Sixto Rodriguez

E’ morto a 81 anni il leggendario Sixto Rodriguez, cantautore folk rock di Detroit simbolo, a sua insaputa, della lotta contro l’apartheid in Sudafrica.

A darne notizia è stato lo staff, con una nota pubblicata sul sito ufficiale dell’artista e sui canali social.

“È con grande tristezza che noi di Sugarman.org annunciamo che Sixto Diaz Rodriguez è deceduto oggi. Porgiamo le nostre più sentite condoglianze alle sue figlie – Sandra, Eva e Regan – e a tutta la sua famiglia.”

Sixto Rodriguez

Nato il 10 luglio 1942 a Detroit da genitori messicani, Sixto Diaz Rodriguez ha vissuto gran parte della sua vita nell’oscurità. La sua musica, intrisa di poesia profonda e melodie toccanti, avrebbe dovuto guadagnargli una fama globale, ma ciò non accadde. Rodriguez ha pubblicato due album, “Cold Fact” nel 1970 e “Coming from Reality” nel 1971, entrambi caratterizzati da canzoni che affrontano temi sociali, politici e di protesta. Tuttavia, questi album non hanno ottenuto il successo sperato negli Stati Uniti e Rodriguez sembrava scomparire dalla scena musicale.

Mentre Rodriguez rimaneva praticamente sconosciuto negli Stati Uniti, la sua musica iniziò a viaggiare attraverso i confini e a prendere piede in luoghi inaspettati, come il Sudafrica. Le sue canzoni, con testi che affrontavano questioni di ingiustizia, oppressione e speranza, hanno colpito una corda sensibile tra gli attivisti e i giovani dell’epoca dell’apartheid. Le sue parole sono diventate un inno per coloro che cercavano un cambiamento radicale.

Curiosamente, la leggenda raccontava che Rodriguez fosse morto, spinto al suicidio sul palco durante una performance. Tuttavia, la verità era molto diversa. Grazie all’impegno di alcuni appassionati fan e ricercatori, è stato scoperto che Rodriguez era ancora vivo e che la sua musica aveva trovato una seconda vita dall’altra parte del mondo.

Negli anni ’90, Rodriguez ha finalmente conosciuto la sua rinascita artistica, con una serie di concerti sold out in Sud Africa. Gli spettatori si sono riversati in massa per ascoltare dal vivo la voce che avevano amato attraverso i dischi. Il documentario del 2012 “Searching for Sugar Man”, vincitore di un Premio Oscar, ha catturato questa straordinaria storia di ricerca, riscoperta e successo inaspettato, portando Rodriguez sotto i riflettori globali.

 Nel 2016 Cesare Cremonini parlò del cantautore di Detroit, dedicandogli un articolo sul sito ufficiale.

“Tra i cantautori che preferisco c’è Sixto Rodriguez, un americano di origini messicane che pubblicò tre album nei primissimi anni settanta e poi, visto l’umiliante risultato di vendite riscontrato dai suoi dischi, scomparve nel nulla, tornando alla dura vita dei sobborghi di Detroit come operaio in cantieri edili e per ditte di demolizione. Leggende popolari lo diedero per morto, almeno fino al 1997, quando sua figlia lo riconobbe casualmente in una foto su Internet scoprendo che le canzoni di suo padre erano diventate il simbolo della lotta contro l’apartheid in Sud Africa. La storia di Rodriguez, oggi per tutti una rockstar, gli appassionati di musica e di cinema la conoscono bene.

Io l’ho presa in prestito per riformulare una domanda che mi faccio da quando ho cominciato a scrivere canzoni: saremmo capaci di creare senza cedere al desiderio di condividere ciò che si è prodotto, chiederne conferma, desiderare “like” o cuoricini? Senza la smania di essere letti, guardati o ascoltati? Oppure l’esibizionismo è una legittima parte del processo creativo?”

Qui il testo completo.

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