“PAGANI PER PAGANI” è il doppio album omaggio al fratello Herbert Pagani dell’attrice e cantante CAROLINE PAGANI; ne abbiamo parlato in un’intervista.
Questa la tracklist di “PAGANI PER PAGANI”: “Palcoscenico“; “Albergo a ore” con Danilo Rea; “Cento Scalini” con Francesca Della Monica; “Sai che basta l’amore” con Alessandro Nidi; “Serenata“; “Da niente a niente” (Volo AZ 106) con Fabio Concato; “Porta via” con Shel Shapiro; “Ca fait trois jours que j’ai pas fait l’amour” con Giorgio Conte; “Un capretto (Dona dona)” con Moni Ovadia; “La bonne franquette;” “Non mi venite a dire” con Alessandro Nidi; “Signor Caruso“; “La mia generazione“; “Il condannato” con Alessandro Nidi; “Lombardia” con Alessandro Nidi; “Concerto pour pieds nus et orchestre” con Alessandro Nidi; “Ti ringrazio vita“; “Imagine“; Un capretto (Dona dona)” con Moni Ovadia e Caroline Pagani.
Intervista a Caroline Pagani
Caroline, parliamo del tuo progetto, un album dedicato a tuo fratello Herbert Pagani, un artista straordinario e troppo spesso dimenticato. Come è nata l’idea?
L’idea è nata proprio perché non esisteva un disco che raccogliesse le sue canzoni più belle, sia della discografia italiana che di quella francese. Abbiamo incluso anche alcuni testi in prosa e poesia, dato che Herbert è stato molto prolifico. Gli arrangiamenti sono stati tutti rifatti e spaziano tra diversi generi: dal piano solo al pop, dal rock al melodico, fino ad arrivare all’orchestra.
Nel disco ci sono anche diversi ospiti importanti.
Sì, abbiamo collaborazioni straordinarie. Questo progetto restituisce davvero l’essenza dell’opera di Herbert, che già 40 anni fa anticipava tematiche attuali come il cambiamento climatico, le pandemie, le guerre e l’uso sconsiderato della tecnologia.
È incredibile come i suoi messaggi sembrino scritti ieri. Pensi che questa sua visione anticipatrice sia stata parte della sua natura controcorrente?
Sì, assolutamente. Herbert era un visionario e amava andare controcorrente senza mai snaturarsi. Megalopolis, il suo concept album, era un’opera teatrale e musicale unica, in cui utilizzava i suoni della strada per raccontare una storia. Anche dal punto di vista sonoro, era avanti anni luce: non convenzionale, teatrale, e sempre profondamente autentico.
Hai lavorato a questo progetto per oltre due anni. Qual è stata la parte più impegnativa?
Sì, ci ho lavorato a lungo. La parte più complessa è stata rispettare la natura delle sue canzoni senza soffocarle con arrangiamenti troppo ricchi. Ho dovuto lottare un po’ per mantenere il cantautorato al centro del progetto, perché è l’essenza di queste canzoni. Alla fine, però, siamo riusciti a trovare un equilibrio tra modernità e rispetto per l’opera originale.
Anche la tua esperienza teatrale sembra avere un ruolo importante nella reinterpretazione dei brani, non è così?
Sì, decisamente. L’interpretazione è fondamentale per far emergere la forza del testo. Ad esempio, Palcoscenico è molto teatrale e parla del lato oscuro e dei vizi del mondo artistico, mentre Cento Scalini è interpretata da Francesca Della Monica, una vocal performer straordinaria, che ha saputo dare profondità al brano.
C’è una canzone che rappresenta meglio l’essenza dell’album?
Direi Palcoscenico, perché racchiude la presa di posizione artistica di Herbert: fare arte senza compromessi. È un brano che sento molto vicino anche al mio percorso come artista indipendente.
Questo è il tuo primo album come cantante. Che sensazioni provi?
Sono emozionata! Credo che sia un lavoro molto bello, con canzoni e arrangiamenti vari che possono incontrare gusti diversi. Chi lo ha ascoltato mi ha detto che più lo si ascolta, più viene voglia di riascoltarlo, e questo mi riempie di gioia.
Parliamo del live del 3 marzo. Cosa puoi anticiparci?
Si terrà all’Auditorium Parco della Musica di Roma, nella Sala Sinopoli. Sarà uno spettacolo intitolato Concerto per amore dell’amore, dedicato all’arte e all’attività di Herbert. Parleremo di pace, ecologia, riciclo e delle diverse forme d’arte che lui ha esplorato, dalla radio alla pittura.
In Francia tuo fratello era molto apprezzato. Perché pensi che in Italia abbia avuto meno successo?
In Italia ha avuto molti problemi di censura: diverse sue canzoni venivano bloccate per i temi controversi che affrontavano, come il suicidio o l’adulterio. In Francia, invece, il pubblico era più pronto ad accettare questi argomenti, e Herbert era molto popolare.
Se potessi immaginare un dialogo con tuo fratello, cosa pensi direbbe di questo album?
Penso che ne sarebbe felice. Era un artista che credeva nel potere della condivisione e nell’autenticità. Sono sicura che approverebbe la scelta di mantenere vivo il suo messaggio, sempre attuale e necessario.
Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.