Luca Re

Luca Re, giovane cantautore classe 2000, ha pubblicato con Artist First il brano “SPECCHIO” (prod. By Demona) per l’etichetta OutSoon Collective

SPECCHIO anticipa il terzo e ultimo “UMORE”, la trilogia di EP creata dall’artista per approfondire e attraversare le complicatezze e la bellezza degli stati d’animo umani. I testi scavano nelle profondità della mente, danno modo all’ascoltatore di viaggiare nel mondo di Luca per poi rifletterlo nel proprio. 

SPECCHIO” è un pop elettronico, dal sound garage; nel brano Luca racconta un momento di solitudine dal quale non riesce a uscire e la sua stanza è una gabbia ma allo stesso tempo anche il porto sicuro in cui proteggersi da ogni paura, allontanando di conseguenza le persone che gli vogliono bene. In “SPECCHIO”, l’artista, realizza però, che l’unico modo per reagire a un momento così delicato e introspettivo, è continuare a vivere, anche quando è complicato, senza scappare da niente e nessuno, senza privare chi ci ama della possibilità di aiutarci.

Racconta Luca Re

Vivere è una terapia d’urto al mio stare male, o almeno provarci. Nella seconda strofa dico “Scusa” alle persone che allontano in quei periodi e il

“Puoi venire con me” del ritornello è un invito ma anche un’accettazione del fatto che se non mi isolo posso riuscire a stare bene anche nei momenti difficili”.

Intervista a Luca Re

Luca Re… benvenuto! Cosa rappresenta il singolo “Specchio” nel tuo percorso?

All’inizio dell’anno, quando abbiamo deciso di mettere in atto il progetto dei tre EP, avevamo diversa musica tra le mani.

Per UMORE 03 avevamo soltanto idee, niente musica.

Volevo che l’ultimo progetto in uscita per il 2023 potesse essere un assaggio del futuro ma sapevo di dover sperimentare ancora tanto per raggiungere il suono che volevo ottenere, “SPECCHIO” è stato il pezzo con cui la sperimentazione ha avuto inizio.

Non direi che è un cambio di rotta nel mio percorso musicale, anche se ascoltando il brano potrebbe sembrare, ma rappresenta di sicuro un nuovo inizio, più maturo e consapevole, frutto di un lavoro di approfondimento in studio che ho potuto fare grazie ai miei produttori, i DEMONA.

Specchio” ci suggerisce che vivere è la soluzione migliore al mal di vivere. Qual è il fattore che ha scatenato questa tua consapevolezza?

Mi capita di alternare momenti di grande concentrazione ed energia, nei vari aspetti della mia vita, a momenti di tristezza e apatia nei confronti di tutto.

A volte mi basta davvero poco per passare da uno stato d’animo all’altro, una delusione, una brutta giornata, qualcosa che non va nel modo in cui avevo pensato andasse.

In questi momenti mi sento completamente vuoto e tendo a non dare la possibilità di aiutarmi alle persone che mi stanno vicine, mi chiudo in casa, penso tantissimo, mi faccio prendere dall’ansia e cerco modi per distrarmi dalla mia mente.

Uso il presente perché sto ancora cercando di migliorare in questo.

L’unica cosa che mi salva sempre da questi periodi sono le persone, gli amici che mi chiamano 50 volte al giorno, mi scrivono, mi chiedono di uscire.

Faccio fatica a reagire, ma ogni volta in cui lo faccio, mi ricordo che chiudermi in me stesso è sbagliato, che isolarmi non risolve niente e che l’unica soluzione al mal di vivere, per riprendere la domanda, è non smettere mai di vivere.

Com’è cambiato il tuo UMORE durante la lavorazione alla trilogia dei tuoi progetti?

Sorrido perché è sicuramente cambiato innumerevoli volte.

Questo progetto è stato il più impegnativo a cui ho lavorato da quando faccio musica.

Ci sono stati momenti più complicati di altri, però arrivato a questo punto posso dirti che l’emozione prevalente è sempre stata la felicità, vedere ogni cosa piano piano giungere al termine, ogni tassello al suo posto, conoscere un’infinità di persone nuove che hanno arricchito il mio percorso, è stato bello, difficile ma molto soddisfacente.

