Si intitola “Le ragazze della valle“ il primo joint album di Vale LP e Lil Jolie (Sugar Music – BMG): un progetto nato da un’amicizia vera, cresciuta tra banchi di scuola e sogni condivisi, e trasformato oggi in un racconto musicale potente e intimo.
In sette tracce, le due cantautrici tracciano una mappa emotiva fatta di affettività, introspezione e consapevolezza sociale. Un disco che parla di amicizia, identità, relazioni e cambiamento, con un linguaggio sincero e diretto, come dimostrano i singoli “Dimmi tu quando sei pronto per fare l’amore”, “Le ragazze della valle” e la recente “Dalle 9 alle 9” feat. IRBIS.
In questa intervista, Vale LP e Lil Jolie ci portano dentro il cuore pulsante del loro viaggio artistico, dove la collettività si intreccia con la voce personale e la musica diventa strumento di crescita e confronto.
Questa la tracklist di “LE RAGAZZE DELLA VALLE”
1. Le ragazze della valle
2. GOOGLEAMORE
3. Non ho bisogno di te
4. Dalle 9 alle 9 (feat. IRBIS)
5. Dimmi tu quando sei pronto per fare l’amore
6. TUTTO A NOI
7. Sole (intorno a noi)
Intervista a Vale LP e Lil Jolie, il joint album “Le ragazze della valle”
“Le ragazze della valle” è il vostro primo album insieme. Cosa rappresenta questo disco nel vostro percorso artistico e personale?
Per noi rappresenta un traguardo importante, ma anche un punto di partenza. È un momento di consapevolezza raggiunto dopo un lungo percorso individuale, fatto di esperienze, scelte, tentativi e anche silenzi. Abbiamo sempre sognato di fare un disco insieme, ma sentivamo che prima dovevamo diventare davvero autrici e persone autonome, con qualcosa da dire. Solo a quel punto avrebbe avuto senso unire le forze.
Questo album non è “solo” un disco tra due amiche, ma il risultato di una sinergia profonda, costruita nel tempo. Parla di noi, certo, ma anche di tutte quelle persone che si ritrovano nei nostri pensieri, nei nostri dubbi, nelle nostre emozioni. È un album che nasce da un’urgenza emotiva, da un bisogno di raccontare il mondo che viviamo e sentiamo, partendo da dentro. E lo abbiamo fatto con sincerità, senza filtri, senza paura di essere troppo vulnerabili o troppo forti.
Il titolo e il concetto della “valle” hanno un forte valore simbolico. Come si è trasformato per voi questo luogo nel tempo?
All’inizio la valle era il posto da cui venivamo, la provincia con i suoi limiti e le sue contraddizioni. Un luogo che a 15 anni ci stava stretto, che volevamo superare per cercare il nostro spazio altrove. Ma oggi, a distanza di anni, abbiamo imparato a guardarlo con occhi diversi. La valle è diventata un luogo del cuore, un rifugio emotivo, ma anche un punto da cui emanciparsi.
È uno spazio mentale prima ancora che geografico. Rappresenta tutto ciò che ci definisce, che ci stringe, ma anche che ci protegge. E in questo senso è diventata una metafora universale: chiunque può sentirsi una “ragazza della valle”, a prescindere da dove vive. Per noi significa accogliere i contrasti, riconoscere le contraddizioni, e trasformarle in forza creativa.
Il sound dell’album è variegato, tra pop, rock, elettronica, post-punk. Com’è stato costruire questa identità sonora così densa e coerente?
Abbiamo lavorato tanto e con grande cura, perché volevamo che il suono raccontasse le stesse cose delle parole. Il suono per noi è parte del messaggio. Abbiamo scelto di affidarci a Stabber, non solo per la sua competenza tecnica, ma perché condivideva con noi un approccio profondo, artigianale, quasi spirituale alla produzione.
Siamo partite dalle nostre influenze personali — per Lil più legate al punk, al rock, al prog; per Vale più elettroniche e pop — e le abbiamo fuse, cercando un punto di incontro che non fosse compromesso ma potenza condivisa. Stabber ha fatto da ponte e da specchio: ha dato rotondità ai brani, li ha accompagnati in una direzione coerente ma aperta. È stato, a tutti gli effetti, il terzo membro della coppia creativa. Il risultato è un disco che suona complesso ma accessibile, vivo, sporco e poetico insieme.
Avete dichiarato che la vostra è una musica “collettiva”, anche politica, ma senza essere didascaliche. Come vivete questo equilibrio?
Per noi è tutto molto naturale. Non è che ci siamo svegliate un giorno dicendo “ok, facciamo un disco politico”. Semplicemente viviamo nel mondo, lo osserviamo, lo sentiamo sulla pelle. Sappiamo cosa significa sentirsi fuori posto, invisibili, inadeguate. Sappiamo cosa significa lottare per essere ascoltate senza essere giudicate. Tutto questo entra nella musica in modo spontaneo.
