Slings

Intervista agli Slings che presentano “TOO CLEAN” (Epic Records/Sony Music Italy), il loro nuovo EP che consolida il duo bresciano come una forza dirompente nella scena urban. Il progetto vanta collaborazioni con nomi di spicco come Tony Boy, Guè, Shiva, il rapper britannico Jay1 e Diss Gacha. “TOO CLEAN” segna un’evoluzione nel sound di Prince The Goat e Ibra The Boy, offrendo un mix maturo di influenze urban contemporanee.

Anticipato dal singolo “Skrt“, l’EP è un racconto autentico di ambizione e rivalsa. Gli Slings si distinguono per il loro stile unico, ispirato al rap d’oltreoceano e per la loro forte presenza sui social.

Intervista agli Slings

Slings, è un piacere ritrovarvi. L’occasione è speciale: il nuovo EP Too Clean. Cosa rappresenta per voi questo progetto?

Too Clean rappresenta un ritorno vero e proprio. Siamo stati fermi un po’ e volevamo tornare facendo rumore con delle hit. È un progetto che assume valore già dal titolo, un modo per raccontare qualcosa di noi, anche con una punta di provocazione.

Appunto, il titolo Too Clean ha qualcosa di interessante, quasi contraddittorio. Che significato ha per voi?

“Essere puliti” ci rappresenta molto. Non solo nell’immagine, ma anche musicalmente. Cerchiamo sempre di fare musica “clean”, non nei contenuti ma nella resa sonora. Facciamo musica che si ascolta volentieri, anche nei club, dove magari la riproducono spesso. Ecco perché il titolo.

Rispetto al vostro precedente lavoro Trap House, il suono qui è più maturo e curato nei dettagli. Come avete lavorato per ottenere questa evoluzione?

Ce la siamo presa comoda. Abbiamo curato ogni dettaglio, ogni beat. In passato ci affidavamo molto ai nostri flow e lasciavamo magari i beat più semplici. Stavolta abbiamo voluto fare le cose in modo più elaborato, fare uno step in più.

Oggi l’industria musicale corre veloce. Prendersi il tempo giusto per creare può essere rischioso. Qual è il prezzo di questa scelta?

Il rischio è che ogni volta dobbiamo riconfermarci. Non cavalchiamo l’hype del pezzo precedente, come fa molta gente. Quando stai fermo, devi sempre dimostrare qualcosa. Però preferiamo così. Lo facciamo per correttezza verso chi ci ascolta: vogliamo che ciò che esce sia sempre qualcosa in cui abbiamo messo tutto.

Nonostante la varietà tra le tracce, l’EP mantiene un certo equilibrio. Come avete lavorato per creare questa coerenza?

Abbiamo selezionato i pezzi che avessero senso insieme. Abbiamo lavorato con producer con cui abbiamo già una sintonia da anni e questo si sente. Abbiamo cercato di evolvere il nostro sound mantenendo la nostra impronta.

Questo legame stretto con i producer si sente, c’è molta coesione tra beat, testi e interpretazione. Rispetto a Trap House, qui avete trovato una linearità maggiore?

Speriamo di sì! Ci lavoriamo sempre. Prendendoci tempo, possiamo ascoltare tante cose, riconoscere i nostri punti deboli e provare a migliorarli. Che sia con To Clean o nel prossimo progetto, vogliamo arrivare a non averne più.

Un altro vostro punto di forza è unire un sound internazionale con tematiche di quartiere. Come riuscite a combinare questi due mondi?

Ci viene naturale. Ascoltiamo hip hop e trap da sempre. Inoltre, veniamo da culture miste: io parlo inglese con i miei genitori, lui francese. Fa parte di noi, quindi viene spontaneo.

Anche i vostri temi sono universali, ci si può riconoscere oppure usare la vostra musica per svagarsi. È una scelta consapevole?

Esatto. La nostra musica può essere presa in modo leggero o più profondo. Cerchiamo di offrire più opzioni a chi ci ascolta.

Passiamo ai featuring: avete collaborato con nomi importanti, anche di generazioni diverse. Come li avete scelti?

Non scegliamo i feat per i numeri. Con molti di loro abbiamo un rapporto d’amicizia. Alcuni erano già su Trap House. Ogni traccia con un feat è costruita su misura, non messa lì a caso.

Una parola per ciascun feat?

  • Guè: Per noi è un idolo. Lo vogliamo sempre nei nostri progetti.
  • Tony Boy: Uno dei più forti in Italia, lo conosciamo da anni. C’era già prima del successo.
  • Shiva: Uno dei più real, anche nei rapporti umani. Ci ha sempre supportato, con o senza hype.
  • Diss Gacha: L’abbiamo conosciuto con un freestyle, poi abbiamo fatto date insieme. Il suo sound si sposa bene col nostro.
  • J1: Con lui è nato tutto per caso, l’abbiamo conosciuto in Danimarca. Siamo rimasti in contatto e il feat è nato naturalmente.

Il pubblico vi ha scoperto anche grazie a TikTok. Che rapporto avete oggi con i social?

Buono! Su TikTok siamo abbastanza avvantaggiati perché facciamo musica ballabile, da club. Dobbiamo solo migliorare nella costanza anche su Instagram e altre piattaforme. Ma su TikTok ci trattano bene!

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