Massimo Di Cataldo

La nostra intervista a Massimo Di Cataldo per parlare del suo nuovo singolo “Più che mai”, disponibile in radio e su tutte le piattaforme digitali dallo scorso 31 maggio.

Il brano, scritto e prodotto dal cantautore romano, anticipa l’uscita del nuovo album “30 anni insieme – volume due” che completa la raccolta inaugurata con il precedente disco uscito nel 2023.

Intervista a Massimo Di Cataldo

Partiamo da “Più che mai”, un brano dai lineamenti estivi che ben si colloca in questa stagione dell’anno. Come si è svolto il processo creativo di questo tuo nuovo pezzo?

«Penso che sia tutto riconducibile a una cosa mia mentale, alla necessità di trovare una specie di via d’uscita in qualche modo. Il brano è nato durante lo scorso inverno abbastanza di routine, alla chitarra, come un qualsiasi pezzo folk. Poi mi sono accorto che aveva un potenziale interessante e ho cominciato a lavorarci, provando a sperimentare con l’elettronica. Mentre arrangiavo “Più che mai” e mentre scrivevo le ultime parti del testo, molte idee sono traslate anche dal punto di vista visivo in quello che poi è stato il videoclip diretto da Cesare Rascel. Mi riferisco in modo particolare all’immagine della spiaggia tropicale che è nata da un film di Brian De Palma, “Carlito’s Way” con protagonista Al Pacino, dove c’era sempre questo manifesto con la scritta “Escape to Paradise”. Mi ha molto influenzato questa suggestione e così è nato il tutto».

Nel videoclip c’è anche la scena del panino che mi ha fatto pensare a questo mondo che ci circonda e che prende sempre più le fattezze di un grande fast food, dove più ne hai e più ne vuoi. Tu che ne pensi?

«Sì, purtroppo ormai è un po’ per tutti è così, c’è questa tendenza a mostrare attraverso i social il lato bello della vita, ma anche un po’ artificiale. Perché sostanzialmente ci manca tutto il resto, cioè questa punta di iceberg così non proprio veritiera, un po’ virtuale, data proprio dall’utilizzo di questi dispositivi. Tendiamo a ostentare tutto per cercare di fare invidia, generando questo meccanismo che ti porta a creare anche una sorta di frustrazione. Nel video mi sono immaginato la vita di un uomo abbastanza comune con una vita piuttosto ordinaria, che lavora e si impegna, ma che viene travolto da tutti questi input esterni, che tendono a farci apparire bello ciò che in realtà è falso».

Il 2023 è stato l’anno del tuo trentennale dal debutto al Festival di Castrocaro, festeggiamenti che proseguono anche nel 2024, con l’anniversario da Sanremo Giovani con “Soli”. Quali pensieri passano per la tua testa quando la memoria va a quel periodo?

«Tanti e tutti molto belli, perché è stato un passaggio molto importante. Ti racconto un aneddoto: mi trovavo in un paesino del Molise a fare una sorta di provino per una produzione abbastanza grossa, in compagnia di altri attori esordienti per una rappresentazione teatrale di “Giulietta e Romeo”. Io avrei dovuto interpretare Romeo, ma venivo già da Shakespeare avendo fatto “Sogno della notte di mezz’estate”. Il mio sogno, in realtà, era quello di fare musica. Dopo Castrocaro ero stato opzionato dalla Sony per un tentativo con Sanremo Giovani, ma non mi ero fatto grandi aspettative. Non volevo assolutamente prenderci gusto, perché in quel momento la delusione sarebbe stata troppo grande in caso di mancato passaggio. Finché un giorno mi arriva una telefonata in cui mi dicevano che Pippo Baudo aveva scelto la mia canzone “Soli”. Comunicai la notizia alla compagnia, fatta tra l’altro di amici, per cui mi dispiaceva un po’. Tutti ne furono entusiasti e mi fecero una grande festa. Ricordo ancora quando il giorno dopo mi accompagnarono alla Corriera, fu un momento bellissimo. Nel salutarmi, il produttore mi disse: guarda conosco soltanto un altro artista che lasciò una compagnia teatrale per andare a Sanremo, si chiamava Domenico Modugno. E quindi, insomma, da lì poi sono successe tante cose belle, al punto che non ho mai rimpianto di aver interpretato questa strada».

Per concludere, cosa ti piacerebbe riuscire a trasmettere attraverso la tua musica oggi, dopo essere stato il portavoce se vogliamo di una generazione? Quali temi ti piacerebbe veicolare e quale pubblico è il destinatario ideale di questi messaggi?

«Un pubblico di persone forse più attente, sensibili a determinate tematiche, di persone che ancora magari sono alla ricerca di qualcosa di identitario, un po’ forse come me, tutto sommato. Persone che non si rivedono in tutto quello che viene imposto e che magari cercano quel qualcosa in più, proprio come come ho descritto in questo ultimo singolo. Quindi resterei su sulle mie tematiche, sulla ricerca interiore che ti porta poi a scoprire la voglia e il piacere della condivisione».

Videointervista a Massimo Di Cataldo

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