Intervista ad Alberto Urso che, dopo anni di successi, tra tour internazionali, un Festival di Sanremo e collaborazioni prestigiose, torna con il nuovo singolo “REALE”, che segna una svolta decisa nel suo percorso artistico. “REALE” è molto più di una canzone: è uno specchio del nostro tempo.
In un mondo travolto da apparenze, social media, intelligenza artificiale e frenesia, Alberto Urso sceglie di rallentare e guardarsi dentro. “REALE” è un brano intenso, sincero, che scava tra le pieghe della solitudine contemporanea e lancia un messaggio forte: in mezzo al rumore, conta solo l’autenticità.
Ne abbiamo parlato direttamente con l’artista, che ci ha raccontato l’origine di questo progetto, il significato simbolico del videoclip, il suo legame con la Sicilia, l’evoluzione musicale e l’importanza di circondarsi di persone vere. Un’intervista che è anche una riflessione sul presente e sul bisogno, oggi più che mai, di restare umani.
Intervista ad Alberto Urso, il nuovo singolo “Reale”
Benvenuto Alberto, partiamo subito parlando del tuo nuovo singolo “Reale”. Da dove nasce questo brano e cosa rappresenta nel tuo percorso?
“Reale” è una tappa importante per me, è un brano che nasce in un periodo molto complesso della mia vita. Ho sentito il bisogno di raccontare ciò che vedo e vivo: un mondo sempre più dominato dall’apparenza. L’immagine di me seduto su un trono in una strada deserta – che è anche la copertina del singolo – rappresenta proprio questo: sembriamo avere tutto, sold out, successo, ma alla fine siamo soli con noi stessi.
Nel testo affronti anche un’altra riflessione importante, quella sulla discomania e sul mercato discografico odierno. Cosa intendi esattamente?
Parlo di una verità sotto gli occhi di tutti: oggi l’industria discografica guarda solo ai numeri, ai risultati immediati. Un tempo si investiva su un artista perché si credeva in lui, oggi se non “funzioni” subito, vieni scartato. È un cane che si morde la coda. Non è una critica, è un dato di fatto. Ma nonostante tutto, continuo a credere nella musica e nel suo potere, ed è quello che tento di far emergere nei miei brani.
Uno dei temi centrali di “Reale” è anche il rapporto con l’intelligenza artificiale. Come vivi questa rivoluzione tecnologica in ambito musicale?
Con grande consapevolezza. L’IA è una tecnologia potente, utile, ma rischia di sfuggirci di mano. Può scrivere testi, comporre musica, ma non potrà mai sostituire l’anima e le emozioni umane. L’arte nasce dall’esperienza vissuta, dall’amore, dal dolore… L’algoritmo non ha cuore. Se usata con intelligenza può essere una risorsa, ma dobbiamo imparare a non abusarne.
Nel videoclip utilizzi proprio l’intelligenza artificiale. Che significato ha?
Nel finale del video ci sono volti creati con l’IA, sorridenti, perfetti… ma finti. Questo è il punto. Spesso scambiamo ciò che vediamo online per realtà, quando in realtà è tutto filtrato. Ho voluto sottolineare quanto sia sottile il confine tra reale e fittizio, e quanto serva fare attenzione.
Un altro elemento forte del video è il tuo legame con Messina, la tua città.
Assolutamente. Ho voluto girare per le strade di Messina perché è lì che ho le mie radici. È un luogo che mi ha formato, mi ha dato le energie per affrontare tutto. Anche quando sono in giro per il mondo, porto sempre con me la mia Sicilia. Le mie canzoni nascono anche da lì, da quella terra e da quei ricordi.
L’immagine del trono in un vicolo vuoto è davvero potente. Come nasce?
Quando ho scritto “Reale”, la prima immagine che mi è venuta in mente è stata quella: io seduto su un trono in mezzo al nulla. È un simbolo. Sui social sembriamo tutti potenti, felici, al centro dell’attenzione. Ma spesso quella è solo apparenza, mentre intorno a noi c’è il vuoto. Ho voluto rappresentare questa contraddizione.
Musicalmente, “Reale” segna un cambio di rotta. Come descriveresti questa evoluzione?
È un’evoluzione che racconta me stesso a 360 gradi. Ho realizzato un album pop, prodotto in America con un producer di Nashville. C’è sempre il mio tocco lirico, ma il sound è più fresco, moderno, internazionale. Ho voluto spogliarmi di ogni sovrastruttura e parlare in modo diretto, sincero. Questo nuovo lavoro mi rappresenta davvero.
Nel testo parli anche della necessità di connessioni autentiche. Cosa ci tiene, secondo te, con i piedi per terra oggi?
I rapporti umani. Parlare con le persone, guardarsi negli occhi, condividere esperienze. Viviamo incollati al telefono, ma ci stiamo perdendo il mondo. Anch’io ci casco, non mi escludo, ma cerco di ricordarmi che la vita vera è fuori dallo schermo. Serve tornare ad ascoltare, anche solo i rumori intorno a noi. Questa è la mia visione.
Hai anche fondato un’etichetta discografica indipendente, la Urso Label. Cosa ti ha spinto a farlo?
Volevo credere in me stesso. Ho investito tutto in questo progetto perché sentivo il bisogno di esprimermi in libertà, senza compromessi. Quando nessuno ci crede, devi essere tu a farlo. Ho realizzato l’intero album con la mia etichetta e ne vado fiero. Nella vita bisogna rischiare, buttarsi. Senza rischi, non c’è crescita.
Guardando al tuo passato – da Amici a Sanremo, fino ai tour internazionali – che bilancio fai del tuo percorso finora?
Tutte esperienze che mi hanno formato, fatto crescere e reso l’artista che sono oggi. Ma non vivo di ricordi. Guardo sempre avanti. Sento di avere ancora tanto da dire, tanta musica da condividere. Il palco è casa mia e non vedo l’ora di tornarci.
Sei pronto per il tour estivo. Cosa ci puoi anticipare?
Ho già fatto una data zero, presto comunicheremo le altre. Sarà un tour in giro per l’Italia, piazza per piazza, per incontrare chi mi segue e portare la mia musica dal vivo. È questo il mio obiettivo: condividere emozioni reali con persone vere.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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