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Intervista a Svegliaginevra che torna con “Pessima idea“, il nuovo singolo distribuito da Columbia Records/Sony Music Italy.

Il brano esplora l’amore e le fragilità, accompagnato da un videoclip. Dolceamaro e fresco, il testo riflette sulla malinconia e l’importanza di accettare che dagli errori può nascere qualcosa di buono. È uno specchio lucido di consapevolezze, mostrando come ogni idea sbagliata lasci un segno profondo.

Intervista a Svegliaginevra

Svegliaginevra, come stai vivendo questo momento così intenso?
Molto bene, grazie. È un periodo estremamente positivo, ho appena presentato il mio nuovo singolo in un’occasione speciale come lo Stadio di San Siro. È stato indescrivibile, ancora non realizzo di aver suonato davanti a così tante persone. È stata una scarica di adrenalina enorme, un sogno che si è già realizzato.

Parliamo di Pessima idea, un brano dolce e amaro, tra malinconia e leggerezza. Cosa rappresenta per te e per il tuo percorso?
È una ripartenza. Segna l’inizio di un nuovo disco e, in un certo senso, di una nuova me. Vedo sempre i dischi come fotografie della mia vita, quindi ogni nuova uscita è un aggiornamento su chi sono io oggi.

Nel brano racconti come da una pessima idea possa nascere qualcosa di buono. Quanto contano oggi, anche nella musica, gli errori o le scelte sbagliate?
Tantissimo. Credo che ogni idea, sia essa ottima o pessima, contribuisca all’evoluzione di un percorso. Anzi, spesso sono proprio le pessime idee a farci crescere, migliorare e metterci in discussione. Oggi sembra quasi che gli errori siano da evitare, ma secondo me è l’esatto opposto.

Hai parlato della necessità di rallentare e ascoltarsi. Quanto è difficile farlo oggi, in un mondo musicale che chiede velocità e costante presenza?
È molto difficile. Quando ero piccola, gli artisti potevano prendersi il tempo per vivere e scrivere. Oggi è tutto più veloce e superficiale, spesso si scrive senza avere nulla da dire. Conta di più la quantità della qualità, e soprattutto la comunicazione. Io vengo da ascolti un po’ più “vecchiotti”, quindi ho un approccio diverso.

In Pessima idea usi immagini molto forti, come quella della casa che va al mare. Quanto è cambiata la tua scrittura? È stato terapeutico scrivere dopo un momento di pausa?
Molto terapeutico. Fermarsi è importante, nella musica come nella vita. Ti permette di capire cosa hai fatto, per ripartire in modo più consapevole. Non credo ci sia qualcosa di completamente nuovo nelle canzoni che sto scrivendo ora, ma c’è sicuramente più consapevolezza e chiarezza nei concetti.

A livello di produzione, come è nata Pessima idea?
L’ho scritta con Francesco Pisapia, un mio grande amico e produttore. Volevamo sperimentare. La musica per me non ha un solo genere: cerco di trovare un vestito sonoro che rispecchi il significato del testo. Poi ho portato il brano da Paganelli, il produttore dei Pinguini Tattici Nucleari, e abbiamo lavorato per renderlo leggero ma profondo.

Hai concluso il Pessimo Tour Unplugged. Perché hai scelto questa dimensione acustica e più intima?
Ne avevo bisogno. Volevo riportare il progetto alle origini, alla cameretta. Anche le aperture per Rovere e i Pinguini erano solo chitarra e voce. Oggi sembra impensabile, ma ho riscoperto che il pubblico apprezza tantissimo la versione acustica dei pezzi. È un modo per dire “sono tornata”, incontriamoci in modo semplice, autentico.

A dicembre 2024 hai chiuso un tour di 11 date da Bologna. Cosa ti ha lasciato quell’esperienza, anche in relazione al tuo percorso discografico?
Mi ha fatto capire che il mio progetto ha bisogno di suonare live. I primi dischi erano più focalizzati sullo streaming, ma ho riscoperto l’importanza della dimensione dal vivo. Oggi è difficile costruire una fanbase live, ma è lì che nasco e lì voglio restare. È sul palco che capisco davvero cosa voglio scrivere.

Music Fun: Negli ultimi anni hai ricevuto importanti riconoscimenti su piattaforme come Netflix e Spotify, anche all’estero. Che tipo di spinta ti ha dato tutto questo?
Una spinta fortissima. Siamo sempre esposti al giudizio degli altri e a volte dimentichiamo quello più importante: il nostro. Ma i riconoscimenti sono stimoli fondamentali. Sapere che la mia musica arriva anche fuori dall’Italia è incredibile. La musica non ha un linguaggio, può parlare a tutti.

Hai aperto anche il tour di Jack Savoretti. Com’è stato lavorare con lui?
Un’esperienza bellissima. Jack è una persona straordinaria, affronta ogni live come se fosse l’ultimo. Le aperture ti insegnano tanto: più che per la visibilità – che è fugace – servono per osservare da vicino come ci si approccia al palco, come si rispetta il pubblico e si comunica davvero. Questi sono insegnamenti che restano.

Parafrasando il titolo di un tuo singolo dello scorso anno… A cosa serve l’estate?
L’estate serve ad aspettare l’inverno e ad uscire un po’ di più! Perché poi io, d’inverno, vado in letargo… Sono del segno del Cancro e mi hanno detto tante volte che i Cancro, d’inverno, non escono di casa. Quindi sì, l’estate è decisamente la mia stagione preferita!

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