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Intervista a JVLI: “Non mi sento ancora pronto per fare un album da producer, ma…”

Intervista a JVLI, producer che, dopo numerose collaborazioni ha pubblicato il suo primo singolo a suo nome, Ho voglia di te con Emma e Olly. Il brano ha appena ottenuto il disco d’oro.

Online il visual del brano, prodotto da Borotalco.tv con la regia di Amedeo Zancanella e la direzione artistica di Tommaso Bordonaro), in cui i 3 artisti insieme dentro il taxi di Jvli si lasciano andare con leggerezza ad un viaggio senza meta sulle note di “Ho voglia di te”, brano fresco e immediato che si fa cantare in ogni situazione. 

Intervista a JVLI

Cosa rappresenta “Voglia di Te” nel tuo percorso artistico?

E’ un po’ la fotografia del mio momento artistico e non perché è una collaborazione con due persone con cui sto condividendo tanta vita sia nel lavoro e sia fuori. E’ sicuramente un punto di partenza nuovo, perché alla fine è la prima volta che mi metto in gioco io come artista.

Come si è sviluppato il processo creativo e compositivo?

E’ nato in una sessione di scrittura con Paolo Antonacci, con cui avevo scritto anche ‘Apnea’. Non ci eravamo prefissati nulla in realtà. Era una sessione di scrittura come tante altre e quando abbiamo fatto il pezzo ci siamo resi conto che per Emma era perfetto. Poi ci siamo trovati al punto di far scrivere a Olly la seconda strofa e tutto è proseguito in maniera naturale.

Il fatto di essere artista principale, ti mette più pressione o c’è più gratitudine per quanto sta accadendo?

Sicuramente è una cosa diversa rispetto al solito. Sono molto grato alle persone che credono in me perché ora stanno credendo in me a tutti gli effetti. Anche quando produco per altri artisti c’è qualcuno che crede in me, dalla discografica all’artista stesso. In questo progetto, però, è come se avessi saltato quel passaggio intermedio tra me e l’etichetta o la release. Sono grato per la possibilità che mi stanno dando e per il fatto che ci credono, forse anche più di quanto ci abbia creduto io all’inizio. È bellissimo.

So che sei nato ad Aosta e cresciuto a Torino. Quanto è stato importante per la tua formazione il territorio in cui hai vissuto?

È stato molto importante, soprattutto dal punto di vista umano. Crescere in una realtà piccolissima come la Valle d’Aosta ti fa sentire che tutto sia più facile, perché siamo pochi e appena fai qualcosa sei uno dei pochi a farla. Quando sono uscito dalla Valle d’Aosta e sono andato a Torino, ho dovuto ricominciare da capo in una città dove nessuno mi conosceva. Questo mi ha dato molta “fame” e mi ha fatto crescere. Ripartire da zero a 18 anni mi ha insegnato a svegliarmi, a recuperare in fretta e a ricostruire tutto da capo. Questo percorso lungo e pieno di alti e bassi mi ha reso più forte e mi sento più tranquillo nel mio cammino proprio per via delle esperienze vissute.

In Valle d’Aosta ci sono stati esempi di artisti come Francesco C e i Dari. Hai avuto modo di confrontarti con loro nel tuo percorso?

Purtroppo no. Sono pochi gli artisti in Valle d’Aosta che sono riusciti a emergere, anche se ci sono tante persone talentuose che potrebbero dire la loro se solo avessero le giuste opportunità. È una realtà piccola con poche possibilità, ed è un peccato.

Circa un anno e mezzo fa hai condiviso una foto con tuo padre che suonava la fisarmonica in un tuo brano. Quanto è stato importante quel momento per te?

Posso dire che è stato il momento più bello della mia vita. Ho iniziato a fare musica grazie a mio padre e a mia madre, siamo una famiglia di musicisti. Il fatto di aver registrato mio padre in un pezzo è stato stupendo. Ancora oggi mi fa strano ascoltare quella canzone in cui c’è lui. È una cosa che se me l’avessero detto da piccolo, non ci avrei mai creduto.

Qual è stato il ruolo di Olly nella tua carriera?

Con Olly abbiamo scoperto un modo nuovo di fare musica, diverso dal solito. Si è creato un legame che ci porta a vivere la musica in modo professionale, ma spontaneo e divertente. Scriviamo canzoni anche sul divano di casa, cosa che non accade normalmente in una sessione con altri artisti. Questo legame ci permette di fare musica in un modo più spensierato e bello rispetto ad altre situazioni.

Il Festival di Sanremo 2024 può essere considerato un punto di svolta per te?

Sì, assolutamente. Sanremo è quell’occasione in cui finalmente tutti sanno chi sei, specialmente tra gli addetti ai lavori e gli altri artisti. Quest’anno, sia con il brano di Emma che con quello di Fred De Palma, c’era una forte identità a livello di produzione. Entrambi i brani non sono stati pensati per Sanremo, ma sono nati un anno prima come puro divertimento. Il fatto di aver portato quel tipo di produzione a Sanremo mi ha reso molto fiero.

Hai lavorato con Fred De Palma su vari brani. Quanto è stata importante questa collaborazione per te?

Fred è stato uno dei primi a credere in me quando sono arrivato a Milano. Mi ha dato una mano sotto l’aspetto umano e professionale. È stato uno dei primi a lasciarsi completamente nelle mie mani, dicendomi di lavorare insieme e di indirizzarlo. È stato davvero importante per la mia carriera e la mia crescita personale.

Hai lavorato anche al pezzo di Ultimo e Geolier che ha recentemente ottenuto il doppio disco di Platino. Com’è stata quell’esperienza?

È stata una sessione bellissima, anche perché eravamo tanti produttori insieme. Era un metodo di lavoro nuovo per me. Abbiamo creato qualcosa di vero, sentito, in una sessione notturna che ricorderò sempre. Poi è arrivato il ritornello di Ultimo, ed è stato incredibile. Sono molto fiero di quel pezzo.

In un’epoca musicale in cui tutto sembra andare così veloce, qual è, per un producer come te, il valore aggiunto che può avere un album?

Sarò sincero, al giorno d’oggi non ho ancora trovato un motivo per creare un album da producer. Mi piacciono i dischi di Mace perché hanno un’identità forte, ma credo che quello che manca in molti album dei producer sia proprio l’identità. Per ora, non mi sento ancora pronto per fare un album da producer, ma sto lavorando per capire meglio cosa voglia dire e come esprimere al meglio la mia identità musicale.

Qual è l’aspetto del tuo approccio musicale del quale sei maggiormente orgoglioso?

Sono orgoglioso del percorso lungo e lento che ho fatto. Mi ha fatto crescere e sbagliare tanto, aiutandomi a capire cosa volevo fare davvero. Ora mi sento sicuro e a mio agio nel fare quello che sto facendo, mentre in passato non sempre era così. Questo mi rende orgoglioso.

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