Not Good, tra i talenti più apprezzati dell’hip hop italiano, ha pubblicato venerdì 18 ottobre il suo nuovo mixtape “Bella festa Brutta gente“.
“Mentono tutti quanti quindi non ci sono bugie”
Intervista a Not Good
“Bella festa Brutta gente” è il tuo nuovo mixtape. Qual è il significato di questo titolo e cosa rappresenta per te?
Bella festa brutta gente è un progetto che si racconta in maniera diversa dal solito, è un
progetto dove mi allontano dal rap canonico ed ho un po’ di spazio a sonorità e identità.
Il titolo si contrappone un po’ alla narrazione classica che vede noi persone come la “bella
compagnia” nei posti sbagliati. Con questo progetto voglio dire che è esattamente il contrario,
la festa è bellissima (il mondo che viviamo) siamo noi che facciamo schifo.
Hai descritto il mixtape come un viaggio emotivo e personale. Quali sono le esperienze che
ti hanno ispirato e influenzato durante la creazione di questo progetto?
Ho iniziato a scrivere questo progetto dopo una brutta rottura e dei problemi che hanno
riguardato la mia sfera personale. Un anno e mezzo fa mi sono ritrovato da solo, in balia di me
stesso e ho dovuto farci i conti. Così nasce bella festa brutta gente.
Il mixtape mostra diverse sfaccettature del tuo stile, da atmosfere riflessive a sonorità più
dance. Come ti sei preparato per esplorare questi diversi generi e stili musicali?
In realtà non mi sono preparato, la diversità nasce da un’esigenza prettamente personale. Ho
ascoltato tanto Fred again.
I tuoi testi a[rontano la superficialità delle relazioni e le aspettative sociali. Cosa ti ha
spinto a trattare questi temi? Credi che ci sia una connessione tra la tua musica e l’attualità
sociale?
Sono in una fase artistica in cui reputo fondamentale la connessione tra musica e attualità. Io
ho bisogno di parlare di due cose sostanzialmente: gli a[ari miei e gli a[ari di tutti.
Hai collaborato con artisti come Emis Killa e Mostro. Come scegli i tuoi collaboratori e quali
sono le caratteristiche che cerchi in una collaborazione?
Io collaboro praticamente solo con gente che conosco, difficilmente organizzo featuring a
tavolino perché non ne sono proprio in grado, non ho la testa per gestire le dinamiche di
mercato e non sopporto doverlo fare; quindi, l’impegno a[inché sia tutto il più naturale
possibile, Emiliano e Giorgio sono persone che conosco da tanto tempo. A mio avviso viene
prima il rapporto umano, senza quello la musica non viene mai bene.
La solitudine e l’incertezza del futuro sono temi ricorrenti nel tuo lavoro. Come a[ronti
questi sentimenti nella tua vita e nella tua musica?
La solitudine e l’incertezza del futuro sono temi ricorrenti nella mia vita, La musica in questa
secondaria. Potremmo dire che è il mezzo con il quale a[ronto proprio queste problematicità.
In che modo hai percepito la tua crescita artistica e interiore dal tuo esordio fino ad oggi? Ci
sono stati momenti chiave che hanno segnato questo percorso?
Per me il mio percorso artistico è in continua crescita. Ogni settimana mi sento più forte della
settimana prima quindi per me non è possibile individuare un momento. Ricordo però che
dopo Real Talk ho iniziato a pensare che volevo fare qualcosa in più.
Come ha influenzato la scena rap milanese la tua musica e il tuo approccio all’arte? Ci
sono luoghi o eventi che consideri fondamentali per il tuo percorso?
Io sono uno che viene dal muretto, quindi sicuramente il freestyle a Milano mi ha aiutato
molto, e sono uno che ha fatto anche un sacco di contest in giro quindi mi sono fatto la mia
gavetta in giro per l’hinterland milanese. Se devo essere onesto è la cultura quella che cambia
il mio approccio all’arte.
Dopo “Bella festa Brutta gente”, quali sono i prossimi obiettivi musicali di Not Good? Hai già in
mente nuove direzioni o collaborazioni?
Mi piacerebbe continuare a sperimentare a spaziare, non voglio fermarmi in un genere né
farmi catalogare, io faccio musica poi come la chiamano gli altri non è un problema mio.
Infine, quale messaggio vorresti condividere con i tuoi fan e con i giovani artisti che
sognano di emergere nel mondo della musica?
Ai miei fan dico di aspettare il mio disco perché arriverà, e ai giovani artisti che sognano di fare
musica suggerisco di avere fame, di non lasciarsi imbambolare dal sistema ed iniziare a
scrivere con la propria testa, pensando a quello che vogliono dire e non a quello che funziona.
(detto da uno che cerca di dire sia quello che vuole sia quello che funziona)
Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.