Banco del Mutuo Soccorso significato brani orlando.
Il significato dei 15 brani che compongono Orlando: Le Forme dell’Amore, il nuovo progetto discografico del Banco del Mutuo Soccorso.
Banco Del Mutuo Soccorso, il significato dei brani di “Orlando: Le Forme dell’Amore”
PROEMIO
È uno dei pochissimi casi in cui Nocenzi ha scritto la musica sulle parole, essendo accaduto nella sua lunga carriera quasi sempre il contrario: prima la musica e poi il testo. Ma l’incipit dell’Orlando furioso è una delle pagine mitiche della nostra letteratura, è di una bellezza metrica e fonetica unica, ed era quindi irrinunciabile la tentazione di metterla in musica…“Le donne, i cavalier, l’armi e gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto…” (Quanto è bello il termine “le cortesie” per indicare i riti cavallereschi delle corti rinascimentali?). Quindi ad ogni sillaba del testo è stata assegnata una nota musicale. Ma poi la melodia doveva risultare comunque spontanea, fluida, non si doveva sentire, ovviamente, la sua costruzione concettuale, geometrica: per ricreare l’idea di una melopea “da corte rinascimentale” abbiamo scelto un percorso monodico che ha sempre in sé un nonsoché di “antico”, di legato in qualche modo alle civiltà del passato. Nelle registrazioni ci piace sottolineare il bellissimo assolo alla chitarra acustica di Nicola di Già che esprime tutta l’intenzionale delicatezza interpretativa del brano da parte di tutto il Banco.
LA PIANURA ROSSA
Questo racconto fa riferimento alla battaglia sotto le mura di Parigi, con cui inizia l’Orlando Furioso. Ma rispetto al poema dell’Ariosto, il Banco si prende una licenza creativa nell’ambientare il proprio racconto musicale in un tempo indefinito, che vede il mar Mediterraneo ormai completamente prosciugato.
È rimasta una sola grande sorgente d’acqua potabile, difesa ferocemente da soldati occidentali e da loro protetta con alte mura. È verso la sorgente dell’acqua che centinaia di carovane di disperati cercano di dirigersi per sopravvivere. La narrazione di questo brano è abbastanza complessa e articolata: assistiamo all’arrivo degli assetati, i Saraceni, sotto le mura che cingono le sorgenti dell’acqua alla cui difesa sono posti i Guardiani dell’Acqua. All’arrivo della lunga carovana degli assetati, sotto le mura scoppia una battaglia violenta tra i due gruppi. La battaglia è osservata sui monitor del castello del potere dal mago Atlante, che segue ogni duello, ogni attacco, come se assistesse a un war game. Sono evidenti due metafore: una con quei poteri occulti che cercano sempre di manipolare accadimenti e consensi a vantaggio dei propri interessi; l’altra con i profughi delle guerre del nostro tempo che muoiono nel Mediterraneo.
La composizione utilizza una scala minore armonica, che per sua natura ricorda la musica araba, quando cantano i saraceni assetati. Nell’evocare lo scontro guerresco, essendo un racconto molto articolato e variegato, con molti protagonisti, siamo ricorsi spesso ad elementi timbrici caratterizzanti, semplici ma inequivocabili, per identificare ognuno dei due gruppi, senza scadere in eccessi di onomatopeia che avrebbero banalizzato tutto. Ad esempio, in questo lavoro di identificazione timbrica delle parti contrapposte nella battaglia, quando la narrazione riguarda i Saraceni si usano spesso suoni di percussioni etniche (tabla ed altre) insieme a dei Sitar; mentre quando rispondono i soldati occidentali con i loro canti di guerra, ai suoni etnici si sostituiscono i suoni sinfonici, come una sezione di ottoni sostenuta dai timpani. Ricorrendo alle scale arabe ed ai suoni etnici contrapposti a quelli sinfonici, quindi agendo sia a livello compositivo che a livello di orchestrazione, le due parti in campo, oltre che a “sentirsi”, si “vedono” con gli occhi della mente, e l’ascolto diventa una vera proiezione sonora anziché visiva, secondo noi molto efficace. Improvvisi unisoni orchestrali fanno del brano una evidente pagina di musica progressive. Banco del Mutuo Soccorso significato brani orlando.
