La carriera di J Ax è stata caratterizzata da numerosi alti e bassi di cui l’artista, per anni colonna del progetto Articolo 31, ha parlato in una lunga intervista rilasciata al podcast One More Time di Luca Casadei.
“Da piccolo ho sofferto di mutismo selettivo a causa dei bulli, in provincia sembrava di essere in Stranger Things. Ma per me Milano è stata una città inclusiva.”
Il rapper prende spunto dal disco Di Sana Pianta, un album non capito dal pubblico e di conseguenza considerato pochi mesi dopo l’uscita un colossale flop.
“Di sana pianta, un disco ad alto budget in cui credevano tutti. Giornalisti, casa discografica, produttori. Una previsione di vendita di oltre trecentomila copie, alla fine ne abbiamo vendute solo trentamila. La casa discografica mi disse “non vogliamo più sentir parlare di te”, mi mandarono a fare i concerti nelle sagre di paese. Iniziai a drogarmi come un pazzo, stetti malissimo.”
J Ax, in un’intervista ricorda i momenti bui
J Ax ricorda gli inizi con la musica.
“Iniziai il percorso musicale con un amico, avevamo creato il progetto Bombe in Stereo. Facevamo schifo. Poi iniziai una carriera come PR in discoteca, incominciando a fare rap sulle canzoni messe dai dj. Il pubblico era ostile, volevano l’house.
Poi nel locale Amnesy, sotto la direzione di Joe T Vannelli, conobbi il dj Vladimiro, fratello di Dj Jad. Da lì è partito tutto. Diventai subito un integralista del rap, uno di quelli che oggi mi darebbero del venduto. Agli inizi solo Albertino, contro tutti, ci passò in radio. Diventammo famosi, ma non avevamo una lira.
Abbiamo perso un sacco di soldi, oggi direi che non è etico far firmare dei contratti a dei ragazzi così giovani senza un rappresentante.”
J Ax, poi, ricorda il divorzio artistico da Dj Jad.
“In realtà “Domani smetto” è stato il mio primo album da solista, anche se sulla copertina c’era il nome Articolo31. Avevamo bisogno di prendere strade diverse, ma da lì in poi la scena rap ha iniziato a darmi del venduto. Tutti i rapper di quella generazione lì sono falliti. Riuscire a fare delle hit uscendo dal mio genere mi ha salvato la carriera.”
J Ax parla del rap della generazione Z
“Oggi il successo dei rapper dura pochi mesi, se non settimane. Ma non è colpa loro, l’algoritmo dello streaming premia il binge listening; non vai in classifica in base a quante persone ti ascoltano, ma per quante volte lo fanno. C’è molta pressione sui ragazzi.”

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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