Jet

Il supergruppo italiano I Hate My Village accompagnerà, come special guest, la band Jet nelle due date italiane, saranno di scena in Italia giovedì 26 settembre all’Alcatraz di Milano e venerdì 27 settembre all’Orion di Roma.

La band formata da quattro protagonisti assoluti della musica indipendente italiana: Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion), Fabio Rondanini (Calibro 35, Afterhours), Marco Fasolo (Jennifer Gentle) e Alberto Ferrari (Verdena), ha rilasciato il nuovo disco “Nevermind The Tempo” il 17 maggio. Un album che è un elogio dell’approssimazione come risposta all’assillante ricerca di perfezione del nostro tempo. È la fusione brillante, selvatica e sfacciata di quattro artisti diversissimi ma capaci di completarsi alla perfezione, in modo naturale e istintivo, plasmando un mosaico sonoro disallineato ma meticolosamente assemblato, formato da tasselli imprecisi di intuizioni sorprendenti, combinazioni irriverenti e contaminazioni che corrodono ogni regola o equilibrio precostituito.

Dalla jam vorticosa e spregiudicata registrata su nastro dal vivo e avvolta in una nebbia psichedelica di Artiminime a quella pseudoafrobeat ipnotica, tribale e futuristica dalla quale sgorga Water Tanks, popolata da visioni d’oltremare e strani segnali remoti.

E poi il vagabondare senza direzione, ma su una strada ben precisa, di Italiapaura, una giostra di sibili, ritmi e spirali di pad scivolosi e rullanti, corde di nylon e acustiche e linee africane e suoni dritti in faccia; il procedere sbilenco di Eno Degrado, attraversata dall’atmosfera sferzante e umida del giorno grigio in cui è nata. L’energia afrodisiaca di Mauritania Twist, una cavalcata a dorso di cammello con i Flaming Lips nelle cuffie, precipita nel ritmo inquieto e obliquo di Erbaccia, dove la voce piena di sentimento si culla su una jam lenta e lunare, in cerca di emozioni profonde.

Jim invece è una canzone soul che si scioglie in un arcobaleno, che si ramifica in un fitto bosco. Apparentemente spensierata, è piena di dubbi e malcontento, spaesata, dolorosa. L’unica traccia strumentale del disco, Dun Dun, è in bilico tra stasi e costante movimento da un piano immaginario all’altro: una composizione lunga e ipnotica, mai del tutto regolare, dove appaiono elementi magici, animali giganti ed eremiti cosmici.

Come Una Poliziotta nasce invece in un garage di Castel Gandolfo, occasione creativa in una giornata improbabile e fredda. Infine, Broken Mic, una meditazione senza pretese dove la chitarra suona come un pianoforte, la batteria canta e la voce stride come una radiolina.

VIRGIN RADIO è media partner delle due date italiane

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