La recensione di Discordia, armonia e altri stati d’animo, il nuovo atteso album di Mecna, pubblicato il 24 ottobre. Qui il link per l’acquisto di una copia fisica.
Il progetto arriva dopo Introspezione, EP pubblicato d’estate e nato dentro la scrittura di questo album. Come una sorta di matrioska, da questo nuovo lavoro è nato un EP inaspettato ma intimo, riflessivo e molto apprezzato.
Discordia, armonia e altri stati d’animo è un lavoro composto da 12 tracce in cui Mecna analizza sé con un rap che alterna profondità e ironia, due elementi che da sempre caratterizzano la sua scrittura.
Il disco si apre con Quello che non ho, un brano breve ma inteso. Una ballad elettronica che richiama atmosfere sonore di album precedenti come Blue Karaoke e Mentre nessuno guarda. Una canzone che dichiara tutta l’autenticità del rapper: da sempre riconoscibile per la sua capacità di mettersi a nudo con le parole semplici e immagini efficaci.
Sognare in grande contiene già dal titolo il messaggio che l’artista vuole trasmettere. Mecna volge lo sguardo alla sua generazione e al mondo che lo circonda portando alla luce interrogativi sul futuro, sulle sfide per raggiungere la maturità umana, sul calo della genitorialità e sul significato più autentico del condividere davvero la vita con qualcuno senza perdere la libertà.
In un panorama talvolta indecifrabile, la certezza di Mecna è il desiderio di sognare in grande e di comunicarlo in questa canzone. Resta un brano che necessita di più ascolti per essere compreso nella sua totalità.
Con Alfabeto, Due mostri, Quanto ti importa e La stessa canzone si apre il momento “sentimentale” del disco: i brani raccontano relazioni concluse, affetti ancora irrisolti che emergono in modo vivido.
Alfabeto è un esempio evidente della maturità artistica raggiunta da Mecna. Il brano fonde strofe che ricordano il primo rap di Disco Inverno con un ritornello che riflette la sua fase più recente: un pop elettronico leggero, quasi lo-fi, che si muove tra nostalgia e leggerezza.
È una canzone che racconta un amore passato attraverso un gioco innocente che si faceva alle prime cotte. Si recitava l’alfabeto cercando di staccare la linguetta di una lattina: se si staccava proprio su una certa lettera, si era convinti che la persona con quell’iniziale ti stesse pensando. Un gioco semplice, raccontava i primi innamoramenti estivi, che Mecna trasforma in metafora di un amore passato ma ancora vivo tramite questo ricordo. Un’immagine delicata capace di evocare ricordi a chiunque abbia sperato, almeno una volta, che quella linguetta si staccasse alla lettera sperata.
Se in Alfabeto l’amore passato è ancora avvolto da un velo di tenerezza, in Due mostri ci troviamo di fronte ad una relazione giunta al suo capolinea, segnata da dolore e incomprensioni reciproche.
È un brano intenso, tragico e poetico, ricco di immagini potenti ed evocative: «Metterò a soqquadro questa vita qua / solo per trovare un po’ di ebbrezza un po’ di verità / che si nasconderà dietro gli sbagli di due amanti che diventano due mostri / che si guarderanno in faccia senza neanche riconoscersi».
Mecna dimostra ancora una volta di saper raccontare le fasi più malinconiche e fragili dell’amore, anche quelle che fanno più male ma con le quali si crea empatia.
Ma il vero punto di forza di Due mostri è il ritornello, che strizza l’occhio alla nostalgia per chi era adolescente negli anni 2000: un omaggio sonoro a Teenage Dirtbag dei Wheatus, brano iconico reso celebre grazie a film e serie tv cult come American School e Dawson’s Creek.
Un riferimento che aggiunge un ulteriore strato emotivo diviso tra ciò che è passato e che non ritornerà più.
Quanto ti importa è un brano in cui il rapper tratteggia i passaggi di una storia d’amore: dai primi contatti tramite i social fino a ricordare ciò che è o che è stato. Alla base c’è una domanda, una richiesta di conferma: il voler essere rassicurato su quanto importa dell’altro nella relazione. Una traccia dalle sonorità semplici dove emerge un arpeggio delicato di chitarra.
A metà del progetto c’è l’inedito pubblicato il 14 ottobre, La stessa canzone è un brano che mescola rap e pop leggero in cui c’è spazio più ai ricordi che ai conflitti. L’artista stesso ha confermato di aver pensato a questa traccia come “quella più pop” dell’album. L’espediente narrativo in cui si ancorano i ricordi è “la stessa canzone” che piaceva ad entrambi: alla fine di un rapporto non c’è sempre rancore, talvolta è l’affetto provato per l’altra persona a prevalere.
Tramite un Q&A sul suo profilo ufficiale instagram, Mecna ha confessato che Terapia è la sua traccia preferita nell’intero progetto.
È tra i brani più seri e profondi del disco: sonorità elettroniche restituiscono un’atmosfera sospesa tra lucidità e introspezione. L’artista riflette sull’autenticità che vede intorno a sé e al tempo stesso si chiede se non abbia bisogno di un percorso di analisi personale. Arriviamo in fondo alla traccia dove l’accompagnamento del pianoforte lascia un quesito: poteva essere l’altra metà la terapia adatta al proprio cuore? Echi di sottofondo sembrano suggerirlo: «Eri tu terapia d’uscita / ho visto il vuoto che c’è qui intorno / e non mi piace / ora ci sei tu / ora ci sei tu».
