Ermal Meta concerto Tirana radio

Intervista a Ermal Meta; il cantautore, dopo un periodo di silenzio discografico, è ora tornato con il nuovo singolo Male più non fare, realizzato insieme a Jake La Furia.

Intervista a Ermal Meta

Ermal, un ritorno con il botto con un brano che dà il via a una nuova fase. Come mai hai scelto di tornare con una canzone così differente rispetto al tuo passato?

Volevo tornare con qualcosa che fosse un po’ differente da quello che avevo fatto, anche perché la musica è bella perché ci puoi giocare in modi diversi, facendo cose diverse. Jake La Furia in apparenza è un artista molto distante da me, però in verità queste distanze si accorciano attraverso la musica.

Un pezzo che dal punto di vista sonoro contiene tanti riferimenti e anche sottogeneri. La cassa, la chitarra elettrica, l’elettronica. Immagino che l’idea della produzione sia nata contestualmente al pezzo.

In verità sì. Io quando sono in studio tendo a lavorare direttamente sia alla scrittura che alla produzione, perché poi penso che il suono vada in qualche modo a influenzare quella che è la scrittura. Sono molto orgoglioso di aver messo un solo di chitarra nel pezzo, perché è da un po’ di tempo che non ne sentiamo nelle canzoni pop. Quindi ho voluto in qualche modo fare un piccolo riassunto di quello che è stato il mio percorso fino a qui. Poi naturalmente si parte da qui per andare in un altro luogo, quale ancora non lo so, perché la musica è un mare infinito ed è bella anche per questo.

Quando hai deciso di coinvolgere proprio Jake La Furia?

Ho deciso di coinvolgere Jake mentre ascoltavo questo pezzo. Durante le fasi della lavorazione mi accorgevo che alla canzone serviva un punto di vista diverso, distante da quello che è il mio mondo. A volte, sai, le canzoni scelgono loro come vogliono essere rappresentate nella forma migliore perché ci sono tanti modi in cui una canzone può essere bella. Ho conosciuto Jake qualche mese fa durante una trasmissione ed era nata una grande simpatia fra di noi. L’ho chiamato, ci siamo visti in studio e ci abbiamo lavorato insieme. Questo è il risultato.

Si tratta di un pezzo che anche dal punto di vista testuale rappresenta un passo ulteriore verso una nuova dimensione.

Io personalmente cerco sempre di affrontare quello che scrivo in maniera diversa. Poi, sai, le canzoni sono una fotografia di un momento e a volte anche di un pensiero o di un sentire. Tante volte mi sono chiesto ‘se tornassi indietro, se avessi la possibilità di riscrivere una canzone piuttosto che un’altra, cosa cambierei?’ Beh ci sono delle cose che cambierei in generale. Non in questa perché è troppo fresca, però ci sono delle cose che in generale io cambierei sia musicalmente che testualmente. Le canzoni sono appunto la fotografia di un momento, però poi tu cambi, cresci, sposti il tuo punto di vista. Il testo è una fotografia di quel momento e i momenti che vivi sono sempre diversi. Non riesci mai a vivere due volte la stessa cosa.

Mi piace come sei riuscito a essere anche ermetico proponendo un testo con poche parole.

Certo, anche perché il concetto è anche abbastanza semplice: ‘sentiti libero di fare quello che hai voglia di fare, vivi la tua vita esattamente come la intendi, essendo consapevole del fatto che non bisogna fare male al prossimo’. Un concetto assoluto, un inno di libertà consapevole.

Nella tua carriera ci sono diversi feat. Elisa, Patty Pravo, J-Ax, Giuliano Sangiorgi. Tra l’altro hai vinto anche un Sanremo in feat con Fabrizio. Oggi con quale criterio scegli un artista con cui collaborare?

Sempre in base alla canzone. Gli artisti veri, i grandi artisti, non cantano qualcosa a cui non sentono di appartenere e questo è un aspetto molto importante. L’unione deve essere di intenzioni, ma anche di anima.

Negli anni hai scritto per diversi artisti, ma recentemente hai messo la tua penna a disposizione di Alex un ragazzo che segui da tempo e di cui spesso hai elogiato anche pubblicamente il suo talento. Cosa ti colpisce del suo approccio musicale?

Io vedo un gran talento in Alex. Vedo un ragazzo giovane che ha la possibilità di fare cose molto belle, perché ha un’identità. Lui sa esattamente quello che vuole e questa è una cosa abbastanza anche rara per un ragazzo così giovane. Non è uno di di quegli artisti giovani che si lasciano influenzare troppo. Lui cerca di essere sempre molto critico e molto focalizzato su quello che pensa e su quello che fa. Questa è una cosa che apprezzo molto di lui.

Il tuo ultimo album ormai risale a tre anni fa. Oggi secondo te ha ancora senso proporre un album per un artista?

Secondo me sì, poi dipende da come lo proponi. Un album è un viaggio che un compositore, un autore fa. E’ un viaggio che andrebbe raccontato ora in maniera diversa. Poi è cambiato il modo di proporre l’album, perché prima si pubblicava direttamente e poi si estraevano dei singoli e adesso è il contrario. Oggi è tutto più fluido, più veloce e da un certo punto di vista è anche una cosa positiva perché sei immediatamente a contatto con il mondo musicale di un artista che ti piace. Però sì, ha senso fare gli album. Io quando mi approccio alla realizzazione di nuove canzoni, non penso soltanto a scrivere delle canzoni, ma penso al fatto che sto facendo un album e quindi penso a quello che voglio raccontare, ai concetti che voglio esprimere o al retrogusto che mi piacerebbe che questo album lasciasse in chi lo ascolta. Poi naturalmente questo richiede un po’ più di tempo.

Tu non hai mai amato troppo le classifiche, però gli ultimi tuoi tre dischi hanno toccato la vetta della charts degli album. Questo aspetto ti mette un po’ di pressione nella realizzazione?

Oddio, a me personalmente no! Perché quando uno scrive canzoni non dovrebbe pensare alle classifiche, perché le canzoni uno le scrive guardandosi dentro, non fuori. Ho capito che per me questo è l’approccio migliore. Poi alla fine le persone che ti ascoltano si riconoscono nelle tue canzoni nel momento in cui tu cerchi di essere il più possibile aderente a te stesso. Le classifiche non aiutano a fare una canzone più bella o meno bella. Le canzoni seguono la loro strada. E’ sempre il pubblico che sceglie. Credo che il modo migliore sia quello di concentrarsi nel raccontare bene quello che in quel momento provi perché poi alla fine devi scattare al meglio quella fotografia…

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