SERVE ORLANDO ADESSO
Questo brano scaturisce direttamente dal preludio che introduceva il brano dedicato alla dichiarazione d’amore di Orlando ad Angelica (che sarà “Non mi spaventa più l’amore”) che Michelangelo fece sentire al pianoforte a Vittorio e a Francesco Di Giacomo nel 2013. In qualche modo è il brano da dove è nato tutto, è l’epicentro di tutto il nostro Orlando, ed abbiamo voluto riproporlo come l’originale ascoltato al pianoforte, cioè legato direttamente al brano successivo. È un pezzo per il quale abbiamo sentito profondamente la natura “lirica”, “patetica”, che caratterizza le grandi opere liriche italiane. Ed è stato un tutt’uno il pensare a grandi pagine come la “Tosca” di Puccini per quel sentimento emotivo figlio dell’amore impedito, che finisce in tragedia, dove la malvagità fa da contraltare alla purezza dell’amore del/la protagonista che è pronto fin dall’inizio ad immolare la propria vita per il lui/lei.
NON MI SPAVENTA PIÙ L’AMORE Banco del Mutuo Soccorso significato brani orlando.
Forse è l’unico tango argentino della storia del rock Prog!!! Ma l’amore di Vittorio per i tanghi argentini viene da lontano, esattamente da uno spettacolo visto al Teatro dell’Opera di Roma nel 1973: Maurice Béjart, il grande coreografo, mise in scena il suo “Faust” in cui si alternavano brani tratti dal “Requiem” di Giuseppe Verdi a Tanghi Argentini! Vittorio Nocenzi, poi, si è recato a Buenos Aires per dei concerti da solista e ha incontrato in un piccolo bar di La Boca due tangueros, Violino e Bandoneon. Chiese se era possibile ascoltare da loro un tango: i due ne eseguirono uno di un tale struggimento da commuovere anche i tavolini del bar…
Quindi aver pensato ad un Tango per il brano in cui il fiero Paladino e potente campione dell’imperatore, inerme, dichiara il proprio amore per la principessa Angelica e si sente da essa rifiutato, è una sintesi abbagliante delle dinamiche emotive tipiche dell’opera lirica (l’amore che si fa tragedia), Violetta morente, che sacrifica il suo amore per Alfredo fino alla sua stessa morte, e Orlando che nega in un sol colpo tutto il codice dei valori a cui ha ispirato la sua intera vita per correre a salvare la vita di Angelica rapita dai selvaggi senza nome, e poi viene invece da lei respinto. C’è di che impazzire. Nel brano il tema conduttore è espresso prima dalla chitarra elettrica di Filippo Marcheggiani e poi dalla voce di Tony D’Alessio, in modo che l’incipit melodico del brano risulti immediatamente graffiante, incisivo, struggente. Nell’orchestrazione spicca l’ingresso del bandoneon che suona in risposta al tema eseguito dalla chitarra elettrica. Nella composizione, è interessante la parte finale del brano: si sente l’inquinamento emotivo dell’atmosfera generale della musica, che passa dal romanticismo della dichiarazione d’amore allo stupore amaro di un Orlando che non riesce a capire come possa succedere che Angelica non risponda entusiasta di sì! Lui è il Paladino più importante dell’impero, un eroe … e lei sembra indecisa ad accettare il suo amore, addirittura gli dirà esplicitamente di no!! Lei ama un altro!! Come è possibile? E chi è quest’altro? Un anonimo soldato semplice e per giunta Saraceno, uno dei nemici! E lui che ha tradito i suoi ideali cavallereschi per dichiararle il suo amore! È troppo! E la sua mente si perde, impazzisce… Un libretto perfetto per una opera lirica ottocentesca, scritto trecento anni prima da un grande Ludovico Ariosto.
L’interpretazione vocale di Tony D’Alessio non è mai pesante ma sempre in punta di fioretto, con un’estensione vocale potente che si spinge invece ad un tono appena sotto i DO di petto. E nonostante l’impegno tecnico, Tony scava nei propri registri un insieme di suoni che puntano tutto non sulla potenza vocale, ma sulla sua capacità espressiva che gli fa alternare colori pastello a colori ad olio, cioè delicatezze e chiaroscuri timbrici che si alternano alla potenza vocale dei SI bemolle acuti, che gli servono invece per sottolineare la pazzia che sta prendendo il cuore di Orlando. Come il pianoforte, suonato in questo brano da Michelangelo Nocenzi, che da strumento conduttore si fa suono onomatopeico della pazzia di Orlando quando, dal tonalismo ottocentesco di tutto il brano approda nel finale ad esprimere la follia del Paladino con accordi dissonanti, decisamente atonali, colpiti con ritmicità ossessiva, per raccontare con la composizione stessa la trasformazione esplosa nella testa di Orlando.
