Kaballà

Intervista a Kaballà, che ha pubblicato una nuova versione rimasterizzata dell’album Petra Lavica, progetto uscito nel 1991, un audace mix di rock, folk mediterraneo e influenze internazionali, cantato in dialetto siciliano. Qui il link per l’acquisto di una copia fisica.

L’avventura di “Petra Lavica” parte dal primo incontro con Gianni De Berardinis, con cui Kaballà condivide sin da subito la stessa visione di musica, e con Massimo Bubola, che si appassionò subito al progetto e che inventò il suo nome d’arte.

A rendere concreta l’idea di Kaballà furono tutto lo staff della Emi Publishing, tra cui Antonio Marrapodi e Paolo Corsi,e Stefano Senardi, ai tempi Direttore Generale della CGD/Warner, che ebbe da subito l’intuizione e il coraggio di pubblicare questo progetto.

Alla produzione artistica di De Berardinis e Bubola si affianca la supervisione di Lucio Fabbri e il missaggio di Alberto “Skizzo” Bonardi.

Acclamato dalle riviste specializzate e dalle radio, oggi questo manifesto di contaminazione musicale torna con una nuova energia con la supervisioneal progetto di Paolo Corsi, il coordinamento di Mario Cianchi e la produzione esecutiva di Nuccio La Ferlita di Puntoeacapo. Rimasterizzato da Tommaso Bianchi con la supervisione del leggendario produttore Rodolfo “Foffo” Bianchi, il disco riscopre, con il suono rinnovato e allo stesso tempo analogico, la magia della musica d’autore in una celebrazione che unisce passato e presente.

Questa la tracklist di “Petra Lavica“:

In gloria
Petra lavica
Il mirto e la rosa
Sutta lu mari
Fin’ a dumani
Ventu d’amuri
Quantu ci voli
Sciogli i capelli
Petra lavica (strumentale)

Intervista a Kaballà

Ciao Kaballà. Petra Lavica torna dopo 33 anni in una veste completamente nuova. Cosa rappresenta per te questo progetto oggi?

Petra Lavica rappresenta un riconoscimento a quello che alcuni di noi, musicisti un po’ visionari, fecero nel 1991. Tentammo di portare il dialetto e le lingue minori nel pop e nel rock, distaccandoci dal mondo della musica tradizionale e folk. All’epoca era un’operazione difficile e innovativa, ispirata anche da maestri come Fabrizio De André. Questo progetto segna per me una rinascita, un modo di rientrare nel mondo musicale che apparteneva all’inizio della mia carriera.

La nuova edizione di Petra Lavica ha un packaging molto curato, con un vinile giallo di 180 grammi. Che significato ha per te questa rinascita?

È un grande piacere vedere un progetto del genere rinascere in una forma così bella. La confezione contiene anche testi e fotografie dell’epoca, e il vinile giallo è straordinario. Questo ritorno mi permette di riscoprire un pezzo importante della mia carriera e riproporlo a un pubblico che magari non l’ha mai ascoltato.

Petra Lavica è un manifesto di contaminazione tra rock e folk. Ti rendevi conto, mentre lo componevi, di proporre qualcosa di così innovativo?

Non so se ne fossi del tutto consapevole all’epoca. C’era sicuramente un pizzico di incoscienza giovanile. Sapevamo di voler andare oltre i confini della tradizione musicale italiana, ispirandoci a esperienze internazionali come quelle di Peter Gabriel o dei Pearl Jam. Il dialetto siciliano era uno strumento fondamentale per questa contaminazione, ma c’è voluto tempo affinché certe idee venissero apprezzate.

Il dialetto siciliano, poi, ha una particolare valenza nel progetto.

Essendo siciliano, era naturale per me utilizzare la mia lingua. È stato anche un modo per riconnettermi sentimentalmente con la mia terra, dato che vivevo già a Milano. Oltre al valore culturale, il dialetto siciliano offriva una musicalità unica che ha arricchito il progetto.

Alcune canzoni di Petra Lavica sono state inserite nella colonna sonora del film Paradiso in vendita. Come è nato questo progetto?

È successo in modo casuale. Le canzoni si adattavano perfettamente alla narrazione del film, girato tra Sicilia e Francia. Non è la prima volta che un brano come Petra Lavica viene utilizzato per il cinema, ma è sempre un onore vedere la mia musica accompagnare immagini così evocative.

Se dovessi invitare un ascoltatore che non ha mai ascoltato Petra Lavica, quale messaggio gli daresti?

Direi di fermarsi, ascoltare con attenzione e godere di un’esperienza musicale che va oltre la velocità della nostra società. Petra Lavica è musica suonata, fatta di strumenti veri, che trasmette bellezza e autenticità. Invito tutti a prendersi il tempo per ascoltarlo, che sia in vinile, in CD o sulle piattaforme digitali di alta qualità.

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