“Polmonite” è il nuovo album di DECROW, uscito per Triggger e distribuito da ADA Music Italy.
“POLMONITE” nasce dall’esperienza personale dell’artista, che ha vissuto sin dalla nascita a contatto con il virus, e racconta come quelle cicatrici nei polmoni lo abbiano accompagnato fino ad oggi. Ogni brano è una radiografia di un problema che deve essere superato, che esso sia di natura lavorativa, salutare o affettivo: ciò che conta è la forza di volontà per andare avanti. Attraverso le dieci canzoni che compongono l’album, Decrow vuole stimolare l’ascoltatore ad affrontare le proprie difficoltà: “Questo è un disco per stare male! Serve stare veramente male per stare bene! Non può piovere per sempre, dissero in un film!” (Decrow)
Prodotto da Bedini e yuks, “POLMONITE” è un disco che unisce sonorità rock ed emo ad altre più elettroniche, hyperpop e techno, mostrando tutti i lati di DECROW.
TRACKLIST
01 – Bronchi
02 – Voglia Di Te
03 – ACQUAMARA
04 – S.O.S.
05 – WOW feat Troyamaki
06 – ReadyToDie feat Jack Out
07 – Merry Christmas
08 – Nebbia
09 – SERIE A
10 – Polmoni (Te)
Intervista a Decrow
“Polmonite” è un titolo molto evocativo. Potresti approfondire il significato che attribuisci a questa parola e come si collega al tema generale dell’album?
L’idea di “POLMONITE” nasce in un periodo un po’ bastardo della mia vita. Ho sempre avuto alti e bassi nella mia vita, un po’ come tutti, il problema è io vedo tutto nero o tutto bianco non conosco il grigio e quindi quando i miei periodi sono neri sono veramente “neri” come la pece. Durante questo periodo ho fatto dei controlli ai polmoni per fortuna andati benissimo ma mi ha fatto veramente strano vedere che nei miei polmoni ancora ci sono delle cicatrici dovuti a una polmonite che ho avuto proprio quando sono nato. Mia madre quando mi ha partorito aveva la febbre alta e la polmonite e l’ha attaccata a me. Poteva perdermi ma ce l’ abbiamo fatta! Sono stato in incubatrice per un bel po ma ero già forte! Credo che questa situazione mi abbia forgiato e che se non fossi nato in queste condizioni non sarei la persona che sono oggi. Il disco l’ ho chiamato così, come la malattia che mi ha creato!
Il tuo aka, Decrow, che richiama il corvo, come è nata questa scelta e cosa rappresenta per te?
Quando ho scelto di chiamarmi Decrow ero nel periodo più brutto della mia vita e l’ unica cosa che mi ha dato energia è stata la musica. Sono rinato come Eric Draven perché avevo una missione, far ascoltare le mie canzoni a più persone possibili.

Quali sono state le principali fonti di ispirazione per la scrittura di “Polmonite”? Ci sono eventi personali, esperienze o artisti che hanno influenzato il tuo lavoro su questo disco?
Le esperienza sono state tantissime. Ci ho messo un anno a scrivere questo disco e in un anno sono successe un sacco di cose. A livello personale sarebbero troppe le cose da dirti che hanno influenzato la mia scrittura. Per quanto riguarda influenze artistiche ci sono stati dei dischi con cui mi sono veramente chiuso quest’ anno. Next Gen dei Bring Me lo ho ascoltato tantissimo, ma ho ascoltato anche tantissimo dei vecchi vinili di De Gregori che mi ha regalato mio padre quando me ne sono andato di casa quindi anche lì è stato un mix di influenze.
Hai descritto “Polmonite” come un mix di generi diversi. Come hai fatto a combinare
sonorità così eterogenee creando un sound così coerente e personale?
In particolare ho sentito rock in Wow, alternative in Ready to die, malinconia in Polmoni(te), tanti generi
diversi. Ce lo siamo promesso io e Bedini il mio produttore, che avremo sempre cercato di mescolare
generi e di metterci sempre il nostro stampo in qualsiasi canzone. Ascolto tanti generi diversi quindi e anche Bedini quindi quando siamo in studio viene naturale “mescolare”
I tuoi testi sono molto diretti e sinceri. C’è un particolare brano a cui sei particolarmente legato e perché?
“Bronchi” è una canzone d’ amore dedicata a una persona che mi ha cambiato la vita. Prima dicevo che sono una di quelle persone che non ama le vie di mezzo, ma prima di conoscere la mia ragazza pensavo davvero che la vita dovesse essere vissuta sempre a 1000 e che se rallentavi un pochino finivi per forza col fermarsi. Davo importanza a delle cose che poi ho capito che non erano veramente importanti e che essenzialmente bisogna capire cosa è importante per noi stessi. Pensavo che guardare il mondo dall’ alto fosse il modo per osservarlo meglio e invece ho capito che con i piedi per terra e vivendo la vita godendo delle piccole sorprese che ti presenta ogni giorno si vive meglio. Ho voluto dedicare tutto il mio romanticismo a questa persona.