NON SERVE TREMARE
Ariosto racconta nel suo poema che la principessa Angelica, approfittando della battaglia con i Saraceni, fugge dall’accampamento dell’imperatore Carlo Magno. Viene notata anche da Rodomonte, il campione dei mussulmani che si aggiunge ad Orlando nell’inseguirla dentro il bosco dove lei cerca di fuggire. È un episodio che ci ha colpito subito: abbiamo pensato che in questo modo Ariosto voleva sottolineare – sicuramente un’anticipazione – quel diffuso sentimento di affrancamento femminile nei confronti della posizione egemone maschile nella società (di tutte le civiltà del pianeta Terra). Ai nostri occhi, la fuga che Ariosto fa fare alla sua Angelica, era come volerne sottolineare il rifiuto ad essere considerata un “premio“ (!) per il paladino più valoroso, anziché una donna con il diritto di scegliere chi amare! Ed è stato subito un tutt’uno, questo nostro pensiero, con il voler dedicare questo brano alla lotta contro le violenze sulle donne che tanto riempiono ancora oggi in modo osceno le cronache dei nostri giorni. Ed ecco che allora abbiamo cantato una Angelica terrorizzata, in preda al panico perché si sente inseguita, braccata, quasi una inerme selvaggina alla mercé dei campioni Saraceni e occidentali (Rodomonte, Ferraù, Orlando, Ruggero). Nella nostra mente, dice il Banco: “Abbiamo visto una donna bellissima correre in preda al panico più atroce tra gli sterpi della boscaglia che la feriscono sul viso, sulle gambe, sulle braccia, mentre il terrore sale nel suo cuore, la sopraffà …”Musicalmente abbiamo scelto il tempo dispari in 7/8, con la sua “zoppia” reiterata ad ogni fine battuta … quell’ottavo mancante che sospende sempre la naturalezza del tempo forte in battere, bene interpreta ed esprime l’ansia, la paura che diventa panico, che si fa terrore di essere braccata e ripresa. Ogni volta che il brano approda alla parte musicale centrale, la protagonista della fuga sembra finalmente essere al sicuro, salva, tranne poi sentire ripartire l’ansia (con la ripresa del tempo dispari) e quindi l’angoscia di Angelica non ancora al sicuro.
LE ANIME DESERTE DEL MONDO
È il brano dedicato al personaggio del mago Atlante, il potere occulto, che sta chiuso nel suo castello del potere e vede attraverso i suoi monitor tutto quello che accade nel mondo ed interviene a modificarne il corso secondo la sua visione cinica e spietata! “Trovare e capire son gocce di miele per VIP”! La conoscenza della verità delle cose che accadono è solo nettare per le persone più importanti, non si può sprecare per le nullità degli esseri inferiori che popolano il mondo …
Nel castello del potere ariostesco entrano tutti i personaggi del poema, perché il Mago fa vedere loro proprio quello che essi vogliono vedere, ed allora, inseguendo le loro stesse illusioni, entrano incoscientemente e inconsapevolmente, nella tana di chi invece li usa e manovra come burattini. E l’atmosfera musicale non è di tensione, anzi i cicli di note veloci reiterati dalle tastiere creano una specie di illusione che tutto in fondo va bene perché ci pare di inseguire quello che davvero desideriamo. La tonalità generale è maggiore, c’è una apparente solarità, che viene spazzata via quando l’atmosfera diventa drammatica con l’ingresso dell’obbligato delle chitarre elettriche che esprimono il senso della recita, della finzione, che finalmente rivela per quello che è principalmente il volto vero del potere: puro cinismo, che si spinge fino a far deridere da Atlante i piccoli esseri umani, considerati nullità, dicendoglielo in faccia quando canta “Sono millenni che aspetto che accada qualcosa di nuovo! Cerco uomini speciali nel silenzio della storia ma c’è solo rumore! Vite disperse, pensieri depressi, io scansiono i tuoi giorni, c’è tutto di tutti qua dentro i miei monitor, e soprattutto i segreti!!! Solo nel mio tutto io coltivo il nulla e mi illudo che fiorisca, mentre il nulla è nulla! mentre il nulla è nulla! mentre il nulla è nulla!”. Non è soltanto cinismo, quello di Atlante. La sua amarezza è una sorta di coscienza cosmica che ci comunica la sua percezione della nullità di valori della vita umana. Il brano finisce con una frase musicale minimalista reiterata dalle chitarre acustiche accompagnata in modo sproporzionato dal ritmo di un sintetizzatore basso, a creare un’ennesima bolla visionaria. Banco del Mutuo Soccorso significato brani orlando.
