Rue Diego

Intervista a Rue Diego, il “Principino delle Vele”, che ha recentemente pubblicato il nuovo singolo Vien” insieme a Papa V.

Intervista a Rue Diego

Rue Diego, sei appena tornato con un nuovo singolo, frutto di una collaborazione importante. Cosa rappresenta per te questo brano e il featurung con Papa V?

Questo singolo rappresenta la realtà, soprattutto per noi ragazzi di periferia. È una collaborazione con Papa V, che è non solo un nome importante, ma anche mio fratello. È stata una collaborazione super libera e senza secondi fini, tutto è venuto naturale.

Le tue canzoni parlano spesso di rivincita sociale e di vita di strada. Quale pensi sia il ruolo della musica nel dare voce a chi vive queste realtà?

Se penso a me sei-sette anni fa, non conoscevo nemmeno questo mondo. Mi sono avvicinato grazie a Capo Plaza, che mi ha ispirato. La musica può davvero aiutare a uscire da certe situazioni e offrire nuove prospettive, come è successo a me.

La lingua napoletana è una delle caratteristiche distintive delle tue strofe. Quanto è importante per te mantenere viva questa tradizione linguistica?

È fondamentale. Il napoletano non è solo un dialetto, ma una cultura. Oggi vedere artisti come Emanuele (Geolier ndr) arrivare a certi livelli cantando in napoletano è un segno di quanto questa lingua sia diventata importante. Per me, cantare in napoletano dà più forza e autenticità alle mie parole.

Qual è stato secondo te il momento di svolta per Napoli e per la scena musicale napoletana?

Emanuele è stato il primo a portare Napoli in alto con il suo rap. Il suo primo album, uscito nel 2019, ha segnato un cambiamento. Nessuno in quel momento faceva rap a Napoli come lui, e questo ha aperto la strada a molti altri.

Nel tuo nuovo singolo parli di soldi e eccessi. Quali messaggi vuoi trasmettere a chi ti ascolta?

Voglio raccontare la realtà che vivo nel mio quartiere. Cerco di essere chiaro e diretto, mostrando la fame di rivalsa che ogni ragazzo di periferia prova. Voglio far capire che, nonostante le difficoltà, c’è una possibilità di riscatto.

Hai detto che il tuo nome d’arte è legato a tuo zio. Puoi raccontarci di più?

Diego è mio zio, che ora è in carcere. Ho scelto il suo nome per dare una sorta di riscatto alla sua vita, trasformando il suo percorso di strada nel mio, cercando di farcela anche per lui.

Lo scorso anno hai partecipato al Red Bull 64 Bars a Scampia. Quanto sono importanti questi eventi per una realtà come Napoli?

Sono fondamentali, soprattutto per i bambini. Mostrare loro che c’è una realtà diversa rispetto a quella che vedono ogni giorno è importante. Con eventi come il Red Bull 64 Bars possiamo distrarre dalle difficoltà e far vedere che Scampia non è solo quello che si sente, ma c’è molto di più.

Hai sempre parlato di sofferenza e riscatto nelle tue canzoni. Qual è la direzione musicale che stai prendendo oggi?

Stiamo sempre sperimentando in studio, cercando suoni nuovi, magari più chill o leggeri. Però penso che ora, da emergente, devo ancora dimostrare chi sono veramente prima di esplorare altre parti di me.

Quali sono i tuoi modelli di riferimento dal punto di vista artistico?

Capo Plaza è stato fondamentale per me. Ho iniziato a fare musica grazie a lui, perché mi ha mostrato un mondo nuovo e diverso che mi apparteneva senza che lo sapessi.

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?

Rue Diego: Non mi sono mai prefissato grandi traguardi, ma un obiettivo ce l’ho: far uscire il mio primo mixtape. Spero che accada presto.

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