Durante una recente intervista concessa ad Apple Music, Bono, voce storica degli U2, ha condiviso riflessioni profonde sulla sua carriera, il significato dell’arte, le dinamiche della band e il futuro della musica. Dalle esperienze personali nate con lo spettacolo “Stories of Surrender“, al nuovo corso creativo degli U2, Bono si è raccontato con sincerità e autoironia, toccando anche momenti cruciali come il Live Aid e la temporanea assenza del batterista Larry Mullen Jr..
Bono ha ricordato con affetto la presenza di Noel Gallagher e di suo figlio durante una replica londinese di Stories of Surrender, uno spettacolo teatrale autobiografico fatto di musica, parole e ricordi. «Appena salgo sul tavolo in scena, succede di tutto: diventa un letto d’ospedale, un tavolo da cucina o una sala operatoria. Il figlio di Noel, vedendomi lì sopra, ha esclamato: ‘Bono ha perso la testa!’». Ma è proprio quel tavolo il centro simbolico di uno spettacolo dove si fondono ironia e intimità.
Parlando del suo libro “Surrender“, Bono ha sottolineato come il processo di scrittura lo abbia trasformato. Non solo un viaggio autobiografico, ma un percorso di crescita personale e spirituale. Citando Valarie Kaur, attivista sikh, ha affermato: «L’ascolto profondo è un atto di resa. Ascoltare non legittima, ma restituisce umanità».
L’artista ha anche ammesso di sentirsi ora pronto a “lasciar andare il vuoto che gli ha dato tutto”: un pensiero profondo, che rivela un nuovo equilibrio emotivo. «Cammino in modo diverso ora», ha confessato.
Il lavoro sul libro e sullo spettacolo ha avuto un impatto profondo anche sulla voce di Bono. «Ora canto come non ho mai fatto prima. Mi sento libero. E non ha senso cantare la libertà se non sei libero dentro». Una libertà che ha già portato gli U2 in studio per lavorare su nuova musica: «Sono pronto per il suono del futuro».
Bono ha parlato anche del difficile momento in cui Larry Mullen Jr., storico batterista della band, ha dovuto sospendere la sua attività per motivi di salute. Durante la residency a Las Vegas, è stato sostituito da Bram van den Berg, accolto con rispetto e gratitudine. «Larry è stato l’unico U2 a vederci da spettatore. È stato molto generoso. Ogni band può restare insieme come un matrimonio sbagliato, ma noi non siamo così: siamo fratelli. Orizzontali, non verticali».
E a chi si chiede se la band sopravviverà a un eventuale addio di uno dei membri, Bono risponde: «Chiunque decida di andarsene, perderà le migliori discussioni che avrebbe mai potuto avere. Noi siamo bravi quanto le nostre discussioni».
Tra i momenti più commoventi dell’intervista, Bono ha ricordato il Live Aid del 1985. Durante l’esibizione, fece un’improvvisazione inaspettata, tralasciando uno dei brani previsti. Il gesto fece infuriare la band, ma colpì milioni di spettatori. «Il resto del mondo era estasiato, ma gli U2 erano furiosi».
Il ricordo più potente? Quello di Lou Reed, che guardava l’evento da casa, sentendosi scollegato dal mondo. «La mia improvvisazione lo ha fatto sentire di nuovo parte di qualcosa. Me lo disse lui stesso anni dopo. E per me, fu enorme».
Tra passato e futuro, Bono si conferma una figura unica del rock internazionale: capace di mettersi in discussione, di ascoltare, di reinventarsi. Con alle spalle una carriera leggendaria e lo sguardo fisso su ciò che verrà, continua a dimostrare che l’autenticità e la vulnerabilità sono ancora rivoluzionarie.

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