L’ISOLA FELICE
“Poiché l’augel trascorso ebbe un largo spazio, per linea dritta e senza mai piegarsi, con larghe ruote cominciò sopra un’isola a calarsi”. Con questi versi Ariosto ci racconta l’episodio dell’isola felice, “l’augel”, l’Ippogrifo, il cavallo alato cavalcato in questo episodio da Ruggero, con larghi cerchi scende dal cielo e prende terra su di un’isola apparentemente paradisiaca: tranquillità, amenità, frutti semplici da cogliere, pesci in abbondanza, da pescare senza fatica … Sembra un Paradiso terrestre, ma è l’isola della Maga Alcina, che tiene prigioniero nel tronco di un albero cavo il suo amante Astolfo. Alcina ha paura che Astolfo stia per lasciarla … Tra le varie forme dell’amore quella raccontata da questo episodio è appunto “l’amore possessivo”, quel sentimento cioè che trasforma l’oggetto del nostro amore in “proprietà”. Banco del Mutuo Soccorso significato brani orlando.
L’apparenza paradisiaca dell’isola fa esclamare a Ruggero, senza esitazioni: “Resto qua! Io resto qua! Non devo chiarire niente!!”. È talmente bello tutto: nessuna responsabilità, nessuna fatica da compiere. È un po’ la stessa allegoria metaforica del “Paese dei balocchi” di Collodi in “Pinocchio”. Anche sull’isola felice come i ciuchini di Mangiafuoco si è totalmente deresponsabilizzati, si vive senza problemi, il giorno è sempre una collezione di scorciatoie, dove non ci sono responsabilità, non si deve scegliere, tutto ti attende, è una cuccagna …
Come molti dei potenti oggi vorrebbero far credere a tutti, in modo da non dover fare i conti con gli “altri”, con quelli cioè che “limitano la nostra libertà” con la loro sola esistenza…
Musicalmente il suono che fa partire la visione da “paese dei balocchi” è la chitarra suonata con lo slide da Marcheggiani, mentre la cadenza di note, come un loop, suonate da pianoforte e poi da sintetizzatori, da voce ai colori, ai profumi dell’isola, alla “leggerezza” dell’irresponsabilità, di chi è senza compiti da adempiere… “Qui non c’è fatica, e non puoi più sbagliare. Io resto qua!!!!”
È evidente la nostra intenzione di fare di quest’isola la metafora del disimpegno, della fuga dalle prese di posizione, da quelle scelte che sono spesso difficili da affrontare, ma che danno poi dignità alla nostra esistenza, le danno valore e significato. Ed all’improvviso il colpo di scena: sulla spiaggia deserta Ruggero sente una voce dirgli: Non fare così come me, devi scappare da qui, non fare il mio errore quest’isola uccide, possiamo soltanto fuggire … Ti prego liberami, strappami da terra, ora il mio corpo è un vestito di legno, è una pianta la mia prigione … Ed a questo punto entra la parte finale condotta dal ritmo delle chitarre acustiche che sostengono gli assoli dell’organo Hammond, e con le loro continue modulazioni tonali ci fanno vedere l’Ippogrifo riprendere il volo e portare con se sul suo dorso Ruggero ed Astolfo, che fuggono dalla finta isola felice verso la loro salvezza …
LA MALDICENZA
È uno dei due brani strumentali dell’album. È liberamente ispirato all’episodio dell’Orlando Furioso in cui Ariosto racconta lo scoppio di liti fra i campioni arabi nell’accampamento saraceno. Vuole esprimere musicalmente la maldicenza, la calunnia, di cui spesso sono vittime due persone che si amano e suscitano così l’invidia degli altri. Pensiamo che la calunnia sia la porta di accesso direttamente al male, e quando ne è vittima l’amore, a quest’ultimo resta solo un’arma con cui difendersi, l’unica arma che il male non potrà mai avere: la dolcezza … Ed ecco che il brano si divide in due parti: la prima con un tema conduttore molto cromatico, a rappresentare idealmente la lingua biforcuta della maldicenza; e la seconda parte, dolcissima, ad esprimere proprio l’autodifesa dell’amore con la lievità dei suoi sentimenti e del suo respiro. Musicalmente la costruzione delle frasi conduttrici, come già detto poco tonali e molto cromatiche, ci sembrava che ben rappresentassero il dire e non dire del calunniatore che sibila nelle orecchie degli altri i sospetti su una persona, la maldicenza maligna che avvelena la mente di chi l’ascolta… Ed all’improvviso l’amore si difende: con l’ingresso delle chitarre acustiche inizia la seconda parte del brano, a cui si aggiunge il moog solista ed il pianoforte acustico, sul quale canta il basso elettrico di Marco Capozi con un canto molto lirico e suggestivo, creando un momento intimo inaspettato, dove le frasi del basso ricamano eleganti cadenze inattese.
