Carlo Conti, conduttore e direttore artistico del Festival di Sanremo, interviene a RTL 102.5 in merito all’edizione 2026, che si terrà dal 24 al 28 febbraio. All’interno di Non Stop News con Enrico Galletti, Giusi Legrenzi, Massimo Lo Nigro e Lucrezia Bernardo.

Intervista disponibile su RTL 102.5 Playhttps://play.rtl.it/ospiti/1/carlo-conti-il-festival-di-sanremo-lunedi-1-dicembre-2025/

COMMENTI SUL CAST DI SANREMO 2026

«No, io non leggo niente e non guardo niente. Ho un po’ il mio modo di vivere un po’ particolare, distaccato da tutti. Sono poco social io, ma da sempre. È una scelta mia e non ci posso fare niente, ascolto la radio».

IL RUOLO DI DIRETTORE ARTISTICO

«Come sempre è un ruolo che è la cosa più difficile del Festival di Sanremo. Il resto da questo momento in poi per me è finito cioè arriva la parte più facile, quella televisiva, quindi fa parte del mio lavoro, ovvero la parte più facile. La scelta delle canzoni è una grande responsabilità e ripeto e sottolineo la scelta delle canzoni, perché non ci dimentichiamo che Sanremo è il festival della canzone italiana e quindi deve essere uno spaccato di quella che è, in quel momento, la proposta musicale del nostro paese. Per fortuna in questi ultimi anni c’è un grande fermento, ve ne accorgete anche voi, lo sapete anche voi e me lo insegnate voi, di quanto negli ultimi dieci anni la produzione della buona e ottima musica italiana sia centuplicata con tante proposte nuove costantemente, tante sonorità nuove e tanti sapori nuovi, come per esempio un ritorno anche di giovani cantautori di spessore e di livello. Mio figlio è ancora in prima media ed è ancora distaccato dal mondo musicale. Anche quando l’ho portato a Sanremo quella settimana mi ha detto di non presentargli nessuno e che non voleva conoscere nessuno».

I CRITERI PER LA SCELTA DI UN BRANO

«É difficilissimo, gli ultimi quindici giorni, lo racconto sempre, non ci dormo la sera perché la notte magari mi sveglio con una canzone che ho accantonato e invece mi ritorna in mente quindi ti viene il dubbio che sia un pezzo forte no? Perché poi io da buon vecchio DJ vado anche molto a pensare, del resto come ha fatto magistralmente Amadeus, abbiamo l’orecchio radiofonico e quindi andiamo a cercare soprattutto delle canzoni che possono girare in radio, restare un po’ nel tempo. Quindi quando la notte ti svegli e ti viene in mente un ritornello o una canzone che magari avevi accantonato, ti viene il dubbio che forse sia più forte di quella che invece hai incluso. È un bouquet di fiori, quindi devi cercare di farlo il più variegato possibile e cercando di accontentare tanti gusti, seguendo le tendenze del momento, i colori che funzionano nel momento e avere la speranza ogni anno di aver scelto al meglio ovviamente no? Lo scorso anno sono stato particolarmente fortunato perché, come vi ricordate, praticamente su trenta brani, venti hanno riempito le hit e le airplay radiofonica, quindi sono stato fortunato. Spero anche quest’anno di aver avuto un buon naso, un buon fiuto. Il naso ce l’ho, si vede. Ovviamente uno mi mette di profilo vede che ce l’ho. Spero che sia stato anche quello, ancora una volta aver avuto un buon fiuto e di aver selezionato dei brani che possano girare molto in radio».

PIÙ GIOVANI E NUOVI TALENTI A SANREMO 2026

«Big o non big è tutto relativo oggi come oggi, perché per esempio mia suocera non sa chi è Samurai Jay, ma sa chi è Patti Pravo. Viceversa magari c’è un ragazzino che non sa chi è Patti Pravo e conosce benissimo Aka7even per dirti no. Quindi è tutto relativo questo big o non big. Anzi la forza di questi ultimi anni di Sanremo è stata mischiare e di di allargare il più possibile alle varie generazioni, mischiando quello più conosciuto da una generazione a quello meno conosciuto da un’altra e viceversa. Credo che siano importanti le canzoni che poi si vanno a proporre. Lo scorso anno faccio un nome per tutti, ovvero Lucio Corsi, che era praticamente sconosciuto ai più e guardate che cosa è riuscito a fare e come ha rappresentato anche l’Italia all’Eurovision. Eppure quando l’ho detto l’altro anno molti hanno detto “Chi è?”».

