La nostra intervista a Federica Abbate in occasione dell’uscita di “Canzoni per gli altri”, fuori a partire da venerdì 22 settembre per Carosello Records / Epic.
Composto da 9 tracce, è un songwriter album in cui convivono sonorità pop e urban mostrando sia il talento che la versatilità della cantautrice milanese. Tra gli ospiti del progetto, spiccano i nomi di: Alessandra Amoroso, Ana Mena, Elisa, Francesca Michielin, Matteo Romano, Emis Killa, Fred De Palma, Mr.Rain, Nashley e Franco126.
In attesa di ascoltarla dal vivo, con un imperdibile live in programma il 26 novembre a Milano in Santeria Toscana 31, scopriamo insieme a Federica come si è sviluppato il processo creativo di questo lavoro.
Intervista a Federica Abbate
Com’è nata l’idea di realizzare un featuring per ogni traccia?
«Nella mia vita ho sempre collaborato e scritto canzoni per gli altri, quindi non c’era cosa più naturale del farlo nel mio primo album. La Federica autrice ha dialogato liberamente con la Federica artista, unendo queste due anime. La Federica artista ha cantato, mentre la Federica autrice ha scelto quale collega era più affine a una certa canzone, a un certo mondo, a un certo tipo di fraseggio melodico e di scrittura. Pur avendogli dato delle cose, non era affatto scontato che questi artisti decidessero di restituirmi qualcosa indietro. Di questo ne sono veramente felice, perché non potevo chiedere di più».
Nell’omonimo singolo apripista, collabori con Elisa. Quali credi siano i punti di contatto tra voi due?
«Ce ne sono tanti, sicuramente anche caratteriali, perché siamo simili a livello di modo di vedere la vita. Elisa è una persona meravigliosa e poi è un’autrice anche lei, anzi, secondo me è la più grande autrice che abbiamo in Italia. Un brano come “Canzoni per gli altri” non poteva chiedere che la più grossa autrice che avevamo in Italia per completare il senso della canzone stessa. Oltre che super disponibile, Elisa ha realizzato un mio sogno, perché comunque sognavo di averla al mio fianco su questo pezzo che considero una sorta di manifesto».
In questo progetto, come al solito, la tua penna si pone al centro della narrazione. Quanto è stato catartico dedicarti a un progetto tutto tuo?
«È stato importante, perché comunque è un flusso di coscienza che è iniziato in realtà un bel po’ di anni fa, nel momento in cui avevo difficoltà nell’accettarmi nella mia totalità, non solo in quanto artista, ma anche in quanto donna con un proprio aspetto e con i propri difett. Dialogare con se stessa mi ha permesso di fare pare con questa continua dualità tra artista e autrice. Insomma, è stato quasi terapeutico».
Title-track a parte, quali altre tracce ti hanno permesso di tirare fuori veramente chi sei?
«Sicuramente “Grandine” su tutte, è la canzone dove forse mi metto a nudo. Essendo io una maniaca del controllo, avevo bisogno di accettare un po’ il rischio di cadere nel vuoto, un qualcosa che in genere cerchiamo di non fare, però è quello che in realtà ci salva la vita, che la cambia».
A proposito di Sanremo, ci sei andata vicino due volte come artista, partecipando a Sanremo Giovani. Quest’anno, invece hai co-firmato come autrice ben tre pezzi tra quelli in gara. Partecipare in gara al Festival resta un tuo obiettivo per il futuro?
«Beh sì, mi piacerebbe tantissimo, perché poi credo che per chiunque faccia musica quello sia un palco importantissimo, quindi spero di potermi guadagnare sicuramente uno spazio anche grazie a un progetto come “Canzoni per gli altri”. Che possa pian piano darmi l’opportunità di arrivare anch’io al pari dei miei colleghi e diventare meritevole di un palco così importante».
Il prossimo 26 novembre ti esibirai live a Milano, alla Santeria, per un live tutto tuo. Nella tua testa, ti capita di fare un identikit sia fisico che elettivo del pubblico che ti segue?
«Li immagino molto simili a me, perché parlando di cose che mi sono vicine, una persona può chiaramente riconoscersi e rivedersi nelle mie stesse. Questo vuol dire che comunque c’è un’affinità, che può essere nei confronti della natura, o nel non sentirsi a disagio nel parlare delle loro insicurezze, ma allo stesso tempo che dimostrano di avere la forza e la voglia di tirarsi fuori».
Per concludere, prendendo spunto dal titolo del progetto, qual è l’aspetto che più ti affascina durante la fase di composizione di una canzone?
«Ogni volta che scrivo penso che sia veramente un miracolo, può sembrare banale, ma scrivere è un dono, un qualcosa che non avviene sempre, bensì una tantum. Scrivere un brano speciale mi capiterà due o tre volte l’anno ed è proprio questo che a me affascina. In più, ho sviluppato una sorta di ossessione per la melodia, per questo mi piace continuare a ricercare soluzioni complesse, ma allo stesso tempo semplici. Questa alternanza tra semplicità e complessità che si traduce in due minuti e mezzo di canzone, è la vera magia».
Videointervista a Federica Abbate
Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte di raccontare. È autore del libro “Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin” (edito D’idee), impreziosito dalla prefazione di Amadeus. Insieme a Marco Rettani ha scritto “Canzoni nel cassetto”, pubblicato da Volo Libero e vincitore del Premio letterario Gianni Ravera 2023.
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