CADERE O VOLARE
L’inizio musicale di questo brano è affidato al suono degli archi campionati che scandiscono da soli l’andamento ritmico su cui si articolerà il brano con l‘entrata della band. Musicalmente uno dei momenti più belli di questo episodio è l’assolo magnifico, quasi un nuovo tema conduttore, della chitarra elettrica di Filippo Marcheggiani a cui si aggiunge il moog di Vittorio Nocenzi, dando vita ad un duetto “scritto”, che non scade mai nel virtuosismo sterile nonostante la sua “spettacolarità” tecnica, perché resta sempre al servizio dell’emozione della narrazione. La parte finale affida il tema conduttore ad una sezione di brass campionati, sui quali si snoda l’assolo affidato all’organo di Vittorio.
Nel testo c’è espressa tutta l’umanità di Orlando che dice a sé stesso come lui non possa permettersi di seguire il proprio cuore ed il proprio amore: il dovere gli chiede di rinunciare all’amore.
Questo episodio è l’antefatto della pazzia che scoppierà nella mente di Orlando al momento del suo rifiuto da parte di Angelica. Infatti, per andare a salvarla dai selvaggi che stanno per ucciderla, Orlando abbandona al loro destino i propri commilitoni di cui stava facendo strage il campione dei saraceni Rodomonte, venendo meno a tutti quei codici d’onore cavallereschi che erano stati per lui gli unici codici di comportamento possibili nella sua vita di Paladino e di cavaliere. E, nonostante questa grande prova d’amore per Angelica, la principessa respingerà Orlando perché innamorata di Medoro. È troppo per la mente di Orlando che perderà il senno ed impazzirà.
IL PALADINO
Ispirato all’episodio del salvataggio di Angelica, esprime tutta l’energia fisica che uno scontro cruento può far venire in mente: da una parte il salvatore della principessa, dall’altra i selvaggi che stanno per ucciderla. Per esprimere questa dinamica ci voleva un brano muscolare, energico e ritmico, ed è quello che abbiamo scritto ed interpretato, con ancora un altro assolo “scritto” che da vita ad un altro duetto, un “obbligato” per chitarra elettrica e sintetizzatore,ancora una volta Filippo e Vittorio. Nell’orchestrazione Vittorio si è voluto ispirare idealmente alle orchestrazioni di Frank Zappa (l’uso delle marimbe e dei xilophoni ad esempio per i grandi unisoni tematici): ma anche in questo caso sono libere interpretazioni più ideali che di contenuto. Per i musicisti del Banco ispirarsi a qualcuno (sia musicista o pittore o poeta) non è mai riprenderne alla lettera i moduli espressivi, è sufficiente pensare in modo molto ampio a qualcuno di cui ammiri il linguaggio, per avere quello spunto “lontanamente” ispirato a … Sono come delle piccole matrioske dentro il quadro generale del tessuto creativo di un lavoro.
L’AMORE ACCADE Banco del Mutuo Soccorso significato brani orlando.
Il brano è la risposta onesta che Angelica da ad Orlando, spiegandogli perché non potrà amarlo. Nonostante sia stata salvata da lui, rifiuta il suo amore, ma lo fa con delicatezza, dispiaciuta. C’è in questo brano tutto il rammarico di chi capisce che l’amore è inevitabile, appunto, come dice il titolo del brano, “accade”. Non è un atto razionale, ma qualcosa che succede. Il tema conduttore del brano è molto “lirico”, ed aveva bisogno di una voce femminile per sottolineare con la sua diversità eclatante, l’importanza del rifiuto di Angelica nel causare la pazzia di Orlando. Angelica proprio non poteva essere interpretata dalla voce tenorile del grande Tony. Ed ecco che allora, cambiare timbro vocale diventava un segno di discontinuità evidente ed indispensabile. Inoltre è tanto tempo, da quando Viola Nocenzi ha pubblicato il suo primo album “Viola” che molti fan del Banco chiedevano “Ma quando farete cantare Viola con voi?”. Ci è sembrato questo il momento più opportuno, perché richiesto dalle necessità della narrazione. Inoltre il suono della voce di Viola, così introspettivo, ben si addice al personaggio dell’Angelica che avevamo in mente, appunto una donna in cui dolcezza e personalità si fondono in un unicum irripetibile. È stato quindi tutto molto naturale, come se fosse stato già deciso in altri spazi del mondo! Come il fatto che, per far dichiarare il suo amore ad Angelica, ad Orlando è stato scritto un Tango, e per far spiegare ad Angelica il perché del suo rifiuto è capitato di scrivere un Valzer lento all’inglese, romantico ed affascinante… Banco del Mutuo Soccorso significato brani orlando.