Crediamo che la politica sia prima di tutto una questione umana. Prendersi cura di sé stesse e degli altri è un gesto politico. Dire “io sto male in questo mondo e voglio cambiarlo” è un atto di resistenza. Noi non facciamo proclami, ma raccontiamo il nostro punto di vista, le nostre emozioni, che sono politiche proprio perché sono reali. La nostra musica è uno spazio in cui anche chi si sente fuori può sentirsi dentro.
Parliamo di “Googleamore”. È un pezzo denso di contrasti: nostalgia, ironia, ribellione. Come lo avete pensato?
“Googleamore” nasce da una riflessione molto personale, ma anche collettiva. Oggi siamo continuamente bombardati da modelli, aspettative, standard. Viviamo in una società che ci spinge a idealizzare tutto: l’amore, il successo, la bellezza. Ma poi ci sentiamo sempre inadeguati, mai abbastanza.
Il brano gioca su questa tensione: tra ciò che sognavamo e ciò che ci spaventa oggi. Google è il simbolo di una generazione che cerca risposte in modo compulsivo, che non riesce a stare nel presente, nel dubbio, nel vuoto. “Googleamore” è sensuale, ironico, ma anche fragile. È un inno a riconoscere le proprie fragilità, senza vergogna.
“Non ho bisogno di te” e “Tutto a noi” affrontano la relazione con sé stesse e con gli altri con grande autenticità. Qual è il vostro approccio alla scrittura emotiva?
Non sappiamo fingere. Quando scriviamo, ci raccontiamo per come siamo. Senza trucchi, senza pose. Ci proviamo anche a fare quelle che non siamo, come diciamo in “Googleamore”, ma non ci viene. Forse è proprio questo il nostro punto di forza: non ci travestiamo da qualcun altro. Siamo noi, con tutte le nostre insicurezze, le nostre domande, i nostri slanci.
Scrivere, per noi, è un modo per stare nel corpo, nelle emozioni. È un esercizio di presenza. “Non ho bisogno di te” parla dell’amore che lascia andare, del rispetto per l’altro e per sé. “Tutto a noi” è un pezzo che parte dall’ego ma si apre alla collettività: succede tutto a me, ma in realtà succede a tutti.
In “Dalle 9 alle 9” duettate con Irbis. Com’è nato quel pezzo?
Con Martino (Irbis) c’è un legame profondo. È un amico, un fratello, un artista che stimiamo tantissimo. È stato l’unico a cui abbiamo sentito di poter aprire davvero la porta di questo progetto. Il brano è nato in modo spontaneo — quasi da un litigio. Ci siamo ritrovati in studio dopo una discussione accesa, e da lì è nato tutto.
Questa è un po’ la cifra dell’intero album: ogni canzone nasce da un momento reale, da una verità vissuta. Non abbiamo voluto sistemare o levigare le emozioni. Le abbiamo catturate, scritte, cantate così come sono arrivate. È un modo di lavorare che ha richiesto coraggio, ma che ci ha fatto sentire vive.
“Sole (intorno a noi)” chiude l’album con una riflessione sulla solitudine. Un tema delicato ma importante. Come lo avete affrontato?
Viviamo in un mondo che tende a semplificare tutto: emozioni positive e negative, giusto o sbagliato, bianco o nero. Ma la verità è che ogni emozione contiene sfumature, contraddizioni. La solitudine, ad esempio, non è solo qualcosa da evitare. Può essere uno spazio fertile, un momento di verità, un’occasione per conoscersi davvero.
“Sole (intorno a noi)” parla di questo: di come l’amore e l’amicizia possano creare luce anche quando attorno c’è buio. Ma anche di come, per illuminare fuori, bisogna prima stare bene dentro. Non vogliamo dare risposte, ma raccontare le domande che ci portiamo dentro. E se qualcuno, ascoltandoci, si sente meno solo, allora abbiamo fatto qualcosa di importante.
Grazie ragazze. Prossima tappa: il tour?
Assolutamente sì! Non vediamo l’ora di portare questo disco dal vivo. I concerti saranno un momento di condivisione vera, un’occasione per trasformare le parole in presenza, in relazione. La musica per noi è anche questo: un modo per costruire legami. Ci vediamo presto, e grazie per questo spazio così profondo.
Nel mese di ottobre, VALE LP e LIL JOLIE saranno protagoniste insieme del “LE RAGAZZE DELLA VALLE LIVE” sul palco de La Santissima di Napoli il 4 ottobre su quello del Largo Venue di Roma il 9 ottobre.
I biglietti per entrambi i concerti sono disponibili su TicketOne.it e nei circuiti di vendita e prevendita abituali.
In attesa de concerti nei club, in questi mesi VALE LP e LIL JOLIE sono impegnate in una prima serie di live in tutto il paese a cui faranno seguito altri appuntamenti ancora da annunciare: il 25 maggio a Milano (Mi Ami Festival), il 31 maggio a Bagnacavallo RA (Sonora Live Fest), il 13 giugno a Genova (Liguria Pride) e il 27 giugno a Ostuni BR (Sherocco Festival).
Qui il link per l’acquisto dei biglietti.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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