Nahaze pubblica il suo nuovo singolo “Burnout“, secondo brano del suo nuovo progetto discografico per Sugar Music, dopo “Tanto da fare“.
“Burnout“, prodotto da GRND, esplora l’antagonismo tra le emozioni che una relazione può generare. Il testo e la musica riflettono un dualismo tra dolcezza e aggressività, descrivendo il caos che le relazioni intense possono causare. Il brano è incalzante e passionale, trascinando l’ascoltatore in uno scenario emotivo potente di estasi ed esasperazione. L’immaginario sonoro internazionale e la scrittura di Nahaze ritraggono una relazione eccessiva che trova equilibrio solo nella collisione.
Intervista a Nahaze, il nuovo singolo “Burnout”
Nahaze, è un piacere ritrovarti. Partiamo dal tuo nuovo singolo: cosa rappresenta Burnout nel tuo percorso artistico?
Burnout è un brano a cui sono molto legata emotivamente. Lo considero la seconda tappa di un nuovo progetto, una sorta di rebranding artistico. È stato pensato e desiderato a lungo e rappresenta in modo chiaro la direzione che voglio prendere.
Nel brano affronti il concetto di burnout, spesso associato al lavoro, ma lo hai trasposto in un contesto emotivo. Quanto è stato complesso fare questo passaggio?
Burnout è un termine che si usa di solito in ambito lavorativo, ma io l’ho voluto utilizzare per descrivere anche relazioni umane, non solo amorose ma anche amicali. Quel senso di sfinimento, di svuotamento che si prova dopo un lungo periodo di fatica, l’ho voluto tradurre in musica, anche attraverso l’immagine di un’altalena emotiva, tra dolcezza e aggressività.
Si percepisce fortemente questo dualismo nel brano, anche grazie alle immagini vivide che sembrano quasi cinematografiche. Come le hai costruite?
L’ho scritto in estate, a bordo piscina, ispirata dal paesaggio. Volevo proprio dare immagini forti, come quella dei gladiatori nell’arena: è un modo per raccontare quella sensazione di essere esposti, di dover combattere mentre tutti ti guardano. È una metafora che si adatta benissimo anche alle relazioni e al mondo della musica.
Infatti sembri suggerire che anche il rapporto con la musica possa portare a un burnout. È così?
Assolutamente sì. Il pezzo non parla solo d’amore. Parla di emozioni forti, altalenanti, che vivo anche nel mio rapporto con la musica. Anche lei, la musica, a volte mi svuota. Però c’è questa frase che amo: “Tocchi le note dei miei accordi”. È un gioco tra emozione e musica, la cosa che mi fa vibrare di più in assoluto.
Un altro tema importante del brano e del precedente singolo Tanto da fare è il tempo per sé. Quanto è difficile oggi fermarsi senza sentirsi in ritardo?
È davvero difficile. Vivere a Milano non aiuta, tutto è frenetico. A Matera, da dove vengo, è diverso, c’è più spazio per fermarsi. Ma spesso ci sentiamo in colpa a prenderci una pausa. E invece è fondamentale. Se non ci fermiamo, rischiamo di creare cose senza radici, senza spessore.
Come convivono dentro di te le due anime: quella razionale e quella più caotica?
Convivono… e litigano! [ride] La difficoltà sta proprio nell’equilibrio. Io parlo spesso di centrarsi su sé stessi, ma non è facile. Dopo Amici, per esempio, sono stata ferma per più di un anno. In un’epoca in cui esce un singolo ogni settimana, è una scelta pesante. Però era quello di cui avevo bisogno. A posteriori, ne sono felice.
Nel tempo hai esplorato diversi generi: urban, pop elettronico, inglese, italiano… oggi ti senti più centrata musicalmente?
Sì, ho toccato tanti generi, anche lingue diverse. Ho iniziato in inglese, sono passata per l’elettronica. Ma ora sento di aver trovato la mia strada. Il progetto attuale riflette davvero ciò che voglio fare. Mi sono chiusa in studio proprio per questo: non volevo più far uscire brani solo perché “mi piacevano”, ma costruire un percorso coerente.
Qual è oggi l’aspetto della tua musica che ti rende più orgogliosa?
Il fatto che sia davvero mia. Prima lo era già, certo, ma ora ho più consapevolezza. Sono più sicura di me e questo si riflette nella mia musica. Ho fatto tanta “palestra” per scrivere in italiano, per costruire linee melodiche solide. Ora sento che è una musica più allenata, più matura. E questo mi rende felice.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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