Ascoltando i tuoi progetti si evince che la musica è croce e delizia nei tuoi giorni. Oggi qual è la ragione principale per cui fai musica?

Sicuramente la musica è croce e delizia, o almeno per come la vivo io, in maniera così viscerale.

La ragione principale per cui ad oggi faccio musica rimane la stessa di quando ho iniziato, le persone.

Quando ho deciso di mettermi davanti a un microfono e, da persona riservata quale sono, rendere pubblici a tutti i miei pensieri, le mie emozioni, le mie fragilità, alcune persone mi hanno scritto ringraziandomi e dicendomi che si ritrovavano nelle cose che avevo scritto e che la mia musica era stata di aiuto.

In quel periodo io non sapevo che cosa fare della mia vita, non sapevo che cosa mi piacesse, non avevo passioni, sapevo soltanto di aver bisogno di esprimermi con la musica e sapere di essere stato utile a qualcuno in questo modo mi ha riempito il cuore.

Continua a riempire il mio cuore ogni giorno da quel giorno.

Dal punto di vista sonoro, qual è oggi la direzione che sta prendendo la tua musica?

Come dicevo prima abbiamo sperimentato tanto quest’anno, sicuramente abbiamo preso una direzione più elettronica rispetto all’inizio.

Io di natura mi sento abbastanza pop sia nei testi sia nelle melodie e mi sta piacendo questa associazione di scrittura pop a strumentali più elettroniche.

Perciò direi che il pop elettronico al momento è la nostra direzione ma non mi metto limiti.

Tu sei, come me, originario della provincia di Varese. Quanto la tua provenienza geografica ha influenzato il tuo approccio musicale?

Tanto, su diversi fronti. Sicuramente all’inizio è stato un po’ complicato negli aspetti pratici, Milano per esempio è decisamente più fornita per quanto riguarda gli studi, gli eventi, la possibilità di suonare dal vivo.

Io ho avuto la fortuna di avere un amico, Giovanni Mozzillo (in arte Exynos), con cui sono riuscito inizialmente a ottenere un prodotto discreto direttamente dalla cameretta. A Varese ho incontrato anche Federico Caon, il mio manager, che aveva già intenzione di spostarsi a Milano e grazie al quale approcciarsi all’industria musicale è stato molto più rapido e semplice di quanto non lo sarebbe stato rimanendo fissi a Varese. A Milano è tutto più rapido e immediato.

Dal punto di vista mentale invece, per me tornare a casa è fondamentale per ritrovare pace, per passare del tempo con gli amici, per godere di paesaggi bellissimi, per scrivere, per schiarirmi le idee e stare meglio.

Perchè, secondo te, da tanto tempo Varese non propone una proposta musicale mainstream?

Ovviamente è difficile darti un motivo specifico per cui da un po’ non accade ciò.

Guardando alla mia esperienza personale posso dire che sicuramente Varese non è una piazza facilissima da conquistare, un po’ come tutte le province.

È come se prima di essere apprezzato all’interno devi essere già stato apprezzato al di fuori, un po’ come è successo con Massimo Pericolo ad esempio.

In ogni caso raggiungere il mainstream o conquistare una piazza è un lavoro lungo, non si tratta di un pezzo che va virale ma di continui progetti di valore che piano piano conquistano e convincono il pubblico.

A Varese ci sono progetti interessanti che con il tempo sono sicuro riusciranno a prendersi il proprio spazio e belle iniziative volte a fare qualcosa di nuovo, curato e diverso dal solito.

Quest’anno per esempio ho avuto la possibilità di cantare al Laveno End Of Summer Festival ed è stata una bellissima esperienza, un festival organizzato molto bene.

Sicuramente con un certo tipo di supporto da dentro (e parlo di tutte le iniziative in generale non soltanto di musica) sarebbe più facile far arrivare la voce di Varese al di fuori della provincia, ci riusciremo.

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