Il cantautore Shori ha pubblicato lo scorso 22 settembre il singolo “Aria” (Epic Records Italy / Sony Music Italy), brano che racchiude parte della sua ricerca musicale e artistica di quest’ultimo anno.
Aria è un pezzo evolutivo che parte da una sofferenza che soffoca l’artista e sfocia nella caccia di ogni modo possibile per poter stare meglio: “Aria” è la voglia di scappare, l’abbraccio di un amico, la passione per la musica: milioni di cose che non fanno parte di una destinazione finale ma di una ricerca, che è la chiave essenziale per comprendere il brano.
Cercare aria è un continuo processo di evoluzione: è il viaggio per raggiungerla che da il significato più vero e profondo alle cose che Shori vive; come ripete il ritornello forte e incessante: “esco, cerco /esco, cerco /esco, cerco”.
Intervista a Shori
Ciao Shori, cosa rappresenta nel tuo percorso il nuovo singolo “Aria”?
Il titolo del brano è molto didascalico in questo senso. Ha un significato di ripartenza, vera e propria, un respiro profondo, dopo quasi un anno senza pubblicare.
Sofferenza, dolore e liberazione; credo che questo brano rappresenti un manifesto nel tuo percorso. Quali sono le sensazioni che provi quando lo ascolti?
Rivedo tanti momenti che mi hanno stimolato verso quella ricerca, quell’uscita. Rivedo coraggio e forza. Il resto è una mia consapevolezza, più profonda e personale.
Nel brano evochi la difficoltà di accettarsi. A che punto è, musicalmente parlando, il tuo percorso di ricerca di un’identità?
In continua evoluzione. Un giorno posso essere sicuro dei miei mezzi, un altro potrei svegliarmi e avere dubbi su chi sono o cosa voglia essere. Cercare di preservare intatto un sentimento di curiosità continuo è l’identità stessa. Siamo tutti dei ‘work in progress’.
Oggi qual è l’aspetto della tua musica del quale sei più orgoglioso?
La passione, la fame che ci metto e il supporto di chi lavora con me. Sono molto consapevole di quanto tempo ed energie dedico a riscoprirmi, ogni giorno. Sta diventando la mia forza.
Hai registrato il brano negli RCA Studios. Cosa significa per te essere ammesso in uno spazio così importante per la musica italiana contemporanea?
Un onore poter lavorare con professionisti di altissimo livello, oltre che a una forma di riconoscenza e credibilità verso il percorso fatto. Tuttavia sono dell’idea che si possa essere importanti e lasciare un segno anche da uno scantinato, se la fame e le cause dietro sono giuste. Da tre anni lavoro e produco con il mio team GIGA studio, con lo stesso orgoglio e riconoscenza di prima. Può cambiare la forma, il contesto o un nome, non la sostanza.
Se dovessimo incontrarci tra un anno, qual è l’obiettivo che vorresti aver raggiunto?
Suonare live con continuità. I numeri o le statistiche sono un riflesso della proporzione che puoi raggiungere a livello digitale. Suonare dal vivo invece è l’unico vero punto d’incontro tra te e il pubblico. Il contatto è concreto, onesto e non manipolabile.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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