre regole e i nostri equilibri.
I valori umani e musicali in comune sono fondamentali, ma ciò che più conta è condividere i gusti e le passioni. Fare cose belle insieme e supportarci sempre, questo è il focus.
Dopo l’uscita di Testa di casse, quali sono i piani di Giallo per il prossimo futuro?
Il prossimo passo è pubblicare l’EP che unisce i capitoli del romanzo (giallo) che ho iniziato a raccontare a gennaio con “Effetto Mentos”.
Poi la priorità sarà suonare dal vivo, ampliando la mia esperienza con una band per portare in giro i brani usciti negli ultimi due anni, condividendo musica con nuove persone e vivendo nuove esperienze da raccontare in nuove canzoni, ma per quelle è ancora presto. Giallo

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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