Pierdavide Carone

Intervista a Pierdavide Carone, cantautore dalla penna autentica e versatile, capace di emozionare e sorprendere. Il 25 ottobre è uscito il nuovo album Carone, per Zoo Dischi / ADA Music Italy e che sarà presentato in due imperdibili appuntamenti live l’11 novembre all’Arci Bellezza di Milano e il 14 novembre all’Alcazar di Roma. Qui il link per l’acquisto dei biglietti.

Questa la tracklist:
1. Preludio; 2. Hey; 3. Carla e la credenza; 4. Interludio; 5. Mi vuoi sposare?; 6. Manchi; 7. Lilli senza il vagabondo; 8. Ogni 28 giorni; 9. Postludio; 10. I soliti film

Riguardo a “Mi vuoi sposare?” – focus track del disco, Carone commenta: “Sono io che traccio un bilancio della mia vita sentimentale, ovvio che la domanda è molto diretta, universale, detta nel corso dei secoli chissà quante volte, ma non è tanto la domanda in sé, che viene fatta a un’altra persona, quanto tutta una serie di domande che ci si pone prima della domanda, domande su sé stessi, domande sulla persona a cui lo si vuole chiedere. E mi piacerebbe che questa canzone diventasse di tutti, che tutti ascoltandola possano dire ‘è vero, è così'”. 

Intervista a Pierdavide Carone

Bentornato su MusicFan, Pierdavide! Abbiamo ascoltato il tuo nuovo album e… che bel disco! C’è stata tanta attesa, ma ne è valsa la pena.

Grazie! Sono contento che pensiate sia valsa la pena. Io mi prendo sempre un po’ più di tempo rispetto a quello che il mondo moderno richiede, ma esco con un disco solo quando ne sono davvero convinto. Stavolta ero convinto solo della prima parte, perciò usciamo con questa, mentre continuo a lavorare sulla seconda parte.

Cosa rappresenta questo nuovo disco nel tuo percorso? Sembra un ritorno al colore e alla solarità, rispetto a “Casa”.

Esatto! “Casa” era un disco più luttuoso per via di alcune ragioni personali, mentre questo è un ritorno alla leggerezza, un disco solare. Paradossalmente, assomiglia molto di più ai miei vecchi lavori, anche se ora ho 36 anni e non 21, mentre “Casa” sembra quasi un disco a sé stante.

Nel tempo sei riuscito a bilanciare ironia e temi profondi. Come è cambiata questa tua capacità nel tempo?

Ho dovuto riallenarmi. In “Casa”, l’ironia era stata sostituita dalla rabbia, come in canzoni tipo “Non mi importa niente” o “Caramelle”. Ora, con Zoo Dischi, sono tornato a quella mia parte più grottesca. Canzoni come “Carla e la credenza” e “Ogni 28 giorni” richiamano quell’ironia che avevo nelle mie prime produzioni, ovviamente con 15 anni di esperienza in più.

Oggi, con il politicamente corretto, l’ironia può essere un terreno insidioso. Come riesci a bilanciarla senza paura?

Non bisogna avere paura che qualcuno si offenda. Ad esempio, per “Ogni 28 giorni” ho chiesto alle donne come reagissero e tutte si sono messe a ridere, quindi ho capito che non era una canzone offensiva. “Carla e la credenza”, invece, parla dell’indolenza del mondo moderno e di chi pensa di sapere tutto senza mai uscire di casa.

L’amore è un tema centrale nel disco. Come è cambiato il tuo modo di scriverlo nel tempo?

Sicuramente sono più disilluso e accorto. Ho capito che in passato dicevo “ti amo” troppo in fretta. Ora mi rendo conto che quella frase va pesata e sentita. Ma più diventi adulto, più rischi di non dirla mai. Ecco perché la canzone “Mi vuoi sposare” racchiude l’essenza del disco: a volte bisogna semplicemente buttarsi.

Un altro brano che colpisce è “I soliti film”, un omaggio molto toccante a una parte di te.

Sì, è una canzone che parla del rapporto con mio padre. L’ho scritta mentre lui era malato, quindi è molto personale. È l’unico pezzo co-firmato nel disco. L’autore originario, Davide Malvi, aveva scritto la canzone pensando alla fine di una relazione, ma io l’ho trasformata in un pezzo che parlasse della fine della vita di mio padre.

Qual è l’aspetto della tua musica di cui sei più orgoglioso oggi?

Sono orgoglioso del fatto che, anche se la mia musica non è spinta dai grandi sistemi, riesce a trovare il suo pubblico. Certo, con Maria De Filippi e altri grandi nomi era più facile, ma oggi siamo bombardati da musica che ci viene imboccata. La mia musica va cercata, e forse è giusto così.

Ci saranno due appuntamenti live a Milano e Roma. Cosa dobbiamo aspettarci da questi concerti?

Sì, l’11 novembre a Milano e il 14 a Roma. Lo spettacolo sarà diviso in due parti: una prima parte acustica, con canzoni vecchie, e una seconda in cui suonerò l’intero nuovo album dalla prima all’ultima traccia, senza pause, come fosse uno spettacolo teatrale.

Qual è la tua opinione sulla musica italiana di oggi?

Ci sono tre movimenti: chi fa pop contemporaneo, chi cerca di inseguire le mode, e chi va avanti per la propria strada. Io voglio essere tra quelli che non inseguono le mode, come fa Cesare Cremonini. Non è facile, ma è l’unico modo che conosco di fare musica.

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