IL RICORDO DI PIPPO BAUDO, ORNELLA VANONI E IL MAESTRO VESSICCHIO A SANREMO 2026

«Colui che ha scritto la storia del Festival è Pippo Baudo. Pensiamo che l’ha inventato come noi lo facciamo oggi, diciamo la verità. E bene o male, quest’idea delle cinque serate e di tutto quello che è il festival della competizione l’ha riattivato lui negli anni ’80. Ricorderemo anche Ornella Vanoni e il Maestro Vessicchi. Credo che il tutto sarà automatico e magari nel mio stile, cioè basteranno delle volte delle piccole citazioni o delle piccole idee per ricordare questi grandi personaggi che hanno fatto la storia del festival e della musica italiana».

GLI OSPITI DI SANREMO 2026

«No ma veramente vado nomi di ospiti ancora non li ho, vado a compartimenti stagni io. Fino a questo momento la cosa più importante e la cosa fondamentale per me per il Festival era creare questo cast e fare discutere anche, perché ovviamente Sanremo viaggia delle discussioni, delle polemiche, del “questo era meglio” o “quello era meglio” o del “Secondo me ci sono troppi giovani, ci sono troppi anziani, come lo farà?” Quindi questo serve per alimentare il festival e poi appunto quello che per noi era il chiacchiericcio il giorno dopo al bar o in o in ufficio, adesso è diventato questa gigantesca piazza virtuale nel quale tutti dicono tutto in tempo reale, quindi è ancora più forte questo alimentare le polemiche, le discussioni e fa benissimo al festival. È fondamentale per il festival. Vado a compartimenti stagni. Adesso, fino a questo momento, la mia testa era sul cast sulla cosa più importante, sulla bistecca centrale e adesso pensiamo al contorno, ovveor le co-conduzioni, gli ospiti e tutto il resto. Questo è un po’ il mio stile, con meno monologhi, magari basta un piccolo gesto, pensate lo scorso anno alla presenza di Bianca Balti valeva, secondo me, più di mille monologhi sulla malattia. Oppure l’aver fatto cantare “Imagine” da una cantante di origine palestinese e una israeliana vale di più di aver fatto un monologo sulla pace. È uno stile per carità, senza niente togliere invece al monologo o a delle riflessioni che vengono fatte in altro modo.  Aver portato i ragazzi del teatro patologico. Pensate quei ragazzi poi sono andati all’ONU, hanno fatto un film e adesso faranno una cosa a Londra davanti al principe. È una riflessione che poi ciascuno deve fare nel proprio stile e nel proprio modo dentro di sé».

LA DURATA DI SANREMO 2026

«Nel corso dell’anno, qualcuno ha detto anche che ad Amadeus poverino dicevano che era troppo lungo. A me hanno detto che sono troppo veloce. Come vedete è bello il proprio Sanremo perché divide come sempre. È come quando gioca la nazionale che diventiamo tutti i commissari tecnici, ma è questa la cosa fantastica anche del festival, che ci permette a tutti di commentare la stessa cosa. Ognuno con il proprio pensiero e discutere tutti della stessa cosa, parlare e sparlare della stessa cosa. Questa credo sia una grande forza, almeno in qualche modo, il paese si unisce, quindi è estremamente positivo. Io credo che come sempre arriverò all’ una o una e dieci, perché ci sono anche dei degli spazi che devo coprire con il Festival e poi darò la linea a Nicola Savino che farà il Dopo Festival. Grazie a voi per l’amore con il quale da anni seguite il Festival di Sanremo e in cui le radio sono fondamentali».

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