Emma

La nostra intervista a Emma Marrone in occasione dell’uscita di “Souvenir”, un vero e proprio viaggio come suggerisce il titolo stesso. Si tratta del settimo album di inediti della cantante, fuori per Capitol / Universal Music dal 13 ottobre, un lavoro che arriva dopo la raccolta “Best of me” che faceva un po’ il bilancio del suo primo decennio di carriera.

Se fino a questo momento i dischi di Emma l’hanno sempre in qualche modo assomigliata, l’impressione è che questo disco la rappresenti per filo e per segno, perché le canzoni non sono semplicemente arrivate, ma sono state proprio cercate. Approfondiamo i dettagli di questo progetto direttamente dalla viva voce della protagonista.

Intervista a Emma

Consideri questo lavoro come un nuovo punto di partenza all’interno del tuo percorso?

«Assolutamente sì, per me con “Souvenir” si chiude un cerchio e se ne apre un altro. Ovviamente facendo tesoro dei miei quattordici anni di carriera, dove di cose ne sono successe tante. In questo momento, però, è come se si riazzerasse una prima parte della mia carriera e ne iniziasse un’altra. Quindi sono carica, emozionata ed entusiasta come al primo giorno di scuola».

Potremmo definire “Souvenir” il tuo disco più autobiografico? Quello in cui magari ti sei più raccontata e ti sei lasciata meno raccontare?

«Questo è un disco completamente autobiografico, ho smesso di avere paura di dire quello che sento, quello che penso fino in fondo e ho avuto la possibilità di farlo coadiuvata, supportata e sopportata da bravissimi autori, autrici e produttori. Quindi questo album è veramente creato, pensato, immaginato, proprio a 360 gradi, sotto ogni punto di vista, proprio da me insieme a tanti altri professionisti. In più, mi sono divertita a usare la mia voce in maniera diversa, non ho avuto più timore di modularmi, di cambiare, di esprimermi, anche di rischiare».

Emma Souvenir

In questo arco narrativo così intimo e personale, quanto ha influito esserti aperta nel docufilm “Sbagliata ascendente leone” sul successivo lavoro in studio?

«Credo che tutto quello che ho fatto negli anni precedenti, ma soprattutto nell’ultimo anno, abbia confluito alla creazione di questo album. “Souvenir” non è altro che il risultato di tutto quello che ho vissuto, di tutto quello che ho passato e lo racconto candidamente, in maniera onesta. Sono fermamente convinta che ogni esperienza della vita, sia artistica che professionale, sia sempre rientrata nei miei progetti artistici. Lo definisco un album senza paura, forse il disco della consapevolezza».

E questa nuova consapevolezza ha cominciato a prendere forma con “Mezzo mondo”, che ha rappresentato un primo passo verso il cambiamento. Non è stato un caso averlo individuato come apripista, no?

«No, non è un caso. La voglia di tornare con “Mezzo mondo” è stata sicuramente il primo approccio con il pubblico, perché è bello destabilizzare le persone che ti conoscono, ma non fino in fondo, perché alla fine neanche io credo di conoscermi fino in fondo. Quindi in questo singolo si riconosce sicuramente una Emma che è familiare, già vista e ascoltata, ma ci sono anche delle sfumature nuove che ti fanno dire, aspetta, che cosa può succedere ancora? Mi piaceva anche l’idea del testo, il concetto di “strada del ritorno”. Io torno, non voglio più guardarmi indietro, non voglio pensare alle cose brutte, ma voglio lanciarmi in questo viaggio all’insegna dell’ottimismo, con la voglia di tornare a bomba dalla mia gente».

Poi in estate è uscita “Taxi sulla luna”, la bonus track con cui si chiude l’ascolto di questo album. Quella con Tony Effe è di fatto una collaborazione che potremmo definire inaspettata, ma che si è rivelata funzionale e utile in questo tuo percorso di ricerca?

«Il feat. con Tony è stato sicuramente un bellissimo momento. Innanzitutto ho conosciuto un ragazzo meraviglioso, una di quelle persone che poi ti rimangono accanto. Ormai fa parte della mia vita, è un mio amico, gli voglio bene e so che anche lui mi vuole molto bene. E poi sì, mi piace l’idea che “Taxi sulla luna” abbia un po’ sparigliato le carte, regalandomi una fetta di pubblico nuovo. I ragazzi e le ragazze mi guardano con occhi diversi, si sono divertiti insieme a noi, perché hanno colto e accolto il fatto che io e Tony ci siamo veramente divertiti per tutta l’estate. Quando le cose sono fatte con sincerità, la gente lo percepisce, per cui sono molto orgogliosa di aver fatto questa esperienza».

Poi è arrivato il singolo attualmente in rotazione radiofonica: “Iniziamo dalla fine”. Un po’ il fulcro del disco se vogliamo, sia testualmente parlando che dal punto di vista sonoro. Mi verrebbe da dire una sintesi perfetta tra pop e urban, tra testa e cuore…

«È proprio questo il senso di questo disco: “Iniziamo dalla fine” perché quando le cose volgono al termine, la fine è sempre vista con un’accezione negativa. Invece non è sempre così, a volte quando le cose finiscono e tu le guardi con lucidità da lontano, riesci ad aprirti ad altri scenari. Si chiude una porta e si apre un portone, si chiude un cerchio e se ne può fare un altro ancora più grande. Ogni tanto focalizzarsi sulla fine delle cose fa bene, non bisogna sempre pensare a grandi inizi. Però, i grandi finali a volte possono insegnare davvero molto».

