Jannik Sinner pubblica un singolo con Andrea Bocelli dopo il rifiuto a Sanremo: il rivale Carlos Alcaraz continua a vincere, ironizza e l’immagine del campione ora appare confusa.
Quando Jannik Sinner disse “no” a Sanremo dopo la storica vittoria agli Australian Open, sembrò tracciare un solco netto tra sé e l’universo del nazionalpopolare. Fu un rifiuto che gli valse la stima di molti: un gesto percepito come puro, anticommerciale, coerente con l’immagine di un atleta introverso, concentrato solo sul campo e distante dalle dinamiche dello showbiz. Eppure oggi, quello stesso Sinner dice “sì” a un duetto con Andrea Bocelli. Il brano, dal titolo “Polvere e gloria”, lascia basiti, non solo per l’improbabile binomio artistico, ma per la totale assenza di una motivazione credibile.
Che sia libero di fare ciò che vuole, nessuno lo mette in dubbio. Ma nel mondo della comunicazione – soprattutto per uno sportivo del suo calibro – ogni scelta ha un peso simbolico. E quella di affiancarsi a Bocelli in una produzione che pare uscita da un laboratorio creativo alla deriva, stride con l’immagine di Sinner che si era costruita finora: rigorosa, discreta, autentica. Un contrasto così netto da apparire quasi incoerente.
Sinner aveva incarnato, più o meno consapevolmente, l’idea di un campione fuori dagli schemi del marketing esasperato. Il suo “no” al palco dell’Ariston era stato vissuto da molti come una boccata d’ossigeno. Ora però, quel gesto sembra svuotarsi di significato. Il rischio è che la coerenza, in un’epoca in cui l’identità mediatica conta quasi quanto il merito sportivo, venga barattata per una mossa inspiegabilmente populista.
E poi c’è Carlos Alcaraz, il rivale perfetto, che in conferenza stampa ride – sinceramente – quando gli chiedono se farebbe mai qualcosa del genere. “Al massimo canto sotto la doccia”, dice, ironico e disarmante. Non sa nemmeno chi sia Bocelli, eppure riesce a restare credibile, leggero, centrato. Alcaraz, senza neanche volerlo, rende evidente quanto la scelta di Sinner sia fuori fuoco.
Cosa è successo in questi due anni? È solo l’effetto di un’amicizia con il tenore, nata sui campi da tennis? O è il segno che anche Sinner, oggi, cede al fascino di un racconto costruito, di un’immagine che si diluisce in qualcosa di più universale ma meno autentico?
Forse non cambierà nulla nella sua concentrazione o nella sua corsa per mantenere il numero uno. Ma quella canzone, già virale per l’imbarazzo più che per l’emozione, resterà negli almanacchi dell’assurdo. E ci ricorderà che anche i più rigorosi, alla fine, possono inciampare nella tentazione del populismo travestito da arte.
Sinner non è meno campione per aver cantato con Bocelli. Ma è certamente un po’ meno Sinner.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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