Morgan, durante l’ultima puntata del programma StraMorgan, ha parlato dello streaming proponendo un punto di vista personale e, tanto per cambiare, piuttosto critico.

In un monologo l’ex Bluvertigo si domanda: “Dove sono le canzoni?”

La risposta è immediata.

Le canzoni sono il mio bagaglio culturale. E cos’è un bagaglio culturale? È una collezione di scelte accurate, archiviate, che sono disponibili all’uso. I sistemi odierni ci prendono tutto e lo chiamano condivisione, cioè sottrarre senza pagare. Compreso quello che paghiamo pure. Lo paghiamo e non ce lo danno. Loro però non pagano. La Siae non è riuscita a fare l’accordo con Meta. Loro non vogliono dare i diritti d’autore. Forti eh? Loro usano le nostre cose, diventano i potenti del mondo e non vogliono pagare.”

Morgan prosegue.

Da quando esiste l’archiviazione in rete, non si torna a casa con in mano l’oggetto. Dopo averlo pagato rimani a mani vuote. Hai una ricevuta che ti permette di utilizzarlo. Lo usi e torna nell’entropia, nella nuvola, dove io non posso entrare. Appartiene a un altro.

Noto che anche persone intelligenti e colte non mettono in discussione questi aspetti coercitivi della tecnocrazia. Li accettano passivamente oppure con delle blande critiche, fino a trovarsi totalmente sottomessi, manipolati, passivi nell’arrendevole idea che il mondo va così. Quindi, il mondo va così, è lo standard, è incontestabile. Perché non c’è alternativa.”

Il cantautore e musicista conclude il suo discutibile monologo.

Per tutti è normale quel che non è normale. Ovvero: che se io compro musica digitale non mi viene consegnato un file, ma un accesso a un luogo dove c’è il file. È esattamente come dire che compro una t-shirt, ma non me la danno. Lo tengono loro e io se voglio posso andare là, la metto, faccio un po’ di giri, mi specchio e poi torno a casa. Ma lo spirito critico che fine ha fatto? Sotterrato? Lo dico a chi vuole uscire da questo torpore: è un vero e proprio abuso. Qualcosa per cui avremmo dovuto lottare da più di dieci anni.”

L’ultima puntata ha ottenuto 306.000 telespettatori con il 3,44% di share (peggior ascolto dei quattro appuntamenti). Media di ascolto 339.000 (share 4,37%), dato falsato dai dati della seconda puntata, andata in onda più tardi (365.000, share 6,63%)

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