Il significato delle canzoni che compongono Deserti, il nuovo album di Piero Pelù, secondo capitolo della Trilogia del Disagio (Qui il link per l’acquisto).
Piero Pelù, il significato delle canzoni dell’album “Deserti”
L’album si apre con un brano strumentale, “Porte” (“un brano nato per raccontare la necessità di aprire una porta, trovare un’onda che ti allinei con il mondo, che sia un viaggio o la meditazione”) e si chiude con un altro brano strumentale, la title track “DESERTI“, una scelta dell’artista per dare un senso di circolarità al progetto.
Nel suo nuovo lavoro Piero Pelù declina il concetto di deserti in molti modi:
i DESERTI CAUSATI dalle GUERRE come in “SCACCIAMALI“, “un brano dedicato a tutti quei bambini nel mondo che vivono in condizioni davvero al limite a causa di odio e guerre. Dobbiamo reagire con la cultura della pace perché in guerra non vince mai nessuno. Dobbiamo tornare ad essere persone tra le persone”.
i DESERTI CAUSATI dalla CRISI CLIMATICA come nella title track dove “La voce che potete ascoltare è quella di Onci Oni, una guida indonesiana che vive nella giungla dell’Isola di Siberut, la più grande dell’arcipelago di Mentawai che ho avuto la possibilità di conoscere durante il viaggio che con Raz Degan abbiamo compiuto a Sumatra per un documentario. Il disboscamento causato della produzione di olio di palma in quelle zone è sempre di più un problema tangibile, un problema che sta portando alla cancellazione dei Mentawai, la popolazione indigena, tra le più antiche dell’Indonesia, che vive in quella parte del mondo”.
I DESERTI AFFETTIVI come quelli raccontati in “PICASSO” dove “racconto del me bambino, adolescente che confida alla sua famiglia di voler fare musica, il rock’n’roll, e davanti si trova un muro, una guerra mondiale tra le mura domestiche. Mi sentivo dire «dove pensi di andare con quella faccia lì, che sembra tu non abbia voglia di fare un cazzo?» Ho tramutato questa mancanza di fiducia in un impegno costante nella musica. Quella porta in faccia è stata per me stimolante.
Ho sempre saputo di essere l’anomalia all’interno della mia famiglia ma sono felice di esserlo. Ho cercato, per scrivere questa canzone, di guardare dentro di me in un modo diverso rispetto al passato cercando di capire cosa i deserti di carezze hanno portato alla mia vita”.
I DESERTI SENTIMENTALI come in MALEDETTO CUORE” (https://youtu.be/u-E4MFpKptg), la prima rock ballad presentata al pubblico del nuovo album che “affronta il tema della difficoltà di comunicazione tra persone, nei rapporti amorosi ma in modo ancora più ampio nei rapporti umani in generale, è un viaggio tra le dune dei deserti alla ricerca degli altri di cui abbiamo bisogno per aiutarci a capire noi stessi e il caos dentro e fuori di noi”.
SENTIMENTI e AFFETTI sono anche al centro di “ELEFANTE”, un brano che “parla dell’unicità dei rapporti, della loro natura delicata, come il cristallo di Boemia. Costruire e mantenere i rapporti è qualcosa di complesso e al contempo meraviglioso”.
I DESERTI CAUSATI dall’ODIO che ci circonda come in “CANTO” perché “siamo in balia di persone senza un pensiero positivo. Il dovere dell’artista, di chi ha voce, è cantare, parlare di tutto quello che non ci piace nel mondo che ci circonda. Ognuno è libero di fare quello che sente ma io non posso fare finta di non vedere cosa mi accade attorno. In questo brano parlo di una politica che non riesce ad avere il peso necessario per aiutare davvero i cittadini. Non si guarda al bene comune, non ci si rende conto che ambiente, acqua, società, periferie, sono beni comuni a cui tutti insieme dobbiamo pensare, prima di tutto la politica”.
I DESERTI CREATI dai SOCIAL come in “TUTTO E SUBITO“, brano scritto insieme ai FAST ANIMALS AND SLOW KIDS “dove le masse sono completamente pilotate dal marketing attraverso i social, dove filtri, challenge sono il manifesto dell’imbecillità umana di oggi a cui si aggiungono l’odio e la violenza che viene portata avanti sui social. Dobbiamo reagire con positività a questo momento. Ho esplorato i social e mi sono reso conto che la maggior parte dell’odio online è frutto di profili fake, profili fatti apposta per generare odio. Manca completamente l’educazione digitale, mancano delle regole chiare e utili per gestire gli spazi comuni che le piattaforme digitali hanno creato”.
I DESERTI SONO ANCHE QUELLI CANTATI in “NOVICHOK“, il brano che musicalmente è il più legato alle radici litfibiane (per questo Pelù ha deciso di presentarlo ai suoi fan in un luogo per lui molto importante ossia la cantina di via De’ Bardi a Firenze dove i Litfiba sono nati e hanno mosso i primi passi e dove lui non cantava dalla fine del 1988) dove Piero parla del veleno subdolamente usato da Putin per uccidere i suoi oppositori e “per metafora è il veleno che ogni giorno viene propinato a noi cittadini attraverso i cibi contaminati, le propagande sempre più invasive e false”.
I DESERTI Sono Quelli delle NOSTRE CITTA’ e delle PERIFERIE, spazi che si stanno trasformando facendo diventare alcuni luoghi posti solo per turisti dove non si costruisce un legame tra il nostro passato e il futuro, dove le botteghe artigiane hanno lasciato spazio al turismo di massa e il nostro sapere fatica a trovare giovani a cui essere tramandato come in “BABY BANG” brano nato insieme ai CALIBRO 35 che “parla dei miei anni ’70, gli anni in cui giravo per Firenze, andavo a vedere film e ascoltavo musiche che i Calibro oggi risuonano perfettamente. Non potevo che chiamare loro per questo omaggio a grandi autori come Ennio Morricone”.
I DESERTI SONO QUELLI del DOLORE come canta in “BARAONDE“, il “dolore che ho provato dopo il forte shock acustico in studio di registrazione dello scorso anno che mi ha obbligato a rimandare tutte le mie attività facendomi cadere in una depressione dalla quale grazie alla terapia e alla musica sono riuscito ad uscire”.
Parlando della copertina del disco, Pelù racconta: “il problema con gli acufeni mi ha allontanato dal lavoro ma mi ha avvicinato alla natura ed è da lì che è nata questa copertina che è uno scatto che ho fatto io a Firenze passeggiando dopo un temporale. È un cielo, si, ma riflesso in una pozzanghera.
“Cosa c’è sotto le stelle” canto in “Picasso” e oggi ci sono io, Piero, l’ombra di un uomo che sta rinascendo e che ho deciso di mettere al posto di quella dell’uomo che era riflesso nella foto originale scattata quel giorno”.
Sulla copertina Pelù ha voluto che venisse messo uno sticker con scritto NO-IA, un modo per l’artista per affrontare il tema dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale e sottolineare ai suoi fan che “DESERTI” è stato scritto, composto e suonato senza l’utilizzo dell’intelligenza artificiale.

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