Mett

Non Sono Bravo” è il nuovo EP di Mett, distribuito da ADA Music Italy. Un viaggio intimo che esplora il valore di ricordi, nostalgia, insicurezze e rapporti autentici in un mondo ormai troppo frenetico.

Riflettendo sulla propria vita e le relazioni, Mett scava nelle emozioni e nei momenti passati, riconoscendo l’importanza di rallentare e prendersi un momento per apprezzare ciò che potrebbe non tornare più. Tale esigenza si riflette anche nel dinamismo delle produzioni e nella scelta della tracklist, in cui i primi tre brani sprigionano energia e movimento, mentre gli ultimi tre offrono atmosfere più calme, creando un viaggio musicale che invita all’introspezione.
L’insicurezza verso il futuro e la paura di non essere all’altezza sono altri temi centrali dell’EP, con il titolo che riflette l’accettazione delle proprie imperfezioni. 
La focus track dell’EP è “Complicato“, in cui Mett esplora le sfide di essere autentico in un mondo ricco di norme e aspettative, affrontando la complessità del comprendersi e la paura di perdere il controllo nelle relazioni e rovinare tutto.

Intervista a Mett

  1. “Non Sono Bravo” esplora temi di nostalgia e insicurezze. Cosa ti ha ispirato a mettere in musica questi sentimenti?

Dopo essermi trasferito a Milano mi sono accorto di come la frenesia che riesce a trasmetterti questo posto ti condiziona il modo di vivere. Tutto va veloce e non ti lascia spazio per fermarti e capire la direzione che stai prendendo, finisci per essere incanalato verso una direzione unica per tutti, e quando te ne rendi conto ti trovi come disperso in un mare di gente. E’ proprio questo sentirmi ‘fuori luogo’, nelle relazioni con gli altri, che mi ha ispirato a parlare delle mie insicurezze e a guardarmi indietro con un sentimento di nostalgia.

2. La tua musica sembra riflettere la necessità di rallentare in un mondo frenetico. Come bilanci questa consapevolezza con le sfide della vita quotidiana?

Banalmente, non riesco a bilanciarla, quella di rallentare è una necessità che faccio fatica a mettere in pratica. Ne parlo, e parlarne mi aiuta a prenderne consapevolezza, ma la realtà è che rallentare significa, in questo periodo storico, quasi rimanere indietro. Cerco semplicemente di far fronte a dei miei bisogni andando avanti e rendendomene conto.

3. Nel brano “Complicato” parli della difficoltà di essere autentico. In che modo queste sfide si riflettono nella tua vita personale e artistica?

Vivo una sfida interna costante riguardo a ciò, essendo io una persona abbastanza estroversa, mi ritrovo spesso in contesti in cui ciò non è visto bene. Ormai si cerca tutti di rispettare certi costrutti mentali e di comportamento che ci impone la società, nelle relazioni e nei rapporti. E’ proprio per questo che vivo una costante difficoltà nell’essere autentico, per paura di non essere capito e di sentirmi fuori luogo,

4. Hai menzionato che il motore dell’EP è stata la necessità di recuperare ciò che avevi lasciato indietro. Quali sono i momenti o le persone che ti sono mancati di più durante questo periodo?

Sicuramente mi è mancata la possibilità di essere ingenuo e spensierato. Questo ‘tuffo’ nel mondo dei grandi si è amplificato troppo in fretta in questa nuova città, e non ho fatto neanche in tempo a rendermene conto.

5. Come ti ha influenzato il passaggio da Varese a Milano sia a livello personale che musicale?

A livello musicale è stato come entrare in un nuovo mondo dove, se hai davvero voglia di dare tutto te stesso, hai la possibilità di sognare più in grande di quanto tu possa farlo in una città come Varese. A livello personale, con il tempo, ho spesso trovato in alcuni contesti la stessa chiusura mentale che soffrivo in provincia.

6. C’è una chiara divisione tra le tracce più dinamiche e quelle più calme nell’EP. Qual è stata la ragione dietro questa scelta stilistica?

A livello di testi questa divisione non è presente, perché in tutti e 6 i brani il sentimento ricorrente è quello della nostalgia e dell’insicurezza. A livello di strumentali abbiamo scelto di dividerle in questa maniera per rappresentare a pieno il passaggio che c’è stato dall’arrivo in un nuovo mondo caotico e frenetico, fino al bisogno di calma e di ritorno a una parte più intima di me stesso.

7. Hai collaborato con il produttore Kiriku e sei parte del collettivo Outsoon. Quanto sono importanti per te le collaborazioni artistiche e il supporto del collettivo?

Sono la mia famiglia, sono l’opportunità effettiva che questo nuovo mondo mi ha dato. Mi danno sempre una mano a uscire dai momenti di buio in cui mi sembra tutto inutile, perché semplicemente ci credono anche loro quanto ci credo io.

8. Con il tempo, hai evoluto il tuo stile mescolando influenze indie e rap. Come descriveresti il tuo processo creativo in questo contesto?

Il mio processo creativo è abbastanza vario e confusionario ma parte in primo luogo dall’ascolto di brani di altri, di qualsiasi genere, da cui prendo spunti o idee. Sono un grandissimo ascoltatore di musica di ogni genere.

9. Il titolo dell’EP riflette l’accettazione delle imperfezioni. C’è stato un momento specifico in cui hai sentito di dover abbracciare questa vulnerabilità?

Sicuramente arrivato qui a Milano mi sono reso conto della grande ricerca della perfezione che c’è in tutti. Nessuno può più sbagliare, e ogni volta che qualcuno commette un errore questo è subito sotto agli occhi di tutti. Io ho sempre commesso errori, fin da quando ero bambino, ero sempre ‘nei premi’ e sempre il più casinista. Con il tempo però mi sono accorto che in fondo non è una cosa negativa, e ho imparato ad accettare il fatto di non essere bravo.

10. Cosa speri che il pubblico possa trarre dal viaggio musicale che proponi in “Non Sono Bravo”?

Spero possano trovare dei suoni diversi da quelli proposti abitualmente dai grandi dischi, e spero possano cogliere la speranza che ho riposto in questo mio progetto. E’ anche un invito a sentirsi meno soli in questo mondo troppo impostato, quindi mi piacerebbe che qualcuno riuscisse a rivedersi all’interno delle mie parole.

Foto Emma Pinto

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