Dargen D’Amico, ospite del Festival di Open, dal palco ha parlato del ruolo del rap, svelando anche un pensiero sul Festival di Sanremo.
“Sanremo non so se lo rifarei, perché non sono più la stessa persona. Ma è cambiato il tempo nel quale viviamo: al tempo sentivo forse la mancanza di equilibrio nel racconto di ciò che avviene nel mondo, e questo non rendeva giustizia ai più deboli. Adesso invece vedo che anche se il racconto dei più deboli è comparso sui media, i grandi se ne fregano e rimane anche l’anestesia generale.”
Spiega Dargen D’Amico, due volte in gara all’Ariston. Poi una riflessione più ampia sulla presunta pericolosità dei testi rap.
“Scarface è la causa per cui la gente entra a far parte di gruppi organizzati? Sicuramente esiste la pericolosità di scimmiottamento, ma se un film, un libro, una canzone racconta la realtà… non può essere più pericoloso della realtà stessa. Il rap nasce nei quartieri neri come genere per dimostrare che ce la si può fare, come modo di tirarsi fuori da una situazione drammatica. Il problema è la realtà, non la canzone che la racconta.
Andrebbe indagato perché alcuni ragazzi hanno come unica soluzione quella di rafforzare i propri testi, censurando alcuni sentimenti perché poco potabili. Perché manca l’odio, manca la violenza. Non dovrebbero essere stimolati a censurare l’odio che raccontano, ma a cantare l’amore che non raccontano.”
Infine una frecciata nemmeno troppo velata ai dissing di questi giorni tra Tony Effe e Fedez.
“Io ho fatto molti dissing nei confronti di me stesso, nel senso che mi sono rimangiato quello che pensavo e dicevo. È importante entrare con una certezza e uscire con un dubbio.”
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