Qual è il tuo processo creativo quando scrivi una canzone? Parti dai testi, dalla musica o da
un’idea più generale?
Non ho uno schema preciso, dipende… a volte sono in macchina e mi vengo dei versi in mente e poi insieme a Bedini li registro su un tappeto e dopo creiamo il brano, altre volte è lui che mi propone dei brani e io scrivo il testo.
Come si svolge una tua tipica sessione di registrazione? Lavori da solo o preferisci collaborare con altri musicisti?
Mi piace collaborare con più persone possibile però diciamo che poi ragiono e chiudo qualsiasi cosa in studio con Bedini. Ormai lavoriamo da un sacco insieme e ci conosciamo da ancora più tempo quindi ci capiamo alla grande!
Come hai collaborato con i produttori Bedini e yuks? In che modo hanno contribuito alla realizzazione di “Polmonite”?
Bedini come ti dicevo è il mio produttore principale. Yuks l’ho conosciuto qualche anno fa e mi ci sono trovato da Dio. Ho incominciato a lavorare con lui da Kill Me e da lì dopo abbiamo fatto “Bronchi” “SOS” e “ACQUAMARA”. Quando abbiamo lavorato a 6 mani anche con Bedini e abbiamo chiuso i brani è stata magia. Sicuramente faremo altre 1000 session insieme!
Quali sono gli artisti o i generi musicali che hanno maggiormente influenzato la tua musica?
Tantissimi: dai classici tipo NIRVANA, Foo Fighter, goo goo dols, o i sex pistol, ma sono stato anche mega fan della musica Tekno. Ascolto cantautorato, tra i vinili che mi ha regalato mio padre ci sta Terre Di Nessuno di de Gregori. Ho dedicato tantissime canne a quel disco.
Come vedi la scena musicale italiana attuale? Ci sono degli artisti o delle band emergenti che segui con interesse?
Secondo me c’è un sacco di roba fica. Sto in fissa con Tripolare, con In6n (mio cugino), per non parlare di Troyamaki. Insomma sono tante le cose fiche sopratutto a Roma.
Hai già dei progetti per il futuro? Puoi anticiparci qualcosa sui tuoi prossimi lavori?
Posso solo dirvi che voglio solo fare concerti e ce ne saranno tanti
Come vivi l’esperienza del concerto? Qual è l’aspetto che preferisci dei tuoi live?
Faccio musica solo per fare concerti. Per me è la cosa più importante, infatti sono grato a Luca Sernesi il mio manager che fa un grosso lavoro anche sul lato Booking. Il momento che preferisco durante lo show è la parte centrale, di solito coincide nel momento in cui mi spoglio perché sto svenendo di caldo. Non so perché anche l’inizio è un momento bellissimo, tutta quell’ adrenalina, ma c’è un momento in cui mi accorgo che la gente sotto il palco sta godendo con me e realizzo che quel momento vorrei non finisse mai.
Qual è il messaggio che vorresti trasmettere ai tuoi fan con la tua musica?
Nessuno. Sono uno di quegli artisti egoisti che scrivono solo canzoni per parlare con se stessi, ognuno poi può vederci quello che vuole
Come utilizzi i social media per comunicare con il tuo pubblico?
Il minimo indispensabile. Sono abbastanza egocentrico e fanatico, mi piacciono i fotoset, acchittarmi e farmi fare le foto, ma poi odio fare attenzione a tutte quelle cose a cui devi fare attenzione per curare i tuoi profili social. Per me sono solo un problema in più. Non ci trovo niente di positivo nei social, però ci sono e vanno usati, perché sembra che le persone non ne riescano a fare a meno.
Come è cambiato il tuo modo di fare musica da quando hai iniziato?
La prima volta che sono salito su un palco ero alle scuole medie. Avevo una cover band all epoca, niente di speciale ma ci divertivamo. Dopo di che è passato tanto tempo prima che ricominciassi a suonare con una band dietro di me . Quando stavo a liceo mi ero avvicinato al rap come tutti i miei coetanei di periferia. Era la cosa più facile. Scaricavi una base, ci scrivevi e dopo la registravi, o la cantavi su un palco. Neanche serviva la band. Ma dentro di me sentivo che quelli non erano “Concerti”, non mi bastava quel energia, ne volevo molta di più, così ho ripreso in mano quello che facevo da più ragazzino, chiudendomi in sala prove e preparando uno show che mi soddisfacesse al 100%
Oltre alla musica, quali sono le tue altre passioni?
Il nuoto e i tatuaggi
Qual è il consiglio più importante che daresti a un giovane artista che vuole emergere?
Pensa solo a creare musica
Cover di “Polmonite“, artwork di fresh rucola

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
📢 Segui iMusicFun su Google News:
Clicca sulla stellina ✩ da app e mobile o alla voce “Segui”
🔔 Non perderti le ultime notizie dal mondo della musica italiana e internazionale con le notifiche in tempo reale dai nostri canali Telegram e WhatsApp.
