Pianista Indie

Dopo “Patagonia“, Pianista Indie torna con un nuovo singolo: “La Droga“, dove archi, grilli e pianoforte sono i perfetti compagni di viaggio per parole che disegnano un quadro ricco di citazioni e grondante di dettagli trasportati dal quotidiano all’infinito.

La vita è troppo breve per non essere vissuta con passione e voracemente. La mia paura più grande è quella di arrivare alla fine del viaggio e non aver goduto del panorama. Sarebbe uno spreco insopportabile. Per questo ho scelto “di lasciare il tempo dentro gli orologi delle mie cattive abitudini” e di vivere le mie passioni senza orologio alla mano.  Ho provato ad allontanarmi da loro, ma vivo peggio e non mi riconosco. Le nostre passioni pulsanti – non il nostro lavoro – sono il motivo di questa esistenza ed è così che voglio viverla.  Questa canzone è un’istantanea della mia vita fino ad oggi: non mi dire cosa devo fare perché non lo farò mai“.

Intervista a Pianista Indie

Bentrovato, come stai?

Sono abituato a rispondere tutto ok. In realtà sono un po’ sotto pressione, perché sto lavorando molto ed il futuro è incerto. Nulla di nuovo, insomma, ma meglio rispondere “tutto ok”. 

Prendo in prestito il titolo del tuo nuovo singolo per chiederti: qual è la tua droga?

Sai, sto ancora sperimentando parecchio ma tutto sommato direi che la musica è ancora in top list. 

Un nome d’arte, Pianista Indie, ed una maschera. Come mai hai deciso di rendere così misteriosa la tua identità? La maschera ha per te un significato particolare?

No, è solo un simbolo. Nulla di più. In fondo tutti indossiamo maschere ogni mattino al risveglio. Non ho inventato nulla. Quando la porto però, riesco a dire cose che senza magari non direi. É come essere sotto l’effetto dell’alcool. Potrei farne tranquillamente a meno, ma ora mi ci sono affezionato.

Se avessi a disposizione soltanto tre parole, come definiresti Pianista Indie? E l’uomo che si cela dietro la maschera?

Pianista – Indie – Cantautore.

Ci racconti com’è nata “La droga”?

La Droga” parla di passioni e mi piace molto la definizione che alcuni ne hanno dato:  “Una canzone sulla decadenza dell’individualità”. Credo sia fantastica. É nata al piano, come tutte le mie canzoni. 

La canzone inizia e termina con il frinire dei grilli. Cosa rappresentano nel tuo immaginario questi insetti?

Li usavo molto quando ho iniziato a pubblicare le prime canzoni con Pianista Indie. Registravo in campagna, era estate e il frinire dei grilli entrava nei microfoni. Piuttosto che impazzire per attenuare il loro suono, ho preferito trovargli un posto nella mia musica. E poi, insieme al piano suonano davvero bene. Credo che il Maestro Morricone sarebbe contento di questo abbinamento. 

Perché hai scelto di lasciare il tempo dentro gli orologi delle tue cattive abitudini?

Le cattive abitudini non sono necessariamente nocive. E le buone abitudini, al contrario, alle volte possono arrecare danni. Io, nella cattive abitudini, talvolta mi trovo a mio agio e riesco a creare un micro ambiente equilibrato. Quindi, tanto vale passarci del tempo. Meglio se di qualità. 

Sembri un po’ depresso, conosci te stesso”. Ci spieghi questa frase?

È un invito. Un’esortazione. Invece che chiedersi “Sono felice?”, bisognerebbe domandarsi “Conosci te stesso?”. Molte volte abbiamo paura di conoscerci, ma questo è un errore. Dentro di noi c’è infatti tanta bellezza, che è solo intossicata dalla vita di tutti i giorni. 

Tra una citazione e un dettaglio della nostra quotidianità, il testo di questo tuo nuovo singolo sembra celare una sottile critica alla nostra società. Ecco, Pianista Indie come vede il mondo che lo circonda?

Ma perché a te piace questa società? Direi che il mondo, già da un po’, non sta andando in una bella direzione, ma la mia canzone non vuol essere polemica. È un elenco di immagini, eventi, momenti che contraddistinguono la nostra vita. Mi sono limitato a fare una lista, poi ognuno gli dà il significato che vuole, com’è giusto che sia.

La scorsa estate hai aperto i concerti di Bugo. Qual è stato il vostro punto di contatto e cosa ti porti di quell’esperienza?

Il punto di contatto è stato la musica. Come sempre. Io e Bugo abbiamo pubblici compatibili ed è stato interessante far arrivare le mie canzoni a chi non le conosceva per niente. Ho suonato piano e voce, che in alcuni casi è la dimensione che preferisco. Per me un’estate in tour è sempre un’estate da ricordare. In fin dei conti, il live è la parte più affascinante di questo mestiere. 

Grazie per essere stato qui con noi. Buona musica e in bocca al lupo per tutto!

Grazie a voi per avermi ospitato. Un saluto a tutti i lettori. A presto. 

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