NON CREDERE ALLA LUNA
Questo brano è dedicato “all’amore amicale, fraterno” di Astolfo per Orlando… Camminando, di notte sotto una luna piena luminosissima, Astolfo vede sul bordo della strada che sta percorrendo un mucchio di stracci… Si avvicina e scopre con dolore che non sono panni, ma è il suo amico d’infanzia più caro… È il suo Orlando, che sta per terra in deliquio, come un moribondo… Astolfo, in un attimo, vede la luna nel cielo e capisce che deve rischiare la propria vita per andare fin lassù, recuperare il senno di Orlando e riportarglielo sulla Terra e così salvarlo! Il brano nasce miracolosamente da una cadenza ripetitiva e malinconica del pianoforte di Michelangelo Nocenzi che “da il La” a tutta la composizione, perché ne ispira l’andamento blues… Con la nota Sol fissa che fa da pedale, si succedono nella cadenza il SI bemolle, il LA, poi il FA, poi il Mi bemolle … E’ la prima volta che il Banco registra in un proprio album un blues, ovviamente un blues sui generis… l’emotività dolorosa straziante che ne nasce è affidata, oltre che alla voce ed al testo, ad un Sassofono Tenore suonato con un cuore grande come il mondo da Carlo Micheli, musicista geniale, amico da tempo di Vittorio e del Banco, invitato come Guest che risponde con una performance piena di sentimento e di umanità. L’assolo del sassofono dialoga, utilizzando gli spazi delle pause, con la melodia vocale, disegnando con il suo suono straziato il dolore di Astolfo, quasi in un dipinto ideale in cui i suoni sostituiscono i colori. Quando termina il canto vocale si aggiunge al suono del sax anche il Moog di Vittorio dando idealmente voce alle due anime degli amici Astolfo e Orlando, uno angosciato dallo stato di salute dell’altro e l’altro disperato per il proprio amore rifiutato. Tra i superacuti del sax e i suoni del sintetizzatore si creano degli allucinati strazi timbrici che esprimono tutta la tragicità dell’episodio e dei sentimenti da esso evocati.
MOON SUITE Banco del Mutuo Soccorso significato brani orlando.
La narrazione del viaggio sulla Luna di Astolfo per recuperare il senno del suo amico Orlando, è forse l’episodio del poema di Ariosto più famoso. Per secoli ha ispirato una visione rivoluzionaria della Luna rispetto a quella tradizionale. In quasi tutte le civiltà la Luna è sempre stata rappresentazione della femminilità, abbinata spesso in modo romantico all’amore fra un uomo ed una donna, quasi una protettrice naturale dell’amore umano. Ariosto invece trasforma la Luna in una “discarica” per i sogni e gli ideali ai quali l’uomo ha rinunciato durante la sua vita, insomma le cose migliori dimenticate lassù come rifiuti inutili, sulla Luna, lontane dalla nostra vita di tutti i giorni. Ed Astolfo é lassù che va, per cercare in mezzo agli scarti degli uomini, il senno del suo amico Orlando.
La Suite della Luna si divide in tre movimenti: il primo movimento è “Il viaggio” nello spazio, sulle ali dell’Ippogrifo, verso la luna; il secondo movimento racconta ciò che accade “sulla luna”, e il terzo è “il ritorno sulla Terra”. Il primo movimento (il viaggio verso la luna) si suddivide a sua volta in altri tre momenti: “il viaggio vero e proprio”, scandito dal battere ampio delle ali dell’Ippogrifo, onomatopeicamente raccontato dalla reiterazione di accordi esatonali che riescono ad evocare efficacemente l’ampia ala del cavallo volante remare nell’aria, mentre sotto pulsano i ritmi scanditi dalla mano sinistra di Vittorio su organo e pianoforte. Ancora una volta l’orchestrazione è fatta su misura dell’organico live della band che prevede due chitarristi, basso batteria, back vocals e un politastierista che utilizza una unica master keyboard (con sei expander governati ognuno da un proprio pedale del volume per consentire a Vittorio di far entrare, a seconda del momento del brano, oltre al piano conduttore, anche l’Organo o gli Strings o i Brass, insomma gli altri suoni previsti dall’arrangiamento). È la master keyboard che gli consente di suonare all’unisono il pianoforte e l’organo. In questo caso, mentre la mano destra da la voce al battito delle ali, la sinistra veloce e pulsante scandisce il volo nell’aria dell’Ippogrifo di Astolfo, fin quando si passa al secondo momento del primo movimento: “il panorama del cosmo”. Abituati, dalle riprese nello spazio dei nostri astronauti, a vedere la Terra da lassù, abbiamo immaginato lo stupore di Astolfo davanti alla meraviglia del panorama che gli offre il Cosmo, in cui il nostro pianeta è una piccola ma bellissima visione d’insieme. E mentre sta lassù sospeso nel vuoto Astolfo vede una “cascata di luce” che si frappone fra lui e la Luna, e capisce che la deve attraversare. Questo è il terzo momento del primo movimento, la visione e l’attraversamento della cascata di luce. Musicalmente è espresso dal rincorrersi veloce di brevi frasi musicali che passano in un continuo tourbillon da uno strumento all’altro, dalle chitarre al pianoforte, dai sintetizzatori all’organo, ricreando gli sprazzi di luce intensa della cascata che avvolge e colpisce l’Ippogrifo mentre la attraversa. Alla fine dell’attraversamento della cascata di luce, ci trascina un continuum poderoso di break della batteria in cui Fabio Moresco alterna frasi all’unisono con gli obbligati della band con scomposizioni ritmiche continue le più disparati, che si alternano ai momenti in cui scandisce il ritmo principale, interpretando efficacemente le scariche che l’energia abbatte sui viaggiatori che stanno attraversando la cascata di Luce.
