Martina Attili

La nostra intervista a Martina Attili in occasione dell’uscita del singolo Malinconia, fuori per ZooDischi e distribuito da ADA Music Italy a partire dallo scorso venerdì 10 maggio.

Il brano, disponibile qui, racconta di una relazione non vissuta, la tipica situationship in cui entrambe le parti sono consapevoli dei propri sentimenti, ma non si espongono.

La mancanza di chiarezza, l’idealizzazione dell’altra persona, i dubbi irrisolti che ne scaturiscono culminano in una serie di domande senza risposta, in un susseguirsi di “e se io” e di “e se tu”.

L’interpretazione della giovane cantautrice romana, accompagnata dal fedele suono del pianoforte e da un arrangiamento essenziale ma completo, restituiscono ulteriore consapevolezza e maturità al pezzo.

Intervista a Martina Attili

Cosa rappresentano per te questa canzone e questo ritorno sulla scena musicale?

«Ho scelto di tornare con questa canzone, tra le tante che avevo nel cassetto, proprio perché involontariamente c’erano dei riferimenti a “Cherofobia”. Per esempio, quando dico che non guarderò un film mentre in quel brano dicevo che sarei rimasta a guardarlo. Così mi sembrava un modo per ripresentarmi, in modo semplice, trovando un collegamento tra quella che sono oggi e quella che sono stata tempo fa».

“Malinconia” è stata composta interamente da te, sia testo che musica, ma sia avvale di un trio di producer composto da Davide Gobello, Pio e DDR. Che tipo di ricerca c’è stata a livello di sound?

«Scrivendo, suonando e cantando, riconosco di aver avuto sempre un limite a livello di arrangiamento, nel senso che dipendesse da me farei tutte le canzoni in chiave acustica con gli archi sul finale. Dicendo che la reference è sempre stata per me Sanremo, ma questa cosa so che non va bene, per questo motivo mi sono affidata a questi validi producer, che hanno aggiunto il loro talento e la loro esperienza per cercare di trovare un equo compromesso. Di conseguenza, il risultato mi piace molto!».

A livello testuale, il brano racconta di una relazione non vissuta, in quella situazione in cui più o meno siamo finiti tutti, quando ci piace qualcuno e intuiamo che la cosa può essere reciproca, ma nessuno riesce a fare quel maledetto primo passo. Quali riflessioni hanno ispirato il tema di questa canzone?

«Ogni canzone la scrivo per necessità di comprendere in primis le mie emozioni, quindi rappresenta la letterale descrizione di quello che sto vivendo in un determinato momento. In genere i miei testi sono fatti solamente di domande a cui difficilmente riesco a dare delle risposte, almeno non all’interno della canzone. Naturalmente in “Malinconia” spero di aver imparato delle cose rispetto al passato, anche se il filo conduttore rimane la paura di lasciarmi andare agli altri. Questa è di certo una sensazione che mi accompagna e che rimane invariata nel tempo».

Per concludere, tu hai iniziato molto presto e sei tuttora giovanissima, anche se un po’ di esperienza alle spalle ce l’hai. Qual è il tuo personale bilancio del tuo percorso finora?

«Sai che non saprei? Riconosco che quando ho cominciato, da adolescente ero estremamente arrabbiata e quella rabbia mi ha portato anche a fare delle cose a livello pubblico di cui adesso mi vergogno un sacco, perché in realtà è vero che determinati atteggiamenti assumono un significato con il tempo. Spero di essere un po’ maturata e di essermi data una calmata, nel senso che comunque prima esponevo tutto quello che facevo della mia vita sui social, ora ho imparato l’importanza di avere un privato e di quanto io tenga a rimanere riservata su determinati aspetti. In fin dei conti, però, penso di essermela cavata abbastanza bene».

Videointervista a Martina Attili

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