Il nuovo singolo di Vittorio Poli è “PALLA”, una canzone creata in modo veloce e spontaneo che gioca con le parole e con le bugie dei protagonisti del brano, che fanno parte della vita di Vittorio, che racconta: “Ho scritto questa canzone in dieci minuti, buttando fuori tutte le bugie che i miei amici ripetono ogni giorno a me, agli altri e a loro stessi. Se qualcuno mi dice una bugia, la prendo sempre a ridere. Tanto lo sanno tutti che il mondo è…una grande palla!”
La produzione ha dei richiami al pop-rock, in cui si mescolano chitarre acustiche ed elettriche, che unite ai sintetizzatori e alle batterie creano un groove energico e vivace.
Il brano è il tassello di un progetto musicale più ampio a cui il cantautore sta lavorando negli ultimi anni, e che vedrà luce a fine anno.
“PALLA” smaschera in modo divertente tutte le bugie dei vari protagonisti menzionati nelle strofe con un ritornello esplosivo da cantare a squarciagola.
Sarà possibile vedere live Vittorio Poli nelle prossime date del suo tour, partito questa primavera e che proseguirà suonando a sorpresa on the road e nei locali della sua regione, la Campania.
Intervista a Vittorio Poli
- Cosa rappresenta il singolo “Palla” nel tuo percorso artistico?
È un brano con un ritornello esplosivo e molto orecchiabile ma la cosa non era pensata. La mia idea era quella di fare un pezzo per criticare tutte le cazzate che ci raccontiamo ogni giorno e che non fanno altro che allontanarci dalla verità, dallo stare bene.
- Com’è nata l’idea di proporre un testo così particolare e a tratti surreale?
“Palla” è una canzone nata quasi per gioco. L’ho scritta in dieci minuti senza pensarci troppo, a dire il vero (io le palle non le dico). Mi è bastato elencare le bugie che i miei amici raccontano agli altri e a loro stessi. Mi piaceva l’idea di menzionare i miei amici in una canzone, dato che tutti mi chiedono sempre “E una canzone a me quando la scrivi?”. Ecco fatto, problema risolto. Una volta per tutte!
- Dal punto di vista musicale, hai scelto un arrangiamento pop che strizza l’occhio al rock. Come mai?
Avevo 12 anni quando ho visto per la prima volta un video di Angus Young degli AC/DC. Da lì il rock n’ roll ha sempre fatto parte della mia vita. Era da tempo che volevo mostrare questo lato anche nelle mie canzoni e appena si è presentato il pezzo giusto ho colto la palla al balzo. Wow, oggi sono on fire con i wordplay!
- Quando hai deciso di proporre la tua musica in strada?
Ho iniziato a suonare in strada non appena ho avvertito l’esigenza di farmi ascoltare dalle persone. Dai social sembra sempre tutto un po’ artefatto, finto, quindi ho pensato fosse una buona idea scendere in strada e cantare, soprattutto con un palcoscenico come Napoli! È un’esperienza che mi ha insegnato davvero tanto e che porterò per sempre con me.
- Quanto è stata importante la tua città nella tua formazione musicale?
Napoli è una parte fondamentale del mio racconto. In tutte le mie canzoni c’è Napoli.
Quando c’è l’ironia, l’appucundria o la cazzimma, è sempre merito di Napoli.
Sicuramente è stato uno step importante conoscere quello che è successo musicalmente nella mia città. Tutt’oggi sono in contatto con molti musicisti della nuova scena napoletana. È bello che ci sia un continuo scambio di idee tra artisti napoletani, anche quando ci si approccia alla musica con stili diversi tra loro.
- Oggi Napoli è un importante centro nevralgico per la musica italiana. Secondo te perché?
Napoli non ha mai smesso di sfornare talenti ed essere la culla di numerosi movimenti musicali, piuttosto che artistici in generale. Ci sono tantissimi artisti napoletani che oggi stanno dicendo la loro, soprattutto in ambito urban, dove la scena è più che florida. Ho tanti amici che rappano e sono vicino alla nuova scena rap campana. Sono davvero entusiasta che ci sia così tanto movimento qui a Napoli.
Siamo pieni di artisti che in futuro daranno un volto nuovo a questa città, ne sono certo.
- Qual è il ruolo dell’immagine nella diffusione del tuo messaggio artistico?
Credo sia davvero tanto importante riuscire a dare “un’immagine” alle canzoni che si scrivono. Anzi, è una cosa che mi piace molto, riesce a dare completezza al messaggio che si vuol esprimere, dove magari non si arriva totalmente con la musica e le parole. Per il mio progetto sono affiancato da un team incredibile– i Factory. Continuano a seguire il mio progetto unicamente per interesse e stima reciproca.
È davvero bello avere una visione condivisa con altri artisti, videomaker, registi, riuscire a far combaciare le idee e trovare sempre un volto nuovo ad ogni nuova canzone.
- Come utilizzi i social per diffondere la tua musica?
Cerco di approcciarmi ai social in maniera molto naturale. Utilizzandoli ho capito che è molto facile scadere in un’immagine artefatta, fittizia, ed è ciò che voglio evitare. Utilizzo tanto i meme e modalità di linguaggio che sono semplici, immediate e sincere. Mi esprimo nei contenuti social esattamente come faccio con i miei amici di una vita.
- Vittorio Poli, se dovessimo incontrarci tra un anno, quale traguardo vorresti avere raggiunto?
Tra un anno? Spero finalmente di riuscire a svegliarmi presto!

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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