I The Neighbourhood arrivano con l’unico appuntamento italiano del “The Wourld Tour” lunedì 4 maggio 2026 all’Unipol Forum di Milano. Qui il link per l’acquisto dei biglietti.
Il 14 novembre uscirà il nuovo disco “ (((((ultraSOUND)))))) che segna il grande ritorno della band dopo cinque anni di attesa.
(((((ultraSOUND))))) è un disco che sembra più un rinnovamento che un ritorno. La band californiana che ha definito la malinconia pop in bianco e nero degli anni 2010 ha ritrovato le proprie sfumature.
Registrato prima ai Conway Studios di Los Angeles con il collaboratore di lunga data Justyn Pilbrow, poi completato in una piccola sala prove di Van Nuys chiamata The Beehive con la produzione di Jono Dorr, (((((ultraSOUND))))) cattura Jesse Rutherford, Zach Abels, Jeremy Freedman, Mikey Margott e Brandon Fried che si ritrovano dopo una pausa di tre anni. “Non eravamo obbligati a realizzare questo disco”, dice Abels. “Siamo tornati perché lo volevamo. È stato come tornare in garage: divertente e senza troppi controlli”.
Senza scadenze imposte dall’etichetta discografica e senza nessuno che li controllasse, le sessioni si sono svolte in modo naturale. “Nessuno ci diceva cosa dovevamo fare”, dice Fried. “Per la prima volta eravamo autonomi: niente etichetta, niente contratto, solo noi che decidevamo di fare di nuovo musica”.
In quindici tracce, la band abbandona le apparenze e privilegia le emozioni rispetto all’apparenza. “Private”, la canzone che dà il titolo all’album, trasforma l’introspezione in un ritmo ipnotico. “A volte non trovavo le parole”, dice Rutherford. “Ci sarebbe voluto un ecografo per vedere cosa provavo, per guardare dentro di me e dire: ‘Oh, ecco cosa sta succedendo’”.
Il grigio, il colore che un tempo rifiutavano, attraversa (((((ultraSOUND))))) come una silenziosa rivelazione. Nel 2013 avevano persino scritto “No Grey” come dichiarazione di assoluti. Ora quella tonalità compare nella copertina e in diverse canzoni, metafora di sfumature e crescita. “Prima era tutto bianco o nero”, dice Rutherford. “Ora è grigio”.
(((((ultraSOUND))))) suona come una band che non ha nulla da dimostrare e tutto da dire: cinque musicisti che riscoprono l’equilibrio tra controllo e caos che li ha resi importanti in primo luogo.

Roberto Padovan (Bassano del Grappa, 1986) è autore e aspirante giornalista. Appassionato di musica e cultura pop, scrive articoli, interviste e approfondimenti che uniscono analisi e racconto. Con uno sguardo curioso e attento alle nuove tendenze, esplora il panorama musicale contemporaneo valorizzando le storie e le voci che lo animano.
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