Intervista a Tommaso Primo, cantautore classe 1990 nato a Napoli che il prossimo 20 dicembre pubblicherà l’album Vangelo Secondo Primo.
““Vangelo secondo Primo” è un album che si è imposto nel mio cuore.
Ho lottato tanto per inciderlo, superando timori personali e scegliendo ancora una volta “la sacra via del cantautore”
che è un po’ il mio Miyagi Do”
Questa la tracklist:
1. Jesus Christ Super Saiyan
2. Fiori nel Sahara
3. Blue Angel
4. Maddalena
5. Alchemica Preghiera D’amore
6. Mamma Sole
7. ‘E Suonne
8. Devil
9. Giuda
Intervista a Tommaso Primo
Tommaso, parliamo di “Vangelo Secondo Primo”. Come nasce l’idea di reinterpretare il Vangelo in chiave moderna e personale?
Questo disco nasce da un’esigenza profondamente personale. Era una storia che avevo dentro da anni, una sorta di peso emotivo che doveva trovare la sua forma. Ho sentito il bisogno di registrarlo e di condividerlo con il pubblico, nonostante tutte le difficoltà e i dubbi che potevano sorgere. Per me, il rapporto con la religione è stato controverso sin dall’infanzia. Quando perdi un genitore da bambino, spesso ti viene detto di cercare conforto nella religione. Ma a volte, quella che dovrebbe essere una guida spirituale diventa una gabbia. Questo disco rappresenta il mio tentativo di liberarmi da quella gabbia, pur mantenendo uno stretto legame con la spiritualità.
La copertina dell’album è ricca di simbolismi. Come rappresenta l’essenza dell’album e com’è nata l’idea?
La copertina è stata una straordinaria idea di Luca Mazzoni, realizzata da Francesco Filippini, un disegnatore e animatore di grande talento che rappresenta una nuova generazione di creativi napoletani. Volevo che il mio volto fosse in copertina, ma non per autoreferenzialità. È stato un atto simbolico, una dichiarazione di responsabilità. Mi assumo completamente il peso di ciò che ho scritto e delle emozioni che ho voluto trasmettere. Quando la guardo, vedo un’introspezione che riflette perfettamente il percorso spirituale raccontato nel disco. È una copertina che invita alla riflessione e comunica la profondità di questo viaggio.

Il disco fonde pop, urban, latin e altri stili. Come sei riuscito a creare una cifra stilistica così originale?
È stato un lavoro collettivo, basato sulla collaborazione con persone straordinarie. Gianluigi Capasso, che è anche un maestro d’orchestra, mi ha aiutato a mantenere una coerenza estetica. Poi c’è Gianmarco Grande, che rappresenta il lato più moderno e sperimentale della produzione. Mi piace pensare che sia un disco guidato dal caos, un viaggio attraverso generi diversi che alla fine trovano un’armonia unica. Il mio background cantautorale si è fuso con influenze urban e latin, creando una sintesi che rappresenta il mio stile e il mio modo di vivere la musica.
“Fiori nel Sahara” celebra la tenerezza in un mondo pieno di incertezze. Cosa ti ha ispirato?
La paura è stata il mio principale motore. Viviamo in un’epoca in cui le immagini di guerra, ingiustizia e sofferenza sono ovunque, ma sembra quasi che parlarne sia diventato un tabù. Siamo schiavi di algoritmi e di una politica che a volte sembra voler censurare l’empatia. Per me, “Fiori nel Sahara” è un atto di resistenza contro questa insensibilità. Racconta la storia di due innamorati che trovano forza nella loro semplicità, opponendosi a un mondo che sembra aver perso il contatto con ciò che è davvero importante.
In “Jesus Christ Super Saiyan” affronti temi politici e sociali usando il dialetto napoletano. Perché questa scelta?
Napoli è una capitale musicale mondiale, ma spesso viene ridotta a stereotipi. Volevo celebrare la sua complessità e il suo straordinario patrimonio culturale. In “Jesus Christ Super Saiyan” immagino un Gesù Cristo che arriva nei quartieri popolari di Napoli e affronta le sfide del mondo contemporaneo, dalla criminalità al populismo globale. Il dialetto napoletano mi ha permesso di aggiungere autenticità e profondità a questa narrazione, collegando tradizione e modernità in un’unica voce.
“Blue Angel” parla di un amore impossibile tra un angelo e un diavolo. Cosa rappresenta per te questa storia?
È una storia che incarna il potere rivoluzionario dell’amore. Immagina due persone provenienti da mondi completamente opposti, che decidono di sfidare le regole imposte per stare insieme. È una metafora delle barriere sociali e culturali che spesso impediscono alle persone di vivere liberamente le loro emozioni. Per me, la passione non è peccato, ma una forza unificante capace di abbattere ogni ostacolo.
Nel brano “‘E Suonne” citi Martin Luther King. Come hai unito questi elementi così distanti?
“‘E Suonne” è un omaggio ai sognatori che hanno plasmato il Novecento e che continuano a ispirarci. I sogni sono il motore del cambiamento, e credo che oggi, in un mondo globalizzato, dobbiamo unirci per affrontare le sfide più grandi, come la crisi climatica. Questo brano vuole ricordare che il sogno è una forza potente, capace di trasformare sia il nostro mondo interiore che quello esteriore.
Il disco esplora temi come tradimento, lussuria e amore proibito. Come hai trovato un equilibrio tra sacro e profano?
Napoli ha una relazione unica con il sacro e il profano. La nostra cultura mescola questi due elementi in un modo quasi naturale, creando una spiritualità che non è solo cristiana, ma che si avvicina anche alle tradizioni africane e sudamericane. Ho voluto riflettere questa complessità culturale, utilizzando il sacro e il profano come strumenti per raccontare storie universali.
Quali sono le aspettative per questo album?
Non ho grandi aspettative commerciali. È un disco che parla alle emozioni e alla sensibilità delle persone. Voglio che sia il pubblico a interpretarlo, a farlo proprio. Per me, l’obiettivo è semplicemente comunicare e creare un legame autentico con chi ascolta.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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