Il ventiduenne cantante e produttore pugliese Diorama approda in radio con Souvenir (III OCCHIO/ Artist First), brano accattivante e fresco estratto dal suo album Prima che sia mattina, uscito lo scorso 15 aprile.
Una riflessione esistenziale leggera e al contempo profonda sul concetto del ricordo e della felicità. La prospettiva del testo è più che mai evidente nel verso “Questo universo è un brodo di molecole infinite, e io sono un puntino che non sa stare zitto”.
Con questo brano l’artista vuole raccontare della consapevolezza universale che ci libera dalle afflizioni passeggere della vita quotidiana.
Parlando di Souvenir, Diorama racconta che “è il raggio di sole che ha illuminato un periodo molto buio, un atto di gratitudine nei confronti della vita, della musica e di tutto quello che mi fa sorridere ogni giorno. Una foto ricordo che mi regala sorrisi e nostalgia: la terrò sempre con me.”
Intervista a Diorama
“Prima che sia mattina” è il tuo album d’esordio uscito il 15 Aprile scorso, pubblicato da indipendente. Cosa rappresenta per te questo lavoro?
Prima che sia Mattina è stata un po’ una prova del fuoco, un disco scritto, prodotto e pubblicato completamente da indipendente in cui ho dissezionato ogni mia piccola emozione, provato sound diversi e detto cose che un anno prima non avrei mai pensato di dire in un disco. Spero con tutto me stesso che sia il mio disco peggiore, ma so per certo che sarà per sempre l’album a cui sono più legato.
Definisci il tuo album come una riflessione esistenziale, a cosa ti riferisci? Quale messaggio vuole trasmettere Diorama?
Introspezione, gratitudine e una romantica nostalgia. Queste sono le emozioni che muovono la mia vita e che nutrono la mia musica.
“Souvenir” è l’ultimo singolo estratto da “Prima che sia mattina” al quale sei particolarmente legato, perché?
Souvenir è un brano molto importante per me: è nato per gioco mentre ero con un paio di amici. Si parlava del passato e del presente, del concetto di felicità e di quanto questa sia legata al ricordo, una riflessione molto leopardiana… Souvenir mi ha fatto scoprire il potere della gratitudine, che è un valore fondamentale sia per vivere felici che per scrivere canzoni felici.
Hai solo 22 anni ma già hai passato buona parte della tua vita dietro ad un pianoforte e alla musica anche come produttore, cosa spinge un giovane a intraprendere questo percorso che oggi più di ieri risulta molto arduo?
Non sono d’accordo! Non c’è mai stato un momento più fertile per la musica nella storia. La tecnologia e la globalizzazione ci offrono strumenti e contenuti che per un adolescente sarebbero stati impossibili da raggiungere 15 anni fa. Ciò che mi ha spinto a intraprendere questo percorso è probabilmente quello che ha spinto chiunque altro: la voglia di comunicare, di esprimermi. Sono sempre stato un ragazzo espansivo e loquace, ciononostante ero sempre insoddisfatto delle mie interazioni umane; nulla soddisfa il mio senso estetico e le mie velleità artistiche come la musica, d’altronde non è un caso che sia la forma d’arte più popolare e universale al mondo.

Si sentono molte influenze musicali nei tuoi brani, dall’R&B alla Fusion fino alla Dance, ma c’è qualche Artista che particolarmente ha influenzato il tuo modo di pensare la musica?
Come hai notato anche tu le mie influenze sono variegate, e molto di ciò che ascolto non permea nelle mie produzioni. Ci sono molti artisti del passato che stimo di cui sogno di imitare le gesta come i Pink Floyd e i Supertramp.
All’anagrafe risulti come Matteo Franco, ma il tuo nome d’arte è Diorama, forse è per l’insieme di varie prospettive, colori, luci e suoni che il tuo essere Artista ha?
Si. Il simbolo del diorama rappresenta le mie velleità espressive: la canzone è una rappresentazione tattile, plastica, luminosa del mio panorama emotivo.
Di solito la vita artistica è segnata da compromessi, qual è quello che Diorama non accetterebbe mai?
Da tempo ho capito che bisogna sacrificare molto di più che la sola stabilità economica e posizione sociale per una carriera nella musica: le esperienze degli artisti, intense, complesse e dolorose che siano, vengono mercificate all’ingrosso per un pubblico che ha una soglia dell’attenzione bassissima, tutto questo in cambio della flebile illusione di essere capiti, di aver consegnato il proprio messaggio. Il compromesso più grande è proprio questo: fare con un amore spropositato qualcosa che diventerà merce di scambio, oggetto di sterili contratti. Non accetterei mai il compromesso di fare successo con una storia che non rappresenti me e il mio amore per quello che faccio.
Cosa hai in mente per il tuo futuro Artistico ora che si apre qualche spiraglio post-pandemia?
Suonare, suonare, suonare! Incrociare gli occhi della gente sottopalco e condividere insieme dei momenti speciali. Percepisco molto intensamente la magia della musica, solo che a volte, passando 6 ore al giorno in studio, la cosa viene normalizzata e i miei brani non mi sorprendono come sorprenderebbero l’ascoltatore, suonare dal vivo è la cura per tutto questo, guardare il pubblico emozionarsi con ciò che ho composto fa emozionare me.

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Penso, parlo, organizzo e scrivo di musica da oltre 30 anni.
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