Vincenzo Mollica prende per mano il pubblico e, nella tappa del Teatro degli Arcimboldi di Milano, lo conduce attraverso 40 anni di musica, spettacolo, cinema. Una serata all’insegna dei ricordi, condotta con maestria, con l’ironico entusiasmo di un uomo che racconta il proprio lavoro, la propria vita.
“Grazie per questo applauso che mi riempie il cuore di gioia.”
Queste le prime parole di uno spettacolo in cui il grande giornalista parla senza pudore della cecità che lo ha colpito e che ormai è palese.
“Sono stato per 60 anni un apprendista cieco e poi lo sono diventato davvero. Quando sei cieco devi imparare almeno tre cose. La prima è schivare gli spigoli e centrare la seggiola, la seconda è che nella vita esistono due tipi di miracoli, uno che ti dà qualcosa e l’altro che ti toglie qualcosa. A me ha tolto la vista. Il terzo a rispondere a quelli che ti chiedono ‘cosa vedi?’ A questi rispondo quello che mi ha insegnato il mio amico Fiorello. ‘Non vedo una minchia a qualsiasi distanza, ma non ho perso la speranza.”
Il racconto si snoda tra ironia e aneddoti e attraversa realmente la storia dello spettacolo del nostro paese, con il ricordo dei grandi che lo hanno rappresentato nelle varie arti.
Franco Battiato, Sergio Staino, ma anche Andrea Camilleri, Alda Merini, Adriano Celentano, Raffaella Carrà, Fabrizio De André, Federico Fellini, Paolo Panelli, Marcello Mastroianni.
“Ho sempre amato e apprezzato il legame invisibile tra Faber e Fellini. Entrambi sono sempre stati alla ricerca profonda e limpida del senso di una vita che merita di essere vissuta.”
Nello spettacolo, in cui non mancano gli intermezzi musicali del bravo Enrico Giaretta, e i ricordi e gli aneddoti, raccontati con il piglio di chi ama condividere la propria esperienza di vita, che lo ha portato a essere l’uomo in grado di raccontare non solo l’arte, ma anche la vita quotidiana dell’ospite.
Una parte del racconto è chiaramente dedicata ai 40 anni trascorsi in Rai, fin dal 1980.
“Chiamarono me e altri amici, tra cui Enrico Mentana e Clemente J Mimun, per svecchiare il telegiornale che era condotto dalle mummie!”
Un elogio della passione e della libertà.
“Ho potuto svolgere il mio lavoro di cronista in totale libertà, pur avendo avuto 27 direttori.”
Nello spettacolo non manca una stoccata alle generazioni successive del giornalismo.
“Il servizio pubblico significa porre le domande giuste, quelle vere. Le domande spesso nascono dalle risposte. Non bisogna farsi belli delle domande.”
Particolarmente affettuoso il ricordo di Enzo Biagi, che lo volle con lui nei 1984 e gli diede un consiglio fondamentale.
“Comincia da Dio che a scendere si fa sempre in tempo!”
Un ricordo anche di Lello Bersani, decano dei giornalisti, tra i primi a credere in lui.
“Dal 1981 ho iniziato a seguire Lello facendo Sanremo, Cannes, Venezia e gli Oscar. Lello mi diede la sua agendina, che conteneva i contatti di tutti. Un segnale di affetto e riconoscenza per il mio lavoro e la mia passione.”
I ricordi si susseguono rapidi, veloci e virano fino al 2001, quando, nell’anno successivo al suo pensionamento, Amadeus e Fiorello lo fecero apparire sul balconcino dell’Ariston… sotto forma di ologramma!
La serata si chiude con Vinicio Capossela, che tesse le lodi di Vincenzo cantando due brani.
“Mollica è un dono per la nazione. Ha sempre una parola per tutti e mi ha insegnato che il tempo non è gentile…”
La chiusura dello spettacolo è riservata a quegli aforismi che Vincenzo Mollica pubblica sulle pagine social, ma il pubblico a teatro non può non commuoversi sulle note di Azzurro di Adriano Celentano e Paolo Conte. Quei “pensieri all’incontrario” si annidano nella mente di chi ha assistito a uno spettacolo commovente, sincero e in cui per due ore si è davvero celebrata la forza della vita e la capacità di realizzarsi svolgendo con passione e sincerità un lavoro non semplice.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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