In occasione del compleanno di Lucio Dalla, Roberta Giallo ha voluto omaggiare il cantautore bolognese e la sua città con un nuovo singolo, “La Città di Lucio Dalla“.
«La Città di Lucio Dalla è un’ode-pop all’Artista che ho avuto il privilegio di frequentare a Bologna, città che mi ha adottata e che mi ha concesso di incontrare Lucio, mio amico e mentore speciale. Bologna è testimone della mia esistenza e mi ha sempre fatto sentire a casa. Così del resto ha sempre fatto Lucio, che mi invitava a sperimentare, a osare di più: “sbaglia e impara, Robertina”. E così ho fatto. Questa canzone è dedicata all’artista, alla sua città e a chi, come me, li ama con la A maiuscola»
Prodotto dal polistrumentista Enrico Dolcetto, questo brano rappresenta l’eterna gratitudine, l’amore e la riconoscenza che l’artista prova nei confronti di Lucio Dalla e della città di Bologna, che anni fa le ha spalancato le porte e le ha reso possibile fare incontri che hanno influenzato il suo percorso artistico.
Intervista a Roberta Giallo
Ciao Roberta, bentrovata su IMusicFun. “La città di Lucio Dalla” è il tuo nuovo singolo, disponibile in tutti i digital store da venerdì 4 marzo. Una data affatto casuale per raccontare il tuo forte legame con la città di Bologna e con Lucio Dalla. Cosa ti ha spinto a dedicar loro una canzone proprio nel 2022?
La canzone la scrissi poco dopo che Lucio “se ne andò”, un po’ per riavermi dal terribile vuoto lasciato dietro la sua scomparsa, un po’ perché desideravo rendergli grazie in qualche modo. È anche vero che le canzoni arrivano quando vogliono loro, ma allora non era tempo di “liberarla“. La ferita era troppo fresca e mi parve il caso di rispettare il dolore con il silenzio.
A dieci anni di distanza – ora che Bologna per prima, e poi il resto d’Italia, intende celebrare Lucio – anch’io ho sentito che era arrivato il momento di tirar fuori questa mia canzone, che definisco un’Ode pop a Dalla e a Bologna, la città che mi ha donato Lucio: collaboratore, amico e mentore speciale. Sono immensamente grata ad entrambi.
Da Senigallia a Bologna per inseguire un sogno. Cosa ha rappresentato e cosa rappresenta per te ancora oggi la città di Lucio Dalla?
Bologna, come dico nella canzone, mi è un po’ madre e un po’ figlia. Qui sono cresciuta. Qui ho trascorso gli anni più belli e di “svolta”. L’università, le amicizie, gli amori… e poi gli incontri speciali-karmici, umani e professionali. Bologna mi ha reso un’altra, o magari mi ha semplicemente aiutata a fiorire, a diventare quel che ero in potenza: un’artista libera, molto portata all’esperimento e alla trasversalità.
Bologna è stata una città maieutica! Dico che mi è anche figlia perché qui “ho seminato” e, dopo diversi anni, spero proprio di aver lasciato tanti bei ricordi a chi mi vuol bene, come persona, come musicista e come essere umano. È un luogo che sento mio, che mi è amico. Bologna è la mia famiglia e la mia casa.

“Quel che ho trovato qui non me l’ha dato mai nessuno. Per questo io resto qua”. Cosa ti ha dato Bologna, che non riuscivi a trovare a Senigallia? Che rapporto hai, oggi, con la tua città natale?
Bologna mi ha accolta e ha riconosciuto le mie inclinazioni. Qui sono “sbocciata artisticamente”. Qui hanno cominciato a premiarmi, a riconoscermi come artista e a rispettarmi in quanto tale. Lucio Dalla mi ha benedetta! E prima ancora lo ha fatto Mauro Malavasi. Bologna mi ha fatto sentire a casa.
Senigallia è la città in cui sono nata e in cui ho frequentato il liceo. Ho un legame particolare con questo luogo, certamente d’amore, ma anche parecchio conflittuale. È stata la città della mia formazione, ma a volte mi sono sentita un’estranea. Al liceo classico, per esempio, devo confessare che non sono stata accolta subito. Ho dovuto faticare parecchio per farmi accettare, per non “risultare troppo strana”. A volte sono stata un po’ emarginata, diciamo così, ma in adolescenza credo capiti a molti.
