Al Bano, Iva Zanicchi e molti addetti ai lavori si schierano contro l’ipotesi di un Festival lontano da Sanremo; la Rai valuta alternative, ma la Città dei Fiori rischia di perdere 75 anni di storia.
Al centro della disputa, la richiesta dell’amministrazione sanremese di un contributo annuale “non inferiore” a 6,5 milioni di euro per la concessione del marchio “Festival della Canzone Italiana” – cifra superiore del 30% rispetto agli attuali 5 milioni – e perfino una quota sugli introiti di Rai Pubblicità. Il tutto, a seguito della sentenza del Tar (confermata dal Consiglio di Stato) che impone l’assegnazione tramite bando pubblico.
Al Bano al Messaggero non usa mezzi termini: «Sarebbe come togliere gli Oscar da Hollywood. Sanremo è un patrimonio culturale, è emozione, è storia». Anche Iva Zanicchi, tre volte vincitrice del Festival, si augura un’intesa: «Romanticamente spero che Rai e Comune trovino un accordo. Sanremo è la culla della musica leggera italiana».
Mario Maffucci, storico dirigente Rai e a lungo responsabile della manifestazione, invita alla prudenza: «Sembra una mossa strategica per rinegoziare. Ma un Festival itinerante cancellerebbe la magia dell’Ariston».
Più diretto Adriano Aragozzini, ex patron del Festival: «Le richieste del Comune sono assurde. Ai miei tempi versammo 4 miliardi l’anno, con l’impegno di costruire una nuova struttura. Ma non fu fatto nulla. Se la Rai se ne andasse, a perdere davvero sarebbe Sanremo».
Anche l’industria musicale si schiera: «Sanremo senza Rai è una scatola vuota», commenta Enzo Mazza di FIMI. E Giancarlo Leone, ex direttore di Rai 1, aggiunge: «Solo la Rai può sostenere un evento di questa portata».
Se non dovesse raggiungersi un accordo, la Rai potrebbe optare per altre soluzioni: Torino, dove si è svolto con successo l’Eurovision 2022, è tra le candidate. Un’altra ipotesi è trasformare il Festival in una manifestazione itinerante, ma ciò comporterebbe la perdita del nome “Sanremo” e dell’identità storica legata alla Città dei Fiori.
Il Comune di Sanremo, intanto, mantiene il riserbo. I risultati dell’analisi della proposta Rai, affidata a una commissione dedicata, arriveranno entro la settimana. Nel frattempo, il “no comment” ufficiale nasconde probabilmente la consapevolezza che un compromesso sarà necessario. In gioco ci sono 75 anni di musica, memoria collettiva e un marchio che va ben oltre una semplice città.
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