Romagna Mia, il celebre brano scritto e composto da Secondo Casadei, compie 70 anni; dopo la celebrazione al Festival di Sanremo, è il momento della grande festa.
Riccarda Casadei è la figlia del musicista scomparso nel 1971, che veniva chiamato ‘Lo Strauss della Romagna’, ed è la curatrice della casa museo di Savignano sul Rubicone dedicata all’autore di Romagna Mia e parteciperà anche al Ravenna Festival il 27 giugno a Cervia.
“Papà nel 1954, come ogni anno, prima dell’estate, andò a Milano a registrare uno nuovo disco. Ne realizzava sempre due, uno per promuovere i concerti della stagione estiva e uno in autunno per trovare le date invernali. Le regole della sua casa discografica, la celebre Voce del Padrone, prevedevano che ogni album contenesse 12 brani. Su uno, in particolare, era previsto un intervento importante del sassofono, ma il sassofonista aveva problemi di salute e bisognava finire la registrazione entro la giornata. Fu il direttore artistico dell’etichetta a ricordarsi che mio padre, un anno prima, gli aveva proposto una ballata, si chiamava Casetta Mia, che era però rimasta nel suo libro di pezzi inediti.”
Ricorda Riccarda Casadei a Il Resto del Carlino.
“Secondo aveva scritto quel brano dedicandolo alla casetta che, finalmente, con i primi guadagni del suo lavoro, era riuscito a comprare a Gatteo, ed è ancora la nostra casa al mare di famiglia. Ma il responsabile dell’etichetta, al quale papà ogni volta che si vedevano magnificava, a lui milanese, il piacere di vivere in Romagna, dove c’erano ancora valori autentici, quelli che erano sempre presenti nelle sue canzoni, gli consigliò di cambiare titolo e di farla diventare un omaggio alla sua terra, ‘Romagna mia’, appunto.”
Secondo Casadei non era così convinto del brano…
“Gli sembrava forse troppo locale, e lui aspirava a una vera notorietà fuori dai confini della Regione. Invece, giorno dopo giorno, si accorse che la cantavano tutti. Ricordo il ragazzo che veniva a consegnare il latte a casa, i muratori che lavoravano a un edificio vicino, le persone se ne erano impossessate, l’avevano fatta loro e iniziò un incredibile passa parola. […] Quella fu l’estate dell’arrivo sulla costa romagnola dei juke box. Erano dappertutto, in ogni stabilimento balneare, cento lire, tre canzoni. E una era sempre Romagna Mia. La canzone divenne un souvenir. I turisti compravano il disco per portarlo con loro come ricordo delle vacanze. Poi si innamorò di Romagna Mia Radio Capodistria, che era la nostra seconda Rai, ascoltatissima sulla costa adriatica e arrivò il successo.”
Un brano senza tempo molto apprezzato anche da grandi personaggi.
“Penso al maestro Ennio Morricone, che mi telefonò poco prima della sua scomparsa per dirmi che Romagna Mia è, uso le sue parole, ‘Un piccolo gioiello, musica scritta da uno spirito libero, che non amava seguire le regole’. E penso a Papa Giovanni Paolo II, che, in occasione delle sue udienze con i giovani, la faceva cantare il coro e alla fine sostituiva alla parola Romagna, la parola Polonia. E Polonia Mia risuonava in Vaticano.”
Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello”, nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia” e nel 2205 “Ride bene chi ride ultimo”
