“NUMERO UNO” (Benzai Records / distribuito da ADA Music Italy) è il nuovo singolo dei FOLLYA. La band, oggi composta da Alessio Bernabei (voce), Alessandro Presti (basso) e Riccardo Ruiu (batteria), torna sulle scene musicali con una nuova identità, ma con la stessa grinta di sempre!
«Abbiamo cambiato barca, bandiera e ciurma – raccontano i Follya – siamo rimasti al largo, soli, in mezzo all’oceano, in balia del vento. Ma l’amore per quello che abbiamo sempre fatto ci ha dato la forza per non affondare. Sembrava impossibile, ma alla fine siamo diventati amici delle nostre cicatrici, che non hanno rovinato la pelle ma hanno disegnato una specie di mappa».
Pronti a lasciare il segno in questo nuovo capitolo, i Follya vogliono creare musica che scalda l’anima, fondendo nostalgia e autenticità. I loro testi esplorano temi come il sesso, l’amore, la droga, la speranza, la morte e la paura, riportando a un tempo in cui le connessioni umane non erano ancora raffreddate dall’era digitale.
“Numero Uno” è un brano power pop scritto, prodotto e registrato durante l’estate in una cameretta di montagna, tra letti a castello e moquette, un ambiente raccolto che ha donato alla traccia un’atmosfera intima, nostalgica e al tempo stesso energica. Il brano celebra la “numero uno” nella vita di ciascuno, che sia un amore, un amico, una madre o persino un animale domestico. Il ritornello, “Perché sei la numero uno, a volte ci odiamo ma poi come i quadri ci attacchiamo al muro”, trasforma le sfide di un legame in un inno dedicato a chi conta davvero.
Intervista ai Follya
Alessio, un piacere ritrovarti, anche se solo a distanza. Innanzitutto, non posso fare a meno di notare il tuo nuovo look biondo. Una scelta particolare. Come mai questo cambio?
Eh sì, ho deciso di fare un “refresh”. Stavamo per ripartire con un nuovo capitolo della nostra carriera e volevo qualcosa che rappresentasse questo cambiamento. Mi ero stancato del mio colore naturale e ho pensato di trasformarmi, quasi come un Super Saiyan! È una sorta di rinascita visiva per accompagnare quella musicale. Vediamo come andrà!
Parlando di questo nuovo capitolo, c’è anche una nuova formazione per i Follya. Come avete affrontato il cambiamento e come sta andando?
È vero, siamo ripartiti con una nuova energia. Eravamo in quattro, ma l’anno scorso abbiamo perso un membro che ha deciso di prendere un’altra strada per motivi personali. Ora siamo in tre, ma nei live ci sarà anche il nostro chitarrista Pietro, che ci dà una mano. È una formazione più piccola, ma siamo felici e ci stiamo divertendo molto. Nonostante i cambiamenti, c’è un bellissimo affiatamento.
Questo nuovo singolo sembra segnare un’evoluzione importante per voi, sia a livello sonoro che tematico. Come lo descriveresti nel contesto del vostro percorso artistico?
Direi che rappresenta un’evoluzione naturale. Le nostre influenze si rifanno sempre ai decenni passati, come gli anni ’80 e ’90, ma questa volta abbiamo aggiunto un’attitudine più punk rispetto al passato. Il brano è più energico, meno dark rispetto al disco precedente. È stato pensato anche per i live, con un sound più up-tempo che ci permette di coinvolgere ancora di più il pubblico.
Hai accennato al fatto che il brano sia nato in un contesto particolare. Puoi raccontarci di più?
Certo! Quest’estate ero in montagna, in una piccola cameretta con pareti di legno, moquette e letti a castello. Lì ho scritto e prodotto la canzone. È stato un processo molto intimo e diverso dal solito, ma incredibilmente stimolante. Forse proprio quell’ambiente ha influenzato l’energia del brano.
Nel testo si colgono immagini molto evocative, come il riferimento al Muro di Berlino. Che significato ha per te questa metafora?
Il Muro di Berlino rappresenta qualcosa che prima o poi si distrugge, un simbolo di caduta e rinascita. Nel ritornello canto: “Come i tuoi occhi che mi salvano se sto in declino, come il muro di Berlino”. È un’immagine che rappresenta il fatto che tutti noi, prima o poi, affrontiamo delle cadute. Ma c’è sempre qualcosa o qualcuno che ci salva, che ci dà forza nei momenti difficili.
La scrittura del brano sembra aver subito un’evoluzione significativa. È così?
Assolutamente sì. La mia scrittura è diventata sempre più visiva, fatta di immagini precise e tangibili. Ad esempio, nel ritornello parlo di “attaccarsi al muro come i quadri”. È un’immagine che può sembrare anche sensuale, ma è autentica, reale. Non voglio testi di plastica; cerco di trasmettere verità.
Questo concetto di verità emerge anche dal vostro percorso da indipendenti. Come vi state trovando in questa nuova dimensione?
Essere indipendenti ci ha dato molta libertà e soddisfazione. Ora partecipiamo attivamente a tutto: dalla scelta del font della copertina alle foto promozionali. Non bruciamo le tappe, come è successo in passato. È un percorso che richiede pazienza, ma ci sta già ripagando. La verità che mettiamo nella nostra musica è quella che vogliamo trasmettere anche al pubblico.
Nella canzone si percepisce una dualità tra momenti di declino e di salvezza. È una metafora del percorso dei Follya?
Sì, sicuramente. È anche una metafora della vita in generale. Tutti noi cadiamo e ci rialziamo, e ogni volta siamo più forti. Come band, abbiamo affrontato momenti difficili, come la perdita di un membro o cambiamenti nel team. Questi momenti ci hanno reso più resilienti. Speriamo di crescere ancora e di trovare una maggiore stabilità.
Come sta evolvendo il pubblico dei Follya? E quali sono i vostri obiettivi live per il futuro?
Il nostro pubblico è molto fedele, ci segue dai tempi dei Dear Jack e del mio percorso solista. Abbiamo uno zoccolo duro che ci sostiene, e ora vogliamo espanderci, raggiungere più persone possibili. L’obiettivo è suonare il più possibile dal vivo. I live sono la dimensione in cui diamo il meglio di noi e dove possiamo davvero entrare in contatto con il pubblico.
Il 2024 è stato un anno particolare per voi. Cosa possiamo aspettarci nel 2025?
Sicuramente tanti live! Il digitale è importante, ma il vero contatto avviene dal vivo. Vogliamo continuare a crescere, a farci conoscere e a portare la nostra musica a quante più persone possibili. Il 2025 sarà un anno di ulteriore consolidamento.
Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.