Tutto o niente e Solamente di te sospendonoil mood estremamente profondo e riflessivo per concedersi anche uno sguardo di leggerezza sulle relazioni, tipico dello stile di Mecna.
Se nel primo brano il ritmo è più “scanzonato” e a tratti “giocoso” – arricchito inizialmente da un hammond che restituisce una dimensione da gospel americano alla traccia – in Solamente di te l’artista celebra l’unicità di una donna rispetto a tutte le altre: elenca tanti nomi di storie vissute ma alla fine lui si ricorda solo di lei.
Prima di chiudere l’album con il secondo inedito, troviamo due brani dai titoli contrapposti tra loro: A ciel sereno e Brutta giornata.
La prima è la canzone che non ti aspetti che si distingue per la capacità di affrontare tempi personali (?) con grande delicatezza. A ciel sereno racconta la parabola di una coppia alle prese con la gravidanza durante il periodo della pandemia: prima la gioia inattesa, poi il dolore per un’interruzione spontanea e infine la conferma di una nuova gravidanza.
L’artista si esalta nella scrittura ed esibisce un alto livello di storytelling. Nonostante la fragilità della tematica trattata, la canzone ha sonorità vivaci e restituisce un’atmosfera colma di speranza.
È un brano che pone un quesito sulla paternità di Mecna. La traccia lascia spazio all’interpretazione: si tratta della sua vita o di un’esperienza “terza” narrata in prima persona? Qualunque sia la risposta, A ciel sereno è tra le tracce più riuscite e sorprendenti dell’intero lavoro: un fulmine a ciel sereno anche per gli ascoltatori.
La penultima traccia Brutta giornata, contrariamente a quanto suggerisce il titolo è uno sprone a stare alla scuola degli sbagli e degli errori per trasformarli in insegnamenti.
È un pezzo dai toni leggeri che invita a non drammatizzare anche le esperienze più fallimentari; la chiave dentro la quale possiamo racchiudere il senso del testo è il “mantra”: «solo chi sbaglia può cambiare strada».
Il progetto si conclude con Ritratti, singolo pubblicato il 25 settembre che ha anticipato l’uscita dell’album.
È un brano vissuto come un flusso: assenza di ritornello e sonorità che appartengono allo stile di Mecna, abbinabile anche ad altri brani di lavori passati come Laska o Lungomare paranoia.
Dal punto di vista della scrittura il pezzo vive di istantanee che tratteggiano il suo vissuto. Lo sguardo è introspettivo e le immagini si susseguono una dietro l’altra in un vortice emotivo che contiene tutte le sfumature che danno il titolo all’album.
Ritratti chiude questo progetto e autocitandosi due volte Mecna fa il punto della situazione: «paranoia come il lungo mare / io che ho giurato di non tornare / sto tornando sui miei passi con le idee più chiare / ho un altro disco invernale ma non è disco inverno».
È logico che Mecna sia cambiato da quel Disco inverno del 2012 apprezzato e amato dagli ammiratori del rap. La sua scrittura negli anni non è cambiata ma si è approfondita, le sonorità si sono evolute rendendolo comunque riconoscibile tra molte altre. Lui stesso afferma nell’ultima traccia che «l’identità si costruisce solo con il tempo» e siamo certi che i numerosi progetti di questi anni lo abbiano condotto a questa maturità musicale.
Lasciamo una riflessione finale proprio sulla quantità di dischi prodotti da Mecna.
Negli ultimi dieci anni ha pubblicato ben otto album, un dato che sorprende specialmente se si considera la qualità che ha raggiunto negli ultimi lavori.
Per alcuni, si tratta di troppi progetti: l’alta produttività rischia infatti di oscurare la qualità e non è raro trovare nei suoi dischi brani scritti quasi “in serie”, difficili da distinguere l’uno dall’altro. Eppure nel panorama del rap italiano Mecna si è ritagliato uno spazio singolare e autoriale di tutto rispetto, incidendo pezzi che spiccano per scrittura, delicatezza e capacità di raccontare l’intimità delle emozioni (talvolta quelle spiacevoli) senza retorica o buonismi. Anche sul piano sonoro ha saputo evolversi con coerenza senza snaturare la sua vena narrativa.
Discordia, armonia e altri stati d’animo s’inserisce in una maturità musicale percepibile. Si tocca con mano l’universo emotivo dell’artista e la sua voglia di raccontare le sfumature interiori accompagnate dalle sue complessità.
Non tutte le canzoni sono memorabili, ma resta comunque un lavoro capace di generare pensieri e smuovere qualcosa in chi lo ascolta con attenzione.
Del resto Mecna ha abituato il suo pubblico a strofe che segnano nel profondo e lo confermano come uno degli artisti più sensibili nel panorama del rap italiano.

Nato nel 1988. Da piccolo ascoltava quintali di musica e sognava di: diventare un ghostbusters, guidare una Delorean, cantare nei blues brothers, entrare in Matrix e fare a pugni con Bud Spencer e Terence Hill.
Più in là ha capito che andava bene laurearsi in teologia, scienze della comunicazione digital media e tentare di diventare uno speaker radiofonico.
Brianzolo di nascita, milanese d’adozione, collabora dal 2024 come speaker a RV radio e dopo Sanremo 2025 con iMusicFun
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