All’uscita dalla cascata di luce c’è “l’allunaggio” sulla superficie lunare, che rappresenta il primo momento del secondo Movimento. Per esprimere l’allunaggio il ritmo della musica quasi si sospende, creando un effetto di rallenty, di galleggiamento, per suggerire al nostro ascolto l’effetto dell’assenza di gravità sulla superficie lunare. La seconda parte del secondo movimento, invece, vede Astolfo trovare “la valle dei senni”, dove fra i tanti oggetti lasciati là sulla Luna, lui ritrova l’ampolla con il senno di Orlando!
Mentre nella terza parte del secondo movimento (“le Parche ed il Tempo”) mentre Astolfo sta per accingersi a tornare felicemente sulla Terra, ed all’improvviso vede le Parche ed il Tempo, signori della vita umana, che ne scandiscono l’inizio e la fine. Incontra, infatti, due lugubri figure, le Parche che, con una mano tengono i fili delle vite degli uomini, e con l’altra le forbici con le quali tagliarli e porre fine alle stesse … Lì, sulla Luna, Astolfo incontra anche il Tempo, il sovrano che governa implacabile la vita umana. È una visione fantastica che gli occhi della nostra mente “vedono” nel leggere i versi dell’Ariosto.
Il terzo movimento è un’unica sequenza musicale, dove ritorna il battito iniziale delle ali dell’Ippogrifo, il pulsare dei muscoli del cavallo alato e le back vocals dei cori che cantano come all’andata il “peana” di ringraziamento a Dio per la bellezza del suo Creato.
L’ultimo movimento della suite inizia con un noise che, per chi ha frequentato gli studi di registrazione negli anni ‘60/’70, è inconfondibile: è il rumore del riavvolgimento dei nastri di registrazione! Lo abbiamo messo perché volevamo simboleggiare il riavvolgere del nastro degli ultimi 50 anni della nostra vita, e tornare in un attimo a quel primo brano del primo album da noi registrato nel Salvadanaio: ed allora in un istante, ci ritroviamo nel ’72 a risuonare il tema conduttore di quel brano (“In volo”), dove recitavamo queste parole: “Lascia lente le briglie del tuo Ippogrifo o Astolfo e sfrena il tuo volo dove più ferve l’opera dell’uomo …”.
Per concludere, un pensiero: il disegno di un cerchio, affinché sia perfetto, non deve avere mai né inizio né fine, ma deve essere sempre espressione dell’oggi, a sottolineare come passato presente e futuro siano insieme un’unica cosa.
COM’E’ SUCCESSO CHE SEI QUI
L’Amore Inatteso, è quello di Medoro, soldato saraceno anonimo e senza storia che si ritrova all’improvviso oggetto dell’amore della donna più bella del mondo! “Come è successo che sei qui?!“ Le note del pianoforte su cui si sviluppa il canto vocale, sono come un ricamo trasparente su cui si poggia con estrema naturalezza la melodia affidata alla voce. Sia le parole che le armonie e la melodia comunicano quella sensazione di stupore meravigliato, quasi una felicità inattesa, che è il reale stato d’animo di Medoro che “sgrana i propri occhi” davanti a questo miracolo dell’amore di un’Angelica bellissima, che lo riguarda in modo inequivocabile. Sia la composizione che l’arrangiamento vogliono esprimere questo meravigliarsi stupito di Medoro nel modo più diretto e semplice possibile, ricorrendo in questo caso, più che ad effetti speciali, alla “naturalezza” come chiave espressiva principale da adoperare per dipingere questo momento così intimo. “Ma che sorpresa sei per me! Come è successo che sei qui?!!”. “Sono terra brulla, quando è in fiamme il cielo!” così si autodefinisce Medoro, ai cui occhi Angelica appare come la “pioggia di marzo, nave che parte questo sei tu per me!!”. Il viaggio dell’amore che appare a Medoro come una visione sublime è evocato dall’incedere naturalissimo sia del ritmo che delle armonie luminose del brano, affidate ai suoni del pianoforte e delle chitarre. “E accatastati alle spalle tutti gli anni miei, prendono un senso ora che tu sei qui…!!” ”Solo un attimo così mi basta …!” È l’umile esclamazione di Medoro alla fine del brano, ad esprimere la sua semplice e stupita meraviglia …
COSA VUOL DIRE PER SEMPRE Banco del Mutuo Soccorso significato brani orlando.
