In Arte Agnese

Frenami il nuovo singolo di In arte Agnese, scritto da Karin Amadori, Valerio Carboni, Agnese Conforti e Diego Calvetti.

Con un perfetto connubio tra sonorità fresche e moderne e la voce potente della giovane cantautrice, Frenami racconta una storia d’amore finita in cui la parte lesa rifiuta di lasciarsi andare alla tristezza o dal senso di colpa, ma affronta la rottura da un’altra prospettiva per trovare un proprio modo per superarla.

La volontà è infatti quella di reagire a testa alta, senza richiudersi in sé stesse, ma (ri)prendendo in mano la propria vita. Una forte affermazione d’identità, in cui si respinge l’idea di farsi definire dall’altra persona e dalla storia d’amore ormai conclusa. Il titolo ironico è una vera e propria sfida, un “prova a fermarmi” che rappresenta l’inizio di un nuovo capitolo.

Come nei brani precedenti, anche in Frenami ritroviamo il grido di “empowerment al femminile“, una piena consapevolezza riguardo la propria identità e la capacità di compiere scelte significative per sé stesse.

Dopo il singolo d’esordio CocaCola e Youporn a cui ha fatto seguito il brano Lady G, In arte Agnese è pronta a tornare, dimostrando come anche in questo nuovo brano spicchi la sua capacità di trasmettere la passione e la consapevolezza di volere comunicare qualcosa di diverso e di speciale.

Credendo fortemente che scrivere canzoni sia come fare un'”autoanalisi psicologica“, l’artista affida alla musica il compito di liberarla e di farla sentire meglio.

Nei testi della giovane cantautrice, le parole sono specchi nei quali riflettersi e trovare conforto. Proprio per questo, le produzioni di In arte Agnese non sono mai etichettabili a livello di genere o argomenti, ma scaturiscono “liberamente” da ciò che si vuole esprimere e raccontare.

Una “Musica non binaria, per treni deraglianti“, come la definisce la stessa artista.

Intervista a In arte Agnese

Fermami” è il tuo nuovo singolo appena pubblicato, forte e potente, direi in linea con quella che potrebbe essere una Hit radiofonica e non solo. Come e da dove nasce questo progetto?

Credo che prima o poi tutti si trovino nell’arco della vita davanti alla fine di una storia, che sia d’amore, che sia di amicizia, che sia semplicemente durata un giorno. Ed è proprio quando ti affacci alla fine di qualcosa che ti viene da pensare “E adesso cosa succederà?”. La cosa bella è che la risposta alla domanda puoi deciderla tu stessa. Frenami, scritta insieme ad Amatori Carboni e Calvetti, nasce dall’esigenza di raccontare una storia finita male, qualunque essa sia, che però non prevede necessariamente un risvolto negativo. Frenami nasce da un urlo di vittoria con sé stessi.

Una storia d’amore finita e al posto di rinchiudersi dentro sé stessi, si ha una reazione contraria quasi di sfida. Questa è la vera Agnese oppure canta quello che vorrebbe che fosse?

Ovviamente non sono solita rispondere in maniera così razionale e positiva ad eventi brutti. Sono la prima che sbaglia e che si lascia trascinare giù dalle emozioni negative, di solito, per razionalizzare il tutto, scrivo canzoni. Sono quest’ultime che riescono a tirar fuori i lati migliori e peggiori di me, e Frenami è decisamente un lato positivo.

Parlaci invece dell’altra storia d’amore, quella tra te e la musica, il canto e la composizione. Pare che già a sei anni tu abbia scritto un brano, e poi?

Sì, gira questa voce; la mia prima canzone si chiamava Brivido D’amore, è nata per caso. Alle elementari la maestra ci chiese cosa fosse per noi l’amore; io, potendo spiegarmelo come nient’altro che un “brivido”, per l’appunto, decisi di scriverci una canzone, accompagnandomi con pentole e padelle. Quella con la musica è una storia d’amore con me stessa, inutile dire che ho imparato prima a cantare che a parlare. Successivamente, ho capito che questo fosse un dono da custodire e coltivare con l’impegno e la costanza. Proprio in quel momento, ho deciso di prendere lezioni sia di canto che di chitarra e pianoforte. Mentre le mie amiche uscivano, io andavo a lezione, a doposcuola. Questo mi rendeva certe volte arrabbiata e, per certi versi, esclusa. Ce l’avevo con me stessa perché quell’amore era più forte della me adolescente ribelle.

Hai dichiarato che nella vita non ami le etichette, tantomeno nella musica. Chi è quindi Agnese?

Agnese è un essere umano che ha due occhi, due braccia, due orecchie, un naso, ama respirare, idratarsi e nutrirsi. La mattina è solita svegliarsi e vivere la giornata per poi, tornare a dormire con la speranza di aver vissuto fino all’ultimo minuto del tempo concesso facendo ciò che la rendesse felice.

In Arte Agnese

Una tua definizione afferma che: “La tua musica è non binaria per treni deraglianti”! Ci puoi spiegare il significato?

Nel corso dell’esistenza può succedere di perdere sé stessi, per poi ritrovarsi nettamente cambiati, quasi irriconoscibili, nel bene e nel male. Allora ecco che l’idea che avevamo di noi, l’etichetta che ci portavamo dietro da tempo, il biglietto da visita da presentare agli altri, non ha più valore. La mia musica è rivolta a tutti gli esseri umani che indubbiamente mutano e si modificano ogni secondo che passa, già io adesso non sono la stessa persona di un secondo fa. La musica è proprio questo: un flusso, uno scorrere di energia e pathos ed è per questo che non ha binari, non si può etichettare perché chi l’ascolta è un treno che deraglia nella direzione opposta di sé stesso.

Le canzoni che scrivi sono autobiografiche? Oppure “Autoanalisi Psicologiche?

Indubbiamente ciò che scrivo parla di me, di ciò che mi accade o semplicemente di un trip partito per caso una mattina in tram. Sicuramente credo nel potere catartico e terapeutico della musica, che non è altro per me che pura sublimazione di energia ed emozioni sia positive che negative.

Quanto ti hanno aiutato, nella scrittura e nel capire come porsi ad un ascoltatore o interlocutore, i tuoi studi di psicologia?

Ho deciso di studiare psicologia proprio per poter approfondire l’incredibile potenza della mente umana e della relazione con l’altro. Studiare psicologia significa anche riuscire ad entrare in empatia/mettersi nei panni dell’altro. Questo indubbiamente mi aiuta sia nella scrittura, ma anche nella comunicazione di ciò che ho dentro.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

È tutta la vita che provo ad aprire questo magico cassetto per riuscire a rispondere a questa domanda. Alla fine, ho capito che è un po’ come il paradosso di Schrodinger; finché non lo apri non puoi sapere cosa c’è dentro e se quello che c’è dentro sia ancora vivo oppure no. So solo che tutte le volte che provo ad aprirlo spero sempre che dentro ci sia la possibilità di poter far emozionare con la mia musica più persone possibili e se non è un sogno questo, non so cosa lo sia.