Sillaba

Dopo il singolo “Paralleli“, il trio indie napoletano tutto al femminile Sillaba – composto da Federica Ottombrino, Carla Boccadifuoco e Ludovica Muratgia – torna con una canzone densa e pervasiva dal titolo “Tu Suono di Tutte le Cose“.

“Chi è il ‘suono di tutte le cose’? Può essere una persona amata, un pensiero, un luogo capace di creare una pasta musicale, una colonna sonora che genera un legame. In una realtà in cui siamo sempre più separati, in cui incontrarsi è sempre più difficile, la musica – con la sua intrinseca capacità di sentire l’invisibile – diventa un bisogno. Il sentire, infatti, è la più fine e complessa attitudine alla relazione che esista. Musica e persona sono un’unica cosa, l’una non può vivere senza l’altra”.

Inoltre, secondo le tre artiste, credere che ogni persona abbia un proprio mondo sonoro permette la nascita di un codice magico e di una vibrazione collettiva. Se ci abbandoniamo alle percezioni più intime, dunque, non è più necessario sapere chi siamo per riconoscerci e sentirci uniti nella forma.

Il brano – che abbraccia un immaginario onirico, fondendo sonorità elettroniche, cantautorato e un raffinato gusto pop – è strutturato in due parti: la prima, in maggiore, rappresenta l’abbandono al sonno; la seconda, in minore, traduce in un’esperienza acustica l’inquietudine del risveglio. Le protagoniste indiscusse sono le voci, non solo quelle fatte dalle parole, ma anche quelle dei cori ritmici, dei respiri e delle risate, che seguono tutto il brano creando una tensione emotiva costante.

La parte ritmica vede invece un set ibrido, fondendo l’utilizzo di beat elettronici con un groove di batteria acustica, per poi lasciare spazio a un synth bass che, colpendo per via muscolare l’ascoltatore, genera un piacere percepibile con il corpo.

Sillaba, il videoclip di “Tu Suono di Tutte le Cose”

Il videoclip di “Tu Suono di Tutte le Cose” è stato girato da Ena Serra all’interno delle sale del CAM – Casoria Contemporary Art Museum.

“Il video inizia con un ‘effetto ecografia’, che lascia intravedere le nostre orecchie che si alternano: un rimando a tre piccoli embrioni. L’orecchio è quanto usiamo per sentire i suoni ed è ciò che consente la connessione tra le persone. Abbiamo scelto l’ecografia per porre l’accento sull’osservazione del nostro mondo interiore”.

Grazie alla rottura di una placenta, si inizia poi a intravedere la nascita di ognuna delle tre ragazze e il loro risveglio separate, ognuna in una stanza.

“L’ ascolto reciproco e la musica condivisa ci permetteranno di superare la separazione e di ritrovarci unite, in un’unica stanza bianca, per suonare. Man mano che la musica cresce, la situazione regredisce, fino a riportarci in un’unica placenta, prova del nostro legame”.

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