Una collaborazione molto attesa è quella con Lazza, come nascono l’incontro con Jacopo e il brano “Amore cane”? 

«Io e “Lazzinho” ci conosciamo da un bel po’ di anni, da prima che scoppiasse tra le sue mani questo meritatissimo successo. Lo reputo un grande artista, un grande musicista, una grandissima penna. Quando mi ha invitata a partecipare nella serata cover a Sanremo con lui, ero davvero contentissima. “Amore cane” è un pezzo a cui tengo molto, che non era nato come un feat, ma che Jacopo ha apprezzato al primo ascolto, proponendoci di aggiungerci le sue barre. Non è una collaborazione nata a tavolino, oppure uno scambio merce, tipo io vengo a Sanremo con te e tu mi fai il feat, ma un incontro tra due amici. Il risultato, a mio modesto parere, è un brano a metà strada tra una chicca e una bomba».

Emma

E poi c’è “Intervallo”, traccia che hai dedicato a tuo papà. Se la musica è davvero terapeutica, immagino che questa sia una delle canzoni che più ti hanno aiutato ad alleviare il dolore… o quantomeno ad addomesticare la rabbia…

«Più la seconda. Sai, il tempo non allevia il dolore, anzi per assurdo lo aumenta ed è come se questo buchetto diventasse sempre più largo. Però sì, la rabbia passa e soprattutto il senso di colpa. Per diverso tempo mi sono trascinata addosso un enorme senso di colpa, perché sono stata accanto a mio padre fino alla fine e… cavolo… gli unici due giorni in cui mi allontano per lavoro, costretta da lui, mi tira questo scherzo e se ne va senza di me. Ecco, questo senso di colpa mi ha letteralmente devastato, mi ha distrutto fino a pochissimo tempo fa. “Intervallo” racconta di quando ero a Roma e mi sono ritrovata ad affrontare questo viaggio, sapendo che lui il suo lo aveva appena finito di compiere. Però è stato liberatorio, è stato salvifico. Ringrazierò sempre l’empatia di Federica Abate, Franco 126 e Katoo che mi hanno aiutato a tirar fuori questo mio dolore e trasformarlo forse in una delle canzoni più empatiche e più dolci di questo nuovo album».

Discorso analogo per “Capelli corti”, che tu stessa consideri un po’ la canzone manifesto, quella che mette in luce il tuo animo cantautorale. Sbaglio o anche qui la rabbia lascia spazio a questa nuova presa di coscienza?

«Sì, questa canzone non è mia, mi è stata scritta da d.whale che conosce la mia storia, sa chi sono, quindi è entrato completamente nella mia psiche. “Capelli sciolti” non parla solo di me, ma di tante donne come me, di chi si è sempre sentita sbagliata, non all’altezza, perchè fisicamente o a livello di attitudine non incarnano lo stereotipo della donna che vogliono imporci oggi. In questa canzone, mi rivolgo a queste ragazze e dico loro che ci meritiamo di essere felici, di fare quello che vogliamo e di non sentirci continuamente giudicate. Siamo quello che siamo e meno male, ognuno di noi è libera di essere se stessa».

Un aspetto fondamentale è sicuramente l’utilizzo diverso della tua voce, quella che possiamo considerare da sempre la tua cifra. A livello di timbrica, il tuo graffio è presente, ma non è l’unico protagonista, ci sono altri colori e altre sfumature della tua vocalità che vengono marcatamente fuori. È come se quella serenità che stai cercando e che racconti nei testi, tu la portassi di riflesso nella tua voce che appare più calma, rilassata e leggera. È stato un processo naturale o qualcosa di cercato e di voluto?

«In realtà, il cambio dell’utilizzo della mia voce lo devo a un grandissimo artista e un grandissimo produttore, con il quale ho iniziato a lavorare dal giorno zero, che è Dario Faini. Lui sa tutto di me, mi conosce proprio nell’intimo. Dardust è stato il primo ad inserire in me il seme di questo cambiamento con “Ogni volta è così”, perché già lì avevamo iniziato a fare questa trasformazione. Io non credevo di essere in grado, invece lui mi ha bastonato in studio e ha fatto bene, perchè forse avevo paura di affrontare quel lato della mia voce. Un po’ come se il mio timbro fosse stato per diverso tempo un modo per mostrarmi una donna forte e grintosa, poi ho capito che utilizzare una voce leggera e sottile non ti porta a perdere il tuo piglio da donna orgogliosa. Quindi si è trattato di un processo spinto da Dario e che mi ha portato poi ad seguire completamente questa direzione in questo progetto».

Per concludere Emma, tu hai sempre deciso di vivere la tua vita in continuo movimento. “Souvenir” non può che essere il titolo ideale per dare l’idea di questo tuo mood decisamente “on the road”. Ma quando ti capita di fermarti e di pensare, quali sono gli aspetti e i punti fermi che ti rendono più orgogliosa del tuo essere donna e del tuo essere artista?

«Fortunatamente quando mi fermo… e ultimamente succede molto raramente, però va bene così… i miei punti fermi restano la mia famiglia e i miei amici. È bello tornare a casa e sapere di avere qualcuno che ti aspetta, quindi questo è il segreto della mia serenità».

Videointervista a Emma

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