Intervista a L’Aura che, dopo un lungo periodo di silenzio, è tornata con il nuovo singolo Pastiglie, accompagnato da un videoclip.
“In questo anno ho comunicato poco con il pubblico, quindi ho tirato un po’ i remi in barca per vari motivi, quindi sono molto curiosa di vedere che cosa succederà.”
Il videoclip di “Pastiglie“, scritto e diretto da Jamie Robert Othieno, racconta attraverso le immagini il senso di inadeguatezza e vulnerabilità dell’individuo. In contrasto con le sonorità pop del brano, il video regala una riflessione sulla società contemporanea e la fallibilità dell’essere umano.
Intervista a L’Aura
Sono passati sette anni da ‘Il Contrario dell’amore’, il tuo ultimo album. Come mai hai aspettato così tanto e come mai ti sei un po’ allontanata dal pubblico?
Partiamo dal preambolo. Intanto mi sono occupata molto della mia salute sotto tutti i punti vista, sia quella mentale che fisica. E questo ha richiesto del tempo. Tempo che mi sono presa perché ne avevo la necessità, anche perché far coesistere la realtà familiare, la realtà lavorativa, la realtà interiore non è sempre facile. Mi sono presa del tempo anche per fare le cose nel modo giusto, come piace a me. Credo di aver sempre fatto della qualità un mio punto a favore. In questo caso c’erano delle tematiche che mi interessava approfondire. Dopo un bel po’ di lavoro su me stessa mi sono resa conto che avevo bisogno di parlare di certi argomenti, cioè di salute mentale, di parlarne in un modo molto diretto perché comunque sono aspetti spesso troppo velati nella comunicazione degli artisti. Viviamo in una società che ci chiede tanto, troppo. Non siamo fatti per essere performanti 365 giorni all’anno e 24 ore al giorno. Siamo persone fallibili, emotive, umane e quindi ci portiamo dietro un bagaglio che a volte ci induce a fermarci, per rimetterci in discussione.
Nel mio caso poi ho anche rimesso in discussione la mia idea di scrittura, di come affronto il modo di scrivere. Ho iniziato a scrivere con altre persone, cosa che io non facevo prima perché tendevo a controllare ogni singolo aspetto di tutto quello che era il mio lavoro. Invece ho finalmente cominciato a delegare, a farmi direttrice creativa del mio progetto, però non a controllare ogni singolo suono, ogni singolo aspetto. Quindi ho giocato molto, ho imparato bene a utilizzare il computer, cosa che prima utilizzavo ma in maniera molto sommaria. Sono cresciuta un sacco.
‘Pastiglie’ ha un riferimento musicale piuttosto preciso, legato agli anni ’80. Come mai con Simone Bertolotti e Andrea Bonomo vi siete ispirati a quel periodo?
Con Andrea Bonomo e Simone Bertolotti non abbiamo parlato minimamente del riferimento musicale da seguire. Siamo partiti proprio dalla tematica delle pastiglie. C’è stato un pomeriggio in cui Andrea è venuto nel mio home studio, gli ho fatto sentire un po’ di brani sui quali stavo lavorando e gli ho raccontato un po’ di cosa stava succedendo nella mia vita in quel momento. Entrambi siamo delle anime un po’ tormentate e quindi abbiamo detto ok, c’è questa parola che comunque è interessante perché è una parola che può in realtà significare tante cose, perché poi le pastiglie in realtà non sono solo i farmaci, possono essere gli integratori, possono essere le caramelle. Sono delle sostanze esterne che tu utilizzi, di cui pensi di aver bisogno. In realtà noi abbiamo tutto quello di cui abbiamo bisogno, solo che in qualche modo la società ci impone di essere perfetti, cioè di essere iper performanti.
Per quanto riguarda gli anni ’80… avevo una sorta di conto in sospeso. Nel disco precedente ho lavorato su tutte le decadi, ma ho saltato proprio gli anni ’80, quindi probabilmente inconsciamente abbiamo voluto lavorare su quel suono.
All’inizio dell’anno hai proposto una cover di Cindy Lauper ribaltandola completamente, creando un pezzo che sembra un’altra cosa…
Gli anni ’80 hanno rappresentato tantissime cose. C’era un aspetto molto pop, molto plasticoso, però quello è stato anche un periodo che ha segnato l’inizio di tutte le nicchie, tra cui il dream pop che io ho adorato. Per questo singolo ho lavorato prima sul testo e solo successivamente sul beat da appoggiare.
La cover di Cindy Lauper mi è stata richiesta quasi per caso. Probabilmente era destino…
Ti capita mai di riguardarti indietro e pensare al tuo percorso musicale e discografico, iniziato ormai quasi 20 anni fa?
No, perché adesso è l’unico momento che importa. Tutto il resto non conta. Il presente è l’unico momento che esiste. Io vivo un po’ come gli orientali, vivo il tempo in modo circolare. Non ho la percezione lineare del tempo.
Cosa provi quando canti le canzoni di tanto tempo fa?
Se ripenso al passato, mi vien da dire non c’è stato niente di sbagliato, perché è stato tutto naturale. Sono cresciuta insieme alla mia musica.
Manchi da tantissimo tempo dal palco. Stai già lavorando a qualcosa?
Lo spero, ma no per il momento. Stiamo facendo le cose un po’ per gradi, però la voglia è tanta! Oggi bisogna ricostruire passettino dopo passettino quello che è stato. Questi brani che usciranno mi daranno anche l’opportunità di parlare a delle generazioni più giovani e raccontare delle situazioni abbastanza impegnative con spirito leggero. La leggerezza per me è importante, però è importante che sia sempre accompagnata da un contenuto.
Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.