Dario Greco

E’ uscito Samurai, il nuovo singolo del cantautore siciliano Dario Greco, che per l’occasione ha coinvolto Miele. Un brano ambizioso grazie a un attento e minuzioso lavoro di produzione e cura del testo.

Dopo aver presentato in anteprima il lyric video disegnato e illustrato da Anmar, ecco un’intervista all’artista.

Intervista a Dario Greco

Sono passati quattro anni dall’album “Libero”. Quali sono stati gli aspetti musicali su cui hai lavorato in questo lasso di tempo?

Per certi aspetti gli ultimi 4 anni sono passati molto in fretta, mentre per altri sono sembrati lunghissimi. Tra il 2019 e il 2020, i brani nuovi erano quasi tutti pronti per essere pubblicati. Con il sopraggiungere del Covid tutti i programmi sono però cambiati e, per non impazzire, ho deciso di lavorare molto su di me, sulla mia musica e sulla mia scrittura. Ho “riaperto” così tutte le mie canzoni, ho scavato in profondità nei significati e ho messo in discussione tutti i testi, raccontando meglio le storie che avrei voluto cantare. È stata un’operazione molto delicata, a volte rischiosa, che mi ha sempre spaventato. Sono però molto felice di averlo fatto e mi sento orgoglioso del risultato.

Nel nuovo singolo “Samurai” racconti delle difficoltà che si incontrano in una relazione. Quanto c’è del tuo vissuto?

In Samurai racconto una fase delicata e molto intima di una relazione. Preferisco però che l’attenzione si sposti maggiormente sul desiderio di rinascita che provano i due protagonisti, l’uno verso l’altra. Pur non essendo un testo autobiografico, mi rispecchio molto nel suo significato perché credo tanto nel lavoro di coppia. È un argomento a me caro, che ho trattato in molte mie canzoni da più punti di vista.

Dal punto di vista musicale, trovo un’attenzione forte alla scelta di ogni singolo strumento. Qual è l’idea di fondo che ha guidato l’arrangiamento?

Dici bene e sono felice che tu lo abbia notato. L’ arrangiamento di Samurai è ben definito e racconta benissimo il testo della canzone. Fin dalle prime note, c’è una chitarra elettrica che sembra piangere – quasi un lamento – e che rappresenta perfettamente lo stato d’animo dei due protagonisti. Poi entra un basso profondo, netto, accompagnato da una musica semplice, quasi un loop, con pochi fronzoli. Se si ascolta la base ad occhi chiusi, si può vedere la stanza in cui si svolge la scena e la penombra che ne delinea le forme. La glacialità dei suoni elettronici, di fondo, rappresenta il gelo, la tensione che si respira. La stessa che si vive durante una discussione importante che può determinare il futuro di una relazione.

Qual è il valore aggiunto che offre la presenza di Miele?

Miele è il valore aggiunto. È colei che dà senso al dialogo, aggiungendo al tempo stesso fermezza e dolcezza. Il futuro della coppia, nella canzone, sembra dipendere dalla donna e Miele, con la sua interpretazione, incarna perfettamente il ruolo della fidanzata spaventata, che sa però molto bene ciò che vuole. Paura e fermezza, gelo e passione.

Qual è il punto di incontro tra le vostre idee musicali?

Il punto d’incontro tra le nostre idee musicali si trova nella resilienza con cui abbiamo sempre affrontato la musica e nella determinazione che non ci ha mai fatto scoraggiare davanti alle cadute. Siamo entrambi siciliani, isolani vulcanici, e non è un caso se ci siamo trovati in questo temperamento.

Nel brano fai riferimento al destino. Quanto è cambiata la tua idea di fatalismo in questi ultimi due anni?

In questi ultimi due anni, la mia idea di fatalismo non è cambiata molto. Ho sempre pensato di essere il diretto responsabile delle mie scelte e quindi degli eventi, affrontando anche la “paura di stravolgere il destino“. Samurai si conclude proprio con un incessante “Ci penso io“: una promessa d’amore per un destino che va cambiato anche a costo di riscriverlo.

La pandemia ha modificato il tuo approccio alla musica?

La pandemia non ha cambiato di molto il mio approccio alla musica. Adesso scorre tutto più lentamente e, probabilmente, mi ritrovo con una maggiore capacità di concentrazione e di ascolto, fuori e dentro le note. Per il resto, sono sempre stato un ascoltatore vorace e “onnivoro” e continuo ad esserlo.

A cosa è dovuta la scelta di un nuovo team di produzione?

La scelta di un nuovo team musicale è dovuta ad una mia precisa voglia di cambiamento. Nessuna frattura né voglia di rinnegare, ma ambizioni nuove. Se avessi “confezionato” il nuovo album con i collaboratori precedenti, avrei rischiato di pubblicare un Libero 2.0 e non era questa la mia intenzione. Ho sentito il bisogno di confrontarmi con nuove idee, ascoltare nuove intuizioni e ricevere nuovi stimoli, che mi dessero la capacità di mettermi in discussione, dalla A alla Z. Questo album sta nascendo molto lontano dalle mie zone di comfort e, per quanto faticoso, è un percorso appagante.

Quanto c’è delle tue origini siciliane nella musica che proponi?

Le mie origini siciliane non sono tanto presenti nella musica che scrivo ma, piuttosto, si rivelano spontaneamente nelle tematiche di cui parlo e nei termini che utilizzo. Ad esempio, in Samurai viene fuori il mio lato sanguigno, passionale, quasi possessivo, tipico di un certo stereotipo di sicilianità (“Ti sento e voglio la tua mano… Ho l’anima che si ribella…“).

Davanti c’è u mari, contenuto nel mio album precedente, è senza dubbio il brano più caratteristico che abbia mai scritto. Infatti, nonostante la tematica che affronto, dentro c’è un po’ tutto di me e della mia Sicilia. E se penso alle canzoni nuove, trovo ugualmente tanti riferimenti, che rivelano la mia isolanità, e ne vado fiero. Non vedo l’ora di renderle pubbliche ed attendere il vostro riscontro.