Parte da Sanremo 2024 l’anno di festeggiamenti di Fiorella Mannoia, in gara per la sesta volta al Festival con “Mariposa”, di cui firma in prima persona il testo insieme a Cheope e Carlo Di Francesco. Il brano, composto per la parte musicale anche da Cino e Federica Abbate, racchiude al suo interno un messaggio particolarmente importante, che riguarda le donne in tutte le loro declinazioni e sfaccettature.
«L’età di una donna in genere non si dice, ma nel mio caso non mi faccio problemi e ammetto di avere gli stessi anni della Rai – commenta l’artista in conferenza stampa – quindi, senza fare troppi conti, sto per compiere settant’anni. Questo era un momento giusto per il mio ritorno a Sanremo, la canzone e la voglia di divertirmi mi hanno spinto a partecipare per la sesta volta al Festival».
Reduce dal secondo posto del 2017 con “Che sia benedetta”, Fiorella Mannoia ha poi raccontato la nascita di “Mariposa”: «Il titolo è stato ispirato dalla serie tv “Il grido delle farfalle” che racconta la storia delle sorelle Mirabal, entrambe dominicane, che si battevano contro la dittatura del generale Trujillo . Il loro assassinio sconvolse talmente tanto l’opinione della pubblica, al punto che il generale dovette poi dimettersi. Mentre guardavamo sul divano la serie, ricordo Francesco aveva cominciato a prendere appunti. Poi, con Federica Abbate, Cheope e Mattia Cerri abbiamo costruito questa canzone, che ha un ritmo gioioso nonostante un contenuto che ritengo importante».
A proposito del testo, aggiunge: «C’è tutto all’interno di questa canzone, si parte dalla strega in cima al rogo a tutte le declinazioni delle donne di oggi. Ognuno non deve tradire se stesso, io sono questa, le canzoni che scelgo rispecchiano ciò che penso. Sicuramente Sanremo è pieno di giovani e ciascuno porterà il proprio messaggio, io non riesco a tradire la mia storia e l’importanza che ho sempre dato all’interpretazione delle parole».

Sanremo 2024, le parole di Fiorella Mannoia alla vigilia del Festival
Rispetto a ciò che cantava sempre a Sanremo nel 1987 con “Quello che le donne non dicono”, Fiorella spiega: «Le dinamiche sono quasi sempre le stesse, le donne e le ragazze scambiano la gelosia per l’amore, a volte si sentono anche gratificate, ma non riescono a distinguere quando la gelosia diventa ossessione. Bisogna riconoscere in fretta e subito. Tante cose sono cambiate, ma c’è tanto da fare. Non a caso il riferimento nel testo a “Una Nessuna Centomila” ci stava, io sono presidente onorario di questa fondazione, il 4 e 5 maggio saremo di nuovo all’Arena di Verona, ma ci siamo dati come obiettivo di organizzare ogni anno questo appuntamento in favore dei centri antiviolenza. Il femminismo non è una brutta parola, conosco tanti uomini che si ritengono femministi. Bisogna fare questo cammino insieme».
Il pensiero di Fiorella Mannoia va anche ai messaggi tal volta sbagliati che vengono trasmessi dai giovani trapper attraverso le loro canzoni: «Faccio mio l’appello che fece Roy Paci, invitando gli artisti alla responsabilità. Vero è che non si può censurare nessuno, ma l’invito a una riflessione si può fare. Bisogna provare a far capire loro che tutto ha una conseguenza. Di sicuro non serve né supponenza di giudizio e né condanna, ma aprirsi a un costruttivo dialogo».
E sulla situazione sociale di oggi, l’artista conclude: «Siamo un in un periodo di forte regressione, rispetto agli anni ’70 sembra di essere tornati indietro. Vorrei dire a tutta la gente che scrive su internet contro Elodie, ma vi siete scordati Madonna o Beyonce? All’improvviso sembra che siamo diventati tutti bigotti, ma se diamo retta a tutto ciò che si scrive su Internet non ne usciamo. La rete ha messo in evidenza ciò che siamo, nel bene e nel male. La verità è che siamo migliori di come che ci descrivono e migliori di quelli che ci governano, in generale e sempre».
Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte di raccontare. È autore del libro “Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin” (edito D’idee), impreziosito dalla prefazione di Amadeus. Insieme a Marco Rettani ha scritto “Canzoni nel cassetto”, pubblicato da Volo Libero e vincitore del Premio letterario Gianni Ravera 2023.
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