La nostra intervista ad Ana Mena in occasione del suo ritorno discografico con il singolo “Cinema spento“, disponibile qui e fuori per Epic / Sony Music Italy a partire da venerdì 24 maggio.
Impreziosito anche dalla collaborazione con Dargen D’Amico, il brano racconta in modo romantico e sensuale la fine di un amore, con l’ausilio di un sound che unisce elementi pop, R&B e hip hop.
Intervista ad Ana Mena
Ci come sono nate rispettivamente “Cinema spento” e la collaborazione con Dargen D’Amico?
«Questa canzone è nata due anni fa, eravamo in studio con Davide Petrella e i due producer, Marz e Zef. Stavamo cercando di fare un brano ispirato a un pezzo dei Simply Red che si intitolava “Sunrise”. Così ci siamo lasciati trasportare da quel mondo lì, un po’ soul e tutto è arrivo in maniera molto naturale. Il risultato è un brano molto speciale per me che è uscito in Spagna prima che qui in Italia, anche se con un altro testo. Nell’adattamento abbiamo rispettato la melodia, ma abbiamo cambiato il tema e abbiamo raccontato completamente un’altra storia. Avevo bisogno di far conoscere alle persone che mi supportano in Italia anche un altro lato mio artistico e sonoro. La collaborazione con Dargen è arrivata dopo, sempre in modo semplice e naturale. Lui ha ascoltato la canzone e ci ha risposto subito che gli piaceva tanto e che avrebbe voluto inciderla con me. Lo considero un artista molto deciso e molto professionale, che ha restituito a “Cinema spento” un tocco decisamente più fresco».
Come dicevi, è un brano che mette in luce aspetti diversi del tuo essere artista in primis perché non parla direttamente d’estate pur uscendo con l’estate alle porte…
«Sì, perché io non ci credo nelle stagioni quando faccio musica. A me piace sentirmi libera in studio, altrimenti mi annoierei profondamente. In Spagna, ad esempio, facciamo uscire un pezzo così a giugno e poi a novembre pubblichiamo un brano che si può ballare. Per voi mi rendo conto che questo rappresenta meno la consuetudine, ma per me non esistono le stagioni. Penso che le persone attraversano diversi momenti nella loro vita e che le canzoni semplicemente ci accompagnano in ciò che viviamo. Ognuno di noi può scegliere che canzone ascoltare a seconda di come si sente. Quello è bello, no? Pensandola così, in quanto artista, mi sento libera di creare e sperimentare con qualsiasi tipo di sonorità».
A livello tematico il brano racconta di una storia d’amore finita, nel testo infatti parli di uno strappo che non si ricuce. Quali riflessioni e quali stati d’animo hanno ispirato questa canzone?
«Sicuramente un sentimento di malinconia, perché io sono una molto malinconica. Non è una storia autobiografica, però penso possa essere una storia in cui tutti si possono identificare, semplicemente perchè da quelle situazioni ci siamo passati tutti. Quindi sono davvero contenta di poter cantare un qualcosa che possa descrivere anche il vissuto di altre persone».
Per concludere, tu hai sempre dichiarato il tuo amore per l’Italia e ti sei approcciata alla nostra musica con rispetto, umiltà e ammirazione sincera. I tuoi ricordi si legano all’infanzia, per cui ti chiedo: che bambina sei stata?
«Una bambina che trascorreva il tempo a cantare, anche se non avevo un microfono ricordo che prendevo qualsiasi cosa in mano per poter cantare. Ho scoperto di essere timida crescendo, mentre da piccola non mi vergognavo affatto, anzi, ero molto sfrontata, mi buttavo. Ovviamente ho ricordi con la musica italiana, perché è stata presente a casa mia grazie a mio padre che ne è sempre stato un grandissimo fan. Ricordo le serate sul divano a guardare il Festival di Sanremo, oppure i pomeriggi ad ascoltare i dischi di Mina, dei Ricchi e Poveri o dei Matia Bazar. Insomma, ero una bambina felice e che cantava sempre, anche tanta musica italiana!».
Videointervista ad Ana Mena
Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte di raccontare. È autore del libro “Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin” (edito D’idee), impreziosito dalla prefazione di Amadeus. Insieme a Marco Rettani ha scritto “Canzoni nel cassetto”, pubblicato da Volo Libero e vincitore del Premio letterario Gianni Ravera 2023.
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