Non vi racconto queste cose per essere compatita, né incolpo nessuno. Non posso però negare di aver vissuto qualche disagio, di essermi sentita aliena, “non voluta”, non compresa, mai accettata fino in fondo per quel che ero. Ora però “il conflitto” si sta sanando. Sono cresciuta e crescendo tendo a perdonare, a tenere il buono e a scordare il resto, per non avere macigni sul cuore e volare leggera nel cielo grande della vita.
Ci racconti com’è nata “La città di Lucio Dalla”?
Ero nella mia penultima casa (a Bologna ne ho cambiate dieci). Forse avevo appena ascoltato un pezzo di Lucio… per sentirlo vicino. Sono andata al piano, lo pensavo, un po’ piangendo e un po’ sorridendo… ed è uscita fuori questa canzone. Ricordo di essere stata felicissima di averla scritta, di aver incastonato vita e gratitudine in una canzone. Le canzoni sono eterne. La mia è e sarà dunque una canzone d’eterna gratitudine a un essere speciale, il mio mago di Oz… e ad una città altrettanto speciale.
Lucio è stato tuo mentore e grande amico. C’è un aneddoto o un ricordo che rievochi quando magari sei un po’ giù e che ti fa tornare subito di buon umore?
Diversi. Ti racconto questo. Una volta Lucio venne a casa mia per girare con me dei video, che dovevo infilare dentro un mio spettacolo che mi stava producendo. Quando andò sul terrazzo mi disse che lui, proprio su quel terrazzo, da bambino faceva i compiti insieme ad un amichetto e che gli sembrava incredibile di averlo ricordato. Beh, secondo me, disse una bugia! Ma se la disse, credo lo fece per avvicinarsi di più a me, per farmi credere ancora più fortemente nella predestinazione del nostro incontro. Lucio diceva grandi verità anche quando mentiva, o forse non mentiva… chissà? Ecco, Lucio è il mio personale Mago di Oz. Mi voleva bene e faceva di tutto perché io lo sentissi vicino! Se solo potessi cantargli, o urlargli quanto mi è caro e quanto gli sono grata. Forse la mia canzone lo raggiungerà. Me lo auguro!
Dato che sei una grande appassionata di pittura, come dipingeresti Lucio Dalla? Qual è la prima immagine che ti viene in mente?
Un omino stilizzato piccino piccino, con un cappellino, gli occhiali tondi tondi e un po’ di peli bene attorcigliati sulle braccia. E poi, un immancabile braccialetto di turchesi. Ne portava molti ai polsi. Lucio era proprio forte! Era una cartola pazzesca, come si direbbe a Bologna!
Il 4 marzo, insieme ad Ernesto Assante, hai portato in scena “Il mio incontro con Lucio Dalla”. È uno spettacolo che porterete in giro per l’Italia o si è trattato di un evento unico e irripetibile, pensato per ricordare l’artista nel giorno del suo compleanno?
Lo porteremo in giro, spero il più possibile. La prima data è stata un vero successo. Del resto eravamo a Bologna il giorno del suo compleanno e c’era tanto bisogno di lui. Al momento è prevista una seconda tappa a Monaco-Montecarlo il 9 giugno, al Théâtre Des Variétés. Ne sono felice, perché la sua musica deve essere esportata!
Adesso cosa bolle in pentola? Stai già lavorando a qualche nuovo progetto?
Nuove canzoni, concerti vari e il tour del mio ultimo album “Canzoni da Museo”. Poi ci sarà il tour dello spettacolo insieme al giornalista e scrittore Federico Rampini, con cui sono reduce da tre giorni di spettacoli insieme all’Orchestra Sinfonica Abruzzese diretta dal Maestro Valentino Corvino. E ci sarà anche un film. Tornerò infatti sul set per raccontare la storia del MEI Meeting degli Indipendenti in “I mei primi 25 anni” dei registi Marco Melluso e Diego Schiavo, con cui ho inaugurato il mio percorso da attrice nel film “Il conte magico”, che mi è anche valso il Premio come migliore attrice protagonista al Symbolic Art Film Festival di SanpietroBurgo.
Roberta, grazie per essere stata qui con noi. Buona musica e in bocca al lupo per tutto!
Ma grazie di cuore a voi, e in bocca al lupo! Ne abbiamo tutti bisogno! Smack
Classe 1998, negli ultimi 4 anni ha collaborato con diverse emittenti radiofoniche. Di notte recensisce musica, di giorno ne parla con gli artisti. Nostalgica ed empatica, scrive spesso nei giorni di pioggia. La musica? Un ricordo senza origine che ha ribaltato ogni prospettiva.