Sante Longo OGAE Italy

Intervista a Sante Longo, presidente di OGAE Italy. 43 anni, di Mola di Bari, non è solo il presidente, è un vero e proprio esperto dell’Eurovision: date, classifiche, aneddoti sugli artisti in gara, dichiarazioni e litigi, ma anche e soprattutto di canzoni, musica ed emozioni.

Eurovision 2024, intervista a Sante Longo, presidente OGAE Italy

Sante, cos’è esattamente Ogae Italy?
Hai un cantante preferito? Bene, noi siamo il suo fan club! Se vuoi lo puoi tradurre con Organizzazione
Generale degli amanti dell’Eurovision.

Quando nasce Ogae?
Nasce negli anni ottanta in Finlandia. Da quel momento anche in altre parti d’Europa si sono man mano
organizzati dei gruppi di fan indipendenti che si sono poi “consorziati” in un organismo internazionale. In
Italia Ogae nasce all’inizio degli anni 90.

Oggi quanti membri conta Ogae?
Siamo circa 300, ma da quando abbiamo vinto nel 2021 c’è stato un leggero calo di iscritti. Probabilmente la vittoria dei Maneskin nel 2021 e l’arrivo a Torino di ESC nel 2022 ha creato una necessita di supportare il nostro Paese, che poi è diminuita negli anni successivi tra i meno appassionati. Non è come Sanremo che, nonostante i cambi di rotta e i cali di successo, non ha mai perso il suo seguito. Una volta finita questa magia, l’affezione è calata.

In Italia si può diffondere la cultura eurovisiva?
Per me è un processo un po’ lungo, ma qualche segnale c’è! Eurovision può crescere anche grazie alle radio e il nostro ex vice Presidente Alessandro Banti ha dato una grossa mano tramite Radio Incontro in Toscana. E’ solo un esempio, perchè sempre più emittenti scelgono di passare dischi che hanno partecipato a ESC.

Qual è la considerazione generale sulle canzoni di Eurovision?
Non sempre c’è stata stima per le canzoni portate all’Eurovision, e qualcuno ancora pensa solo agli aspetti più appariscenti, considerandolo un evento trash. Gia nel ‘77 la Rai restrinse la delegazione con Mia Martini a solo due persone, poi siamo mancanti gli anni 1981, 1982 e 1986. Poi ci fu il ritiro quasi definito nel 1994 (interrotto solo dalla parentesi nel ‘97 quando i Jalisse chiesero di partecipare), per poi tornare nel 2011 con buoni risultati.

Il fatto di non essere riconosciuto così tanto in Italia, influisce sui tesseramenti ad Ogae Italy?
Non penso sia questo il problema. Ritengo che la cosa sia dovuta alla nostra assenza per tutti questi anni: pensa alla Spagna che non vince da molti più anni di noi eppure i fan sono decisamente più numerosi e appoggiano quasi totalmente il loro rappresentante selezionato al Benidorm Festival.

Un altro aspetto è che Eurovision non venga sempre capito anche dalla stampa che scrive in modo un po’ superficiale?
Serve del tempo e un forse un cambio generazionale. Pensa al caso della Croazia dello scorso anno: un
testo importante che parla di conflitti ma cantato da una band un po eccentrica venne subito “etichettato” come trash giudicandolo solo le apparenze.

Sanremo non fa sentire molto la febbre Eurovisiva, non credi che questo fatto non aiuti a diffonderla?
Sanremo non è la selezione nazionale per Eurovision! Negli anni 70 a esempio “Canzonissima” era la
selezione interna. Pensa a Nicola di Bari che vinse a entrambi i concorsi ma venne scelto per quest’ultimo. Oppure alla coppia Alice e Battiato che vi parteciparono nell ’84 ma Alice vinse Sanremo nell’81 e nel 2011 scelsero Gualazzi per la sua fama all’estero già consolidata come jazzista, mentre Emma venne scelta internamente. Il nostro vantaggio è che in Italia le canzoni sono sempre valide. In alcuni Paesi si cerca di proporre la canzone che assomigli di piu alle altre “eurovisive” mentre in Italia si propone un pezzo diverso che non sia per forza omologato agli altri. Su questo la provenienza dal Festival di Sanremo, che è slegato da Eurovision, è un valore aggiunto.

Quali sono le caratteristiche perché una canzone sia “eurovisiva”?
Per essere Eurovisiva una canzone deve essere ballabile e avere uno staging importante. Tuttavia spesso
hanno vinto canzoni diverse che non hanno rispettato questi canoni, come Salvador Sobral che era da solo con il pubblico intorno a lui. Casi di successo come Eleni Foureira o Conchita Wurst sono delle eccezioni felici. Qualcuno pensa che piacere all’estero voglia dire essere sicuramente Eurovisivo ma non è sempre cosi. Pensa al gruppo tedesco dei Cascada che nel 2013 partecipò al culmine della carriera. Finirono nella classifica dei “bottom five”.

Eurovision è una vetrina internazionale?
Assolutamente si, lo è stato in passato e continua a esserlo, ma noi soffriamo un po’ la chiusura del nostro mercato, tuttavia anche da noi questa tendenza sta cambiando: Tattoo di Loreen (che ha vinto l’anno scorsa a Liverpool) è disco d’oro in Italia, Snap della cantante armena Rosa Linn (che in Italia ha collaborato con Alfa) ha ottenuto 4 dischi di platino, che non è poco.

Alla fine ha vinto Nemo, rappresentante della Svizzera, sei contento del risultato?
Si, era tra i miei preferiti e sicuramente uno dei più quotati. Sarei stato forse più felice se avesse vinto l’Irlanda ma la canzone di Nemo era complessa e l’esibizione molto difficile, considerando che cantava dal vivo, quindi bene cosi!

Una parola su quello che è successo a Malmö sabato scorso?
Preferirei di no, sicuramente si è perso il controllo nella gestione di alcune situazioni ma aspettiamo l’esito degli eventi.

Intervista di Guglielmo Mauti