La narrazione: alla fine del racconto Ariostesco, si scopre – quasi “un coup de theatre” – che il mago Atlante non è quell’essere malvagio fin qui visto tale, perché lui ha tenuto sempre prigioniero Ruggero per cercare di salvarlo dal suo destino, che prevede la sua morte nel momento stesso in cui lui incontrerà la donna della sua vita. Questo era il vero motivo per cui Atlante ha sempre impedito l’amore fra Ruggero e Bradamante! Ed allora, nel poema di Ariosto, Atlante fa vedere a tutti cosa sarebbe successo a Ruggero se avesse incontrato la sua Bradamante. E porta tutti in un flash forward, nel futuro: e tutti vedono allora il feretro di Ruggero, vedono lui morto sulla pira pronta ad essere incendiata e Bradamante in gramaglie disperata, che gli canta il suo amore, il suo ultimo addio…
Questi due personaggi sono i Giulietta e Romeo di Ariosto, e ci hanno ispirato un brano pieno di passione, di dolore, in cui l’amore infelice dei due protagonisti viene espresso da una melodia che scava dentro il cuore echi che ricordano, ovviamente non per fisionomia musicale ma perché toccano le stesse corde emotive, il brano d’amore per antonomasia del repertorio del Banco: “750.000 anni fa…l’amore?”
Come tutti i brani dell’album, questo testo non perde di significato se si estrae dalla narrazione dell’album concept, perché può essere ascoltato e vissuto interiormente come un doloroso addio fra due persone che si sono amate profondamente, ed esprime quindi un valore universale come racconto poetico ed emotivo, non legato esclusivamente all’episodio dell’album concept. Questo brano esprime “L’amore per sempre”, quel sentimento che ci travolge in modo unico quando incontriamo la persona della nostra vita. Per qualunque essere umano, perdere l’amore della vita significa sprofondare in un abisso di dolore come poche altre volte accade.
Musicalmente la lunga introduzione strumentale è affidata agli accordi delle tastiere che giocano con il voicing, cioè con i rivolti stessi degli accordi, per tessere una specie di contro melodia sotto quella eseguita dalla chitarra elettrica, che riprenderà subito dopo la voce solista. Un’altra chiave musicale, che predispone l’animo in modo adeguato ad accogliere finalmente la voce solista, sono i controcanti della seconda chitarra. E quando la voce debutta con il canto del tema conduttore trova così pronto il cuore dell’ascoltatore, sintonizzato nel naufragio del protagonista del testo: “Come rovi stretti verso il fianco del vulcano”. E poi i versi forse più struggenti di tutta la poesia latina scritti da Catullo alla sua Lesbia: “E mille baci ancora sotto il cielo ti darò e mille baci ancora e di nuovo ancora cento e quando finirà questa breve luce insieme dormiremo un’unica notte, e ancora baci e ancora cento”… L’estrema libertà di ispirazione dell’album è testimoniata anche da questa libera citazione di rimandi poetici, esistenziali ed artistici in genere. La ballade finisce con un altro assolo “obbligato” per chitarra e sintetizzatore. Filippo e Vittorio firmano la conclusione del brano e dell’album stesso con l’ennesimo assolo lirico e struggente. Ma durante tutto il brano, grande è la qualità dell’interpretazione vocale di Tony D’Alessio che firma, con quest’ultimo momento, una grandissima prova, in generale, di sensibilità e capacità interpretativa.
Non possiamo finire di parlare di questo album se non sottolineiamo il lavoro splendido fatto coi testi da Paolo Logli, che sembra aver lavorato da anni insieme a Vittorio Nocenzi, trovando con lui una naturalezza miracolosa nell’intesa progettuale e poetica, ideale e di metriche raffinate, con cui hanno dato voce alle visioni suscitate dalla musica e dalle originali storie ariostesche.
Banco del Mutuo Soccorso